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Astensione avvocati: no stop per misure cautelari

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato per la vendita di CD contraffatti. La sentenza chiarisce due punti fondamentali: l’astensione avvocati dalle udienze non è permessa nei procedimenti relativi a misure cautelari reali, come il sequestro probatorio. Inoltre, i motivi di ricorso contro un sequestro devono essere specifici e non generici, confrontandosi con le motivazioni del provvedimento impugnato.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Astensione avvocati: per la Cassazione non si applica alle misure cautelari

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale della procedura penale, limitando il diritto di astensione avvocati dalle udienze. La decisione riguarda il caso di un sequestro probatorio di CD musicali contraffatti e chiarisce che lo sciopero di categoria non può bloccare i procedimenti relativi a misure cautelari, neanche quelle reali. Questa pronuncia offre spunti importanti sulla tutela dei diritti e sulle esigenze di celerità del processo penale.

Il Caso: Sequestro di CD contraffatti e il ricorso in Cassazione

Il procedimento ha origine da un sequestro probatorio eseguito dalla polizia giudiziaria nei confronti di un soggetto indagato per il reato di detenzione a fini di commercializzazione di 123 compact disc musicali con copertina falsificata e privi del contrassegno SIAE. Il Pubblico Ministero convalidava il sequestro e, successivamente, il Tribunale del riesame rigettava l’istanza presentata dall’indagato.

L’indagato proponeva quindi ricorso per cassazione, lamentando principalmente due vizi: in primo luogo, che l’udienza di riesame si era tenuta nonostante l’adesione del suo difensore all’astensione dalle udienze proclamata dalla categoria; in secondo luogo, che mancavano i presupposti per disporre il sequestro probatorio.

Astensione avvocati e misure cautelari: la posizione della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e, di conseguenza, inammissibile. La decisione si fonda su argomentazioni precise che toccano sia l’aspetto procedurale dell’astensione avvocati sia il merito del sequestro.

Le motivazioni della decisione

La Suprema Corte ha sviluppato il suo ragionamento su due binari paralleli, smontando le doglianze del ricorrente.

L’illegittimità dell’astensione del difensore

Il punto cruciale della sentenza riguarda l’interpretazione delle regole sull’astensione degli avvocati. La Corte ha stabilito che, nei procedimenti relativi a misure cautelari, non è consentita l’astensione dalle udienze. Questo principio, sancito dall’art. 4 del Codice di autoregolamentazione, si applica a tutte le misure cautelari, senza distinzione tra quelle personali (come la custodia in carcere) e quelle reali (come il sequestro). La ragione di questa regola risiede nella necessità di non paralizzare procedimenti che incidono su diritti fondamentali e che richiedono una trattazione urgente.

La genericità del motivo sul merito del sequestro

Per quanto riguarda il secondo motivo di ricorso, la Corte lo ha giudicato estremamente generico. L’indagato non si era confrontato specificamente con le motivazioni dell’ordinanza impugnata, che aveva giustificato il sequestro sulla base delle esigenze probatorie e della natura di “corpo di reato” dei CD. La Corte ha ricordato che ogni provvedimento di sequestro, anche se conciso, deve contenere una motivazione sulla sua finalità per l’accertamento dei fatti. In questo caso, il Pubblico Ministero aveva correttamente motivato, evidenziando che i beni sequestrati erano corpo del reato, suscettibili di confisca obbligatoria in caso di condanna.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

La pronuncia consolida un orientamento giurisprudenziale chiaro: le esigenze di celerità e tutela legate ai procedimenti cautelari prevalgono sul diritto di protesta della categoria forense. Gli avvocati devono quindi essere consapevoli che l’adesione a uno sciopero non costituisce un valido motivo per ottenere il rinvio di un’udienza relativa a un sequestro. Inoltre, la sentenza ribadisce l’onere per chi impugna un provvedimento di formulare motivi specifici e pertinenti, pena l’inammissibilità del ricorso. Infine, la condanna del ricorrente al pagamento di una somma alla Cassa delle Ammende sottolinea la severità con cui l’ordinamento sanziona i ricorsi presentati senza fondamento, considerati un inutile aggravio per il sistema giudiziario.

Un avvocato può aderire a uno sciopero (astensione) per un’udienza relativa a un sequestro?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’astensione dalle udienze non è consentita nei procedimenti relativi a tutte le misure cautelari, incluse quelle ‘reali’ come il sequestro probatorio, e non solo per quelle personali.

Quali requisiti deve avere un decreto di sequestro probatorio per essere valido?
Anche se concisa, la motivazione del decreto deve specificare la finalità perseguita per l’accertamento dei fatti. Deve spiegare perché gli oggetti sequestrati (in questo caso, il corpo del reato) sono necessari per le indagini e pertinenti al reato contestato.

Cosa succede se un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile per colpa del ricorrente?
Il ricorrente viene condannato al pagamento delle spese processuali e al versamento di una somma di denaro alla Cassa delle Ammende, determinata in via equitativa dal giudice, quando si ritiene che il ricorso sia stato presentato senza che vi fosse una ragionevole probabilità di accoglimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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