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Associazione terroristica: la prova della partecipazione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un individuo sottoposto a custodia cautelare per partecipazione ad una associazione terroristica di matrice islamica. La sentenza chiarisce i criteri per provare il reato in relazione a gruppi destrutturati come l’Isis, affermando che non è necessaria l’individuazione di una cellula specifica, ma è sufficiente dimostrare un legame concreto, anche se debole, tra l’individuo e l’organizzazione, che vada oltre la mera adesione ideologica. Vengono inoltre convalidati l’uso di intercettazioni nate da spunti confidenziali e la motivazione ‘per relationem’ del provvedimento.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione Terroristica: Quando l’Adesione Ideologica Diventa Reato?

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 26374/2025 offre chiarimenti fondamentali sulla prova della partecipazione a una associazione terroristica, specialmente nel contesto di organizzazioni internazionali destrutturate come l’Isis. La Corte ha esaminato il caso di un individuo accusato di far parte di un gruppo terroristico, definendo i confini tra la mera adesione ideologica e una condotta penalmente rilevante. Questa decisione è cruciale per comprendere come la giustizia affronta le nuove forme di terrorismo che operano principalmente online.

I Fatti del Caso

Un individuo veniva sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere con l’accusa di partecipazione ad un’associazione con finalità di terrorismo (art. 270-bis c.p.) di matrice islamica. L’ordinanza cautelare veniva confermata dal Tribunale del riesame. L’indagato proponeva quindi ricorso per Cassazione, lamentando diversi vizi nel provvedimento impugnato.

I Motivi del Ricorso

La difesa dell’imputato si basava su tre argomentazioni principali:

1. Motivazione Apparente: Il Tribunale del riesame si sarebbe limitato a un “copia-incolla” del primo provvedimento, senza svolgere un’autonoma funzione di controllo e senza fornire una risposta specifica ai motivi di impugnazione.
2. Inutilizzabilità delle Intercettazioni: Le autorizzazioni alle intercettazioni sarebbero state illegittime perché basate su informazioni provenienti da fonti confidenziali, in violazione delle norme processuali (art. 203, comma 1-bis, c.p.p.).
3. Insussistenza dei Gravi Indizi: Mancava la prova di un rapporto concreto e biunivoco tra l’indagato e l’organizzazione. Le condotte contestate (divulgazione di video, manifestazioni di propositi violenti sui social) sarebbero state semplici manifestazioni di adesione ideologica e proselitismo, non sufficienti a integrare il reato di partecipazione.

L’Analisi della Cassazione sulla Prova dell’Associazione Terroristica

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, fornendo un’analisi dettagliata di ogni punto e consolidando importanti principi giurisprudenziali.

Sulla Motivazione “Copia-Incolla”

La Corte ha ritenuto infondato il primo motivo. Sebbene vi fosse una sostanziale sovrapponibilità tra i due provvedimenti, il Tribunale aveva comunque fornito una risposta, seppur sintetica, alle doglianze difensive. La tecnica della motivazione per relationem è ammessa quando il giudice dimostra di aver preso cognizione delle ragioni dell’atto richiamato e di averle meditate, ritenendole coerenti con la propria decisione.

Sull’Utilizzabilità delle Intercettazioni

Anche il secondo motivo è stato giudicato infondato. La Corte ha chiarito che le informazioni confidenziali hanno rappresentato solo lo spunto iniziale delle indagini. Sulla base di tale spunto, l’autorità inquirente ha svolto accertamenti autonomi (analisi dei profili social, pedinamenti) che hanno fatto emergere elementi concreti. Le informazioni confidenziali possono legittimamente avviare un’attività investigativa, ma non possono essere l’unico elemento a sostegno di una richiesta di intercettazione. Se, come in questo caso, l’indagine successiva produce prove autonome, le intercettazioni sono pienamente utilizzabili.

Sulla Prova della Partecipazione all’Associazione Terroristica

Questo è il cuore della sentenza. La Corte ha affrontato il problema di come provare la partecipazione a gruppi terroristici moderni, spesso privi di una struttura gerarchica riconoscibile e operanti a livello internazionale. I giudici hanno affermato che per configurare il reato non è necessario individuare lo specifico gruppo di riferimento. L’elemento unificante di queste associazioni “diffuse” è la comune ideologia estremista e la condivisione di metodi violenti.

Per dimostrare la partecipazione, non basta la mera adesione all’ideologia, ma è necessario provare un legame, anche “flebile ma concreto”, tra il singolo e l’organizzazione. Questo legame si manifesta quando l’individuo non si limita a un proselitismo generico, ma instaura contatti con altri soggetti, accede a materiale riservato, si addestra o si mette a disposizione per compiere azioni violente, utilizzando il patrimonio ideologico e tecnico del gruppo. La sistematica diffusione di informazioni e propaganda proveniente da fonti del gruppo terroristico è sintomatica di un inserimento stabile nella sua struttura organizzativa.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha concluso che, nel caso di specie, il Tribunale del riesame aveva correttamente valutato gli elementi a carico dell’indagato. L’attività svolta non era una mera esternazione ideologica, ma una condotta attiva che dimostrava un inserimento nel sodalizio terroristico. La diffusione di materiale, i contatti con altri soggetti e la disponibilità a compiere atti violenti costituivano gravi indizi di colpevolezza per il reato di partecipazione ad una associazione terroristica.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce e rafforza l’orientamento della giurisprudenza nel contrasto al terrorismo internazionale. Per le organizzazioni destrutturate e operanti online, la prova della partecipazione si sposta dalla verifica di un’affiliazione formale all’analisi delle condotte concrete. Un’attività sistematica di propaganda, auto-addestramento e interazione con la rete terroristica, che dimostri la messa a disposizione dell’individuo per le finalità del gruppo, è sufficiente per integrare il reato, segnando il passaggio cruciale dalla semplice ideologia all’azione penalmente rilevante.

Quando la semplice adesione a un’ideologia terroristica diventa reato di partecipazione?
Diventa reato quando l’individuo non si limita ad approvare l’ideologia, ma instaura un legame concreto, anche se debole, con l’organizzazione. Questo legame si manifesta attraverso condotte attive come instaurare contatti con altri affiliati, diffondere sistematicamente propaganda del gruppo, accedere a materiale riservato o mettersi a disposizione per compiere azioni violente.

Le informazioni da fonti confidenziali possono essere usate per autorizzare intercettazioni?
Sì, ma solo come spunto iniziale per avviare un’indagine. Non possono essere l’unico elemento a fondamento della richiesta. Se l’attività investigativa successiva (es. analisi di profili social, pedinamenti) produce elementi di prova autonomi e sufficienti, le intercettazioni basate su di essi sono pienamente legittime e utilizzabili.

È necessario individuare la specifica cellula terroristica per provare la partecipazione a un’associazione come l’Isis?
No. Secondo la Corte, per le organizzazioni terroristiche “diffuse” e destrutturate, non è necessario individuare uno specifico gruppo di riferimento. L’elemento che unisce gli associati è la condivisione della medesima finalità terroristica e dei metodi violenti. La prova si concentra sulla dimostrazione del legame funzionale tra l’individuo e il più ampio network terroristico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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