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Associazione terroristica: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un Procuratore che contestava l’annullamento di un’ordinanza di custodia cautelare per il reato di associazione terroristica. La Corte ha stabilito che, per configurare tale delitto, non è sufficiente la propaganda di ideologie eversive o la pianificazione di azioni poi fallite, ma è indispensabile la prova di una struttura organizzativa stabile e concretamente efficace, capace di attuare il programma criminoso.

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Pubblicato il 4 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione Terroristica: Quando la Propaganda Online Non Basta secondo la Cassazione

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 19480 del 2025, offre un’analisi cruciale sui requisiti necessari per configurare il grave reato di associazione terroristica ai sensi dell’art. 270-bis del codice penale. In un’epoca dominata dalla comunicazione digitale, la Corte traccia una linea netta tra la mera propaganda online, anche se di ideologie eversive, e l’esistenza di una struttura criminale concretamente pericolosa per l’ordine democratico. La pronuncia chiarisce che l’intento sovversivo e i proclami sul web non sono sufficienti se non supportati da un’organizzazione effettiva e capace di passare all’azione.

I Fatti di Causa: Un Gruppo Tra Web e Realtà

Il caso trae origine da un’indagine su un gruppo di persone accusate di aver costituito un’associazione con finalità di terrorismo, ispirata a ideologie neonaziste e suprematiste. L’attività del gruppo si svolgeva prevalentemente online, attraverso la diffusione di propaganda e la ricerca di nuovi adepti. Il Pubblico Ministero aveva ottenuto un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di uno dei membri.

Tuttavia, il Tribunale del Riesame aveva annullato tale misura, ritenendo assenti i gravi indizi di colpevolezza per il reato contestato. Secondo il Tribunale, sebbene il gruppo manifestasse intenti eversivi, mancava di una struttura organizzativa stabile e pericolosa. Le uniche due iniziative materiali intraprese dal gruppo (l’affissione di volantini e una riunione) si erano rivelate fallimentari, dimostrando l’incapacità del sodalizio di tradurre i propositi in azioni concrete. Contro questa decisione, il Procuratore della Repubblica ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Cassazione e la nozione di associazione terroristica

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso del Procuratore inammissibile, confermando la valutazione del Tribunale del Riesame. Gli Ermellini hanno sottolineato che il ricorso si limitava a proporre una diversa lettura degli elementi fattuali, un’operazione non consentita in sede di legittimità. La motivazione del Tribunale del Riesame è stata giudicata lineare, logica e coerente.

La Corte ha ribadito un principio consolidato: per integrare il delitto di associazione terroristica, non è sufficiente la condivisione di un programma criminoso, ma è necessaria l’esistenza di una struttura organizzativa stabile, permanente e, soprattutto, dotata di un grado di effettività tale da renderla capace di attuare quel programma. Anche un’organizzazione rudimentale può essere sufficiente, ma solo se possiede una concreta potenzialità offensiva.

Le Motivazioni: La Struttura Organizzativa come Elemento Chiave

Il cuore della decisione risiede nella distinzione tra il profilo “ideologico” e quello “strutturale-funzionale” del gruppo. La Cassazione ha evidenziato come il Tribunale del Riesame abbia correttamente accertato la carenza degli elementi strutturali che caratterizzano una vera associazione terroristica:

* Mancanza di mezzi: Non sono state rinvenute armi, né è stato provato un tentativo concreto di acquistarle online. Mancavano sedi, covi, risorse economiche o mezzi strumentali idonei a compiere azioni violente.
* Inefficacia operativa: Le uniche azioni reali sono state un fallimento, come ammesso dagli stessi organizzatori, dimostrando l’assenza di pericolosità concreta del gruppo.
* Attività prevalente di propaganda: L’attività principale si limitava alla propaganda e alla divulgazione di idee su canali Telegram. Sebbene riprovevole e potenzialmente integrante altri reati (come quello previsto dall’art. 604-bis c.p.), questa condotta non basta a dimostrare l’esistenza di un’associazione con finalità terroristiche.

In sostanza, la Corte ha affermato che il solo legame ideologico, la condivisione di progetti eversivi e la propaganda in rete, in assenza di una struttura organizzata e minimamente efficiente, non superano la soglia di punibilità prevista dall’art. 270-bis c.p. Il gruppo investigato è risultato essere un’entità incapace di tradurre i proclami in una minaccia reale per lo Stato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Stabilisce che, per contrastare fenomeni di radicalizzazione online, la qualificazione giuridica deve essere rigorosa. Non ogni gruppo che promuove ideologie violente sul web può essere automaticamente classificato come associazione terroristica. È necessario che l’autorità giudiziaria fornisca la prova di un’organizzazione tangibile, di una catena di comando, di risorse e di una capacità operativa che trasformino l’ideologia in un pericolo concreto e attuale.

La sentenza riafferma un principio di garanzia, distinguendo tra la libera (seppur estrema) manifestazione del pensiero e la costituzione di un’entità criminale organizzata. Per la legge, la pericolosità non può essere solo presunta sulla base delle intenzioni, ma deve essere ancorata a elementi strutturali e fattuali che dimostrino la reale capacità offensiva del gruppo.

La sola propaganda di ideologie eversive su internet è sufficiente per configurare il reato di associazione terroristica?
No. Secondo la sentenza, la propaganda e la condivisione di ideali eversivi non sono sufficienti. È necessaria l’esistenza di una struttura organizzativa, anche rudimentale, ma dotata di un grado di effettività tale da rendere possibile l’attuazione del programma criminoso.

Cosa si intende per ‘struttura organizzativa effettiva’ ai fini del reato di associazione terroristica?
Si intende un’organizzazione stabile e permanente che, al di là dei proclami, possieda elementi concreti come un minimo di finanziamento, sedi o covi, disponibilità di mezzi strumentali (incluse le armi) e una capacità reale di reclutare e passare all’azione. La sola suddivisione di ruoli teorica non basta.

Il fallimento delle azioni criminali pianificate esclude il reato di associazione terroristica?
Non necessariamente, ma in questo caso il fallimento delle uniche due iniziative materiali è stato considerato dalla Corte come un sintomo, insieme ad altri elementi, dell’incapacità strutturale del gruppo di essere pericoloso e di attuare il proprio programma, confermando quindi l’assenza degli elementi costitutivi del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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