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Assorbimento reato e furto: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di due individui condannati per furto aggravato e possesso di arnesi da scasso. Il punto centrale della decisione riguarda il principio dell’assorbimento reato, che non è stato applicato in quanto gli strumenti da scasso rinvenuti non sono stati effettivamente utilizzati per commettere l’effrazione, avvenuta tramite la semplice rottura di un vetro.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Assorbimento Reato: Quando il Possesso di Arnesi da Scasso Resta un Crimine a Sé

Un recente provvedimento della Corte di Cassazione offre un importante chiarimento sul tema dell’assorbimento reato, specificamente nel rapporto tra il delitto di furto in abitazione e la contravvenzione per possesso ingiustificato di arnesi da scasso. La decisione sottolinea un principio fondamentale: per l’assorbimento, è necessario un collegamento funzionale diretto tra gli strumenti e il crimine commesso. Vediamo nel dettaglio la vicenda e le conclusioni dei giudici.

I Fatti del Caso

Due individui venivano condannati in primo e secondo grado per furto aggravato in abitazione, in concorso con il reato previsto dall’art. 707 del codice penale, ovvero il possesso di arnesi atti allo scasso. Entrambi proponevano ricorso in Cassazione, sostenendo che la contravvenzione dovesse essere assorbita nel delitto di furto. Uno dei due ricorrenti lamentava anche un’errata applicazione della recidiva e una motivazione insufficiente sulla quantificazione della pena.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando la condanna su tutti i fronti. I giudici hanno ritenuto le argomentazioni dei ricorrenti manifestamente infondate, ribadendo principi consolidati sia in materia di concorso di reati che di determinazione della pena.

Le Motivazioni: Analisi sull’Assorbimento Reato e altri principi

La parte più rilevante della decisione riguarda la questione dell’assorbimento. La Corte ha spiegato in modo chiaro e netto le condizioni che ne giustificano l’applicazione.

L’Uso Effettivo degli Strumenti come Discrimine

Secondo la Cassazione, l’assorbimento reato della contravvenzione di possesso di arnesi da scasso nel delitto di furto aggravato si verifica solo se esiste uno stretto e diretto collegamento tra il possesso degli strumenti e il loro effettivo impiego per commettere il reato. Nel caso di specie, le indagini avevano accertato che l’ingresso nell’abitazione era avvenuto tramite la rottura del vetro di una finestra. Non vi era alcuna prova che il ‘cospicuo compendio di arnesi da scasso’, rinvenuto nell’auto degli imputati, fosse stato utilizzato per l’effrazione. Di conseguenza, il possesso di tali strumenti costituiva un fatto distinto e ulteriore rispetto al furto, giustificando una condanna separata.

Valutazione della Recidiva e Dosimetria della Pena

Per quanto riguarda gli altri motivi di ricorso, la Corte ha confermato la correttezza della valutazione dei giudici di merito. La recidiva è stata ritenuta correttamente applicata, poiché la nuova condotta criminosa dimostrava una maggiore capacità a delinquere del soggetto, già gravato da precedenti penali recenti. Infine, sulla dosimetria della pena, la Cassazione ha ricordato che quando la sanzione inflitta è notevolmente inferiore alla media edittale (come nel caso specifico), non è richiesta una motivazione analitica. Espressioni come ‘pena congrua’ sono sufficienti, a meno che la pena non sia sproporzionata per eccesso.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida un importante orientamento giurisprudenziale. In pratica, la semplice detenzione di strumenti da scasso durante la commissione di un furto non è sufficiente a far scattare l’assorbimento del reato. È onere dell’accusa, e valutazione del giudice, verificare se quegli specifici attrezzi siano stati la causa diretta dell’effrazione. Se l’ingresso avviene con altre modalità, il possesso degli arnesi rimane un reato autonomo e punibile separatamente. Questo principio mira a sanzionare non solo il crimine effettivamente commesso, ma anche la pericolosità sociale dimostrata dal possesso di strumenti destinati a delinquere.

Quando il possesso di arnesi da scasso viene considerato un reato a parte e non assorbito nel furto?
Secondo la Corte, il possesso di arnesi da scasso costituisce un reato autonomo quando tali strumenti non sono stati effettivamente impiegati per la commissione del furto. L’assorbimento avviene solo se il possesso è strettamente e funzionalmente collegato all’uso degli stessi nell’azione delittuosa.

Come viene valutata la recidiva ai fini della pena?
La recidiva viene valutata considerando se la nuova condotta criminosa sia idonea a rivelare una maggiore capacità a delinquere del reo, tenuto conto anche dei suoi precedenti penali, specialmente se recenti. Se la nuova condotta dimostra una più spiccata propensione per l’illegalità, l’applicazione della recidiva è giustificata.

È sempre necessaria una motivazione dettagliata per la quantificazione della pena?
No. Una motivazione specifica e dettagliata è necessaria solo quando la pena inflitta è di gran lunga superiore alla misura media prevista dalla legge. Se la pena è ampiamente al di sotto di tale media, è sufficiente che il giudice usi espressioni come ‘pena congrua’ o faccia riferimento alla gravità del reato, senza un’analisi approfondita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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