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Assorbimento reato lesioni nella rapina: la Cassazione

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 9213/2025, affronta il tema dell’assorbimento reato lesioni nel delitto di rapina. Un uomo, condannato per rapina aggravata, lesioni consumate e tentate, ha fatto ricorso sostenendo che le lesioni dovessero essere assorbite nella rapina. La Corte ha parzialmente accolto il ricorso, stabilendo un principio chiaro: le lesioni personali consumate concorrono con la rapina, mentre le tentate lesioni, se non provocano danno fisico, sono assorbite in essa. Di conseguenza, la sentenza è stata annullata con rinvio per la rideterminazione della pena.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Assorbimento Reato Lesioni nella Rapina: La Cassazione fa Chiarezza

La distinzione tra violenza costitutiva del reato di rapina e quella che dà luogo a un autonomo reato di lesioni è una questione complessa. Con la recente sentenza n. 9213 del 2025, la Corte di Cassazione è intervenuta per delineare i confini dell’assorbimento reato lesioni nella fattispecie della rapina, stabilendo un principio di diritto fondamentale. La decisione chiarisce quando la violenza esercitata dall’autore di una rapina rimane confinata all’interno di tale delitto e quando, invece, travalica i suoi limiti, integrando un’autonoma fattispecie di reato.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da una condanna emessa dalla Corte di Appello, che confermava una sentenza di primo grado. L’imputato era stato ritenuto responsabile di rapina aggravata (capo a), lesioni personali consumate (capo b) e lesioni tentate (capo c). Secondo la ricostruzione, l’azione era iniziata come un furto in abitazione. Tuttavia, l’intervento della persona offesa, che aveva aizzato i propri cani contro l’intruso, aveva trasformato la dinamica, costringendo l’imputato a usare violenza per difendersi e assicurarsi la fuga.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa dell’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basato su diversi motivi. In primo luogo, si chiedeva la derubricazione del reato da rapina a furto in abitazione, sostenendo che l’intenzione originaria fosse furtiva e che la violenza fosse una reazione necessitata all’attacco dei cani.
In secondo luogo, e questo è il punto centrale della decisione, si lamentava la mancata applicazione del principio di assorbimento reato lesioni. La difesa sosteneva che sia le lesioni consumate sia quelle tentate avrebbero dovuto essere considerate assorbite nel più grave reato di rapina, in quanto elementi costitutivi della violenza tipica di tale delitto.
Altri motivi di ricorso riguardavano il mancato riconoscimento di un’attenuante specifica, il rigetto dell’esclusione della recidiva e l’eccessiva gravità della pena.

Assorbimento Reato Lesioni: La Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha accolto parzialmente il ricorso, soffermandosi in modo specifico sulla questione dell’assorbimento. I giudici hanno rigettato la richiesta di derubricazione, considerandola una valutazione di merito non consentita in sede di legittimità. Allo stesso modo, sono stati respinti i motivi relativi all’attenuante e alla recidiva, ritenendo corrette le motivazioni della Corte di Appello.
Il punto di svolta si è avuto sul secondo motivo. La Corte ha ribadito un principio consolidato: la violenza che causa lesioni personali è un reato autonomo che concorre con quello di rapina. Tuttavia, ha operato una distinzione cruciale.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha spiegato che la violenza, insieme alla minaccia, è il nucleo essenziale del delitto di rapina. Quando questa violenza non provoca alcuna lesione personale, essa è interamente assorbita nel reato di rapina. Se, al contrario, la violenza cagiona delle lesioni, si verifica un concorso di reati.
Applicando questo principio al caso di specie, la Corte ha concluso che la decisione dei giudici di merito era errata nella parte in cui non aveva considerato assorbito il reato di tentate lesioni (capo c) in quello di rapina (capo a). Poiché il tentativo non ha prodotto un’effettiva lesione, la violenza espressa è rimasta contenuta negli elementi costitutivi della rapina. Al contrario, il reato di lesioni consumate (capo b) è stato correttamente ritenuto un reato autonomo, poiché ha prodotto un danno fisico alla persona offesa, eccedendo la mera violenza necessaria per la rapina.

Le Conclusioni

In conclusione, la Cassazione ha annullato la sentenza impugnata limitatamente al mancato assorbimento del reato di tentate lesioni. Ha rinviato il caso a un’altra sezione della Corte di Appello per una nuova determinazione della pena, che dovrà tenere conto dell’esclusione della condanna per il capo c). Questa sentenza riafferma un importante principio: l’assorbimento reato lesioni nella rapina opera solo per la violenza che non si traduce in un’effettiva lesione personale. Qualsiasi danno fisico inflitto alla vittima configurerà sempre un concorso di reati, con un conseguente aggravamento della risposta sanzionatoria.

Quando il reato di lesioni viene assorbito in quello di rapina?
Secondo la sentenza, la violenza è assorbita nel reato di rapina solo quando non provoca alcuna lesione personale. In questo caso, il reato di tentate lesioni è stato ritenuto assorbito, mentre quello di lesioni consumate no.

La violenza in una rapina che causa lesioni personali costituisce un reato autonomo?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che quando la violenza esercitata durante una rapina provoca lesioni personali, tale autonomo reato concorre con quello di rapina, portando a una condanna per entrambi.

È possibile applicare per analogia l’attenuante dell’art. 625-bis cod. pen. al reato di rapina?
No. La Corte ha stabilito che l’attenuante prevista dall’art. 625-bis cod. pen. è applicabile solo ai delitti di furto elencati tassativamente dalla norma (artt. 624, 624-bis e 625) e non può essere estesa per analogia al reato di rapina (art. 628), data la precisa ‘voluntas legis’ (volontà del legislatore).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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