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Associazione per delinquere stupefacenti: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato i ricorsi di quattro indagati contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’accusa è di partecipazione a un’associazione per delinquere stupefacenti legata a un clan mafioso. La sentenza conferma la validità del quadro indiziario basato su dichiarazioni di collaboratori di giustizia e intercettazioni, ribadendo i principi per distinguere la partecipazione associativa dal concorso di persone nel reato. La Corte sottolinea il proprio ruolo limitato al controllo di legittimità e logicità della motivazione, senza poter riesaminare i fatti.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione per delinquere stupefacenti: i confini della partecipazione

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, è tornata a pronunciarsi sui requisiti necessari per configurare la partecipazione a un’associazione per delinquere stupefacenti, delineando i confini del controllo di legittimità sulle misure cautelari. Il caso esaminato offre spunti cruciali per comprendere come la giurisprudenza valuti il ruolo dei singoli all’interno di un gruppo criminale organizzato, anche quando la struttura appare rudimentale.

I Fatti del Caso

Il procedimento nasce dai ricorsi presentati da quattro persone destinatarie di un’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Gli indagati erano accusati, a vario titolo, di far parte di un’organizzazione criminale dedita al traffico di sostanze stupefacenti, a sua volta collegata a un più vasto e potente clan di stampo camorristico.
Le indagini, basate principalmente sulle dichiarazioni di collaboratori di giustizia e su attività di intercettazione, avevano delineato una struttura in cui ogni membro ricopriva un ruolo specifico: dalla gestione della ‘piazza di spaccio’ alla contabilità dei proventi illeciti, fino alla riscossione dei crediti dai ‘clienti’. Tra i ricorrenti figuravano il presunto capo, la sua compagna, un parente con il ruolo di ‘cassiere’ e il padre del capo, accusato di raccogliere il denaro delle vendite.

Le Doglianze dei Ricorrenti e la Struttura dell’associazione per delinquere stupefacenti

I difensori degli indagati hanno contestato la decisione del Tribunale del Riesame, lamentando la mancanza di un grave quadro indiziario. In particolare, sostenevano che le condotte attribuite ai loro assistiti non integrassero una vera e propria partecipazione stabile al sodalizio, ma al massimo un concorso esterno o un semplice favoreggiamento. Veniva inoltre criticata la mancata valutazione di misure cautelari meno afflittive del carcere e la carenza di motivazione sul pericolo concreto e attuale di reiterazione del reato.
Per uno degli indagati, che gestiva la ‘cassa’ del gruppo, la difesa ha sostenuto che si trattasse di un’unica e isolata custodia di denaro per conto di un parente, senza la consapevolezza e la volontà di far parte stabilmente dell’organizzazione. Per un altro, il cui ruolo era raccogliere i debiti, si è tentato di derubricare la condotta a un mero aiuto familiare, privo dell’intento di contribuire agli scopi del sodalizio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili e infondati, rigettandoli integralmente. Il fulcro della motivazione risiede nella riaffermazione dei limiti del proprio giudizio in materia di misure cautelari.

Il Ruolo della Cassazione nel Controllo Cautelare

I giudici hanno chiarito che alla Corte di Cassazione non spetta una rivalutazione dei fatti o dello spessore degli indizi. Il suo compito è circoscritto alla verifica della correttezza giuridica e della coerenza logica della motivazione del provvedimento impugnato. Se il Tribunale del Riesame ha fornito una spiegazione logica e giuridicamente fondata delle ragioni per cui ritiene sussistenti i gravi indizi e le esigenze cautelari, la Corte non può intervenire per offrire una diversa interpretazione degli elementi raccolti.

I Criteri per l’associazione per delinquere stupefacenti

La sentenza ribadisce principi consolidati in materia di associazione per delinquere stupefacenti (art. 74 d.P.R. 309/90).
* Struttura Organizzativa: Non è necessaria un’organizzazione complessa o gerarchica. È sufficiente una struttura anche rudimentale, purché stabile e funzionale alla commissione di un numero indeterminato di reati legati al traffico di droga.
* Partecipazione: La prova della partecipazione può essere desunta anche da ‘facta concludentia’, ovvero da comportamenti che dimostrano un inserimento stabile nel gruppo. Anche un singolo episodio criminoso può essere sufficiente a dimostrare l’appartenenza, se le modalità evidenziano che l’individuo svolge un ruolo definito all’interno dell’organizzazione e non agisce in modo estemporaneo.
* Elemento Soggettivo: Non è richiesta la conoscenza reciproca di tutti gli associati. È sufficiente la consapevolezza di far parte di una struttura più ampia e la volontà di contribuire, con il proprio operato, al raggiungimento degli scopi comuni.

Nel caso specifico, la Corte ha ritenuto che il Tribunale del Riesame avesse correttamente valorizzato le intercettazioni, da cui emergeva il ruolo non di mero custode, ma di contabile attivo di uno degli indagati, e la piena consapevolezza degli altri di operare all’interno di un meccanismo collaudato per il commercio di stupefacenti. Per i giudici, tenere la contabilità, riscuotere i crediti e gestire la cassa sono compiti indispensabili che dimostrano un inserimento organico e stabile nel sodalizio.

Le Conclusioni

La sentenza in esame consolida l’orientamento della giurisprudenza sulla distinzione tra concorso nel singolo reato e partecipazione a un’associazione per delinquere stupefacenti. Viene confermato che, ai fini della misura cautelare, è decisiva la valutazione logica e completa del giudice del riesame, basata su elementi concreti che dimostrino l’inserimento stabile di un soggetto in una struttura criminale, anche se minima. La Corte di Cassazione interviene solo per censurare vizi di legittimità o palesi illogicità, non per sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito.

Quando una persona può essere considerata partecipe di un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti?
Quando è dimostrato che il suo ruolo e le modalità della sua azione evidenziano la sussistenza di un vincolo stabile con il gruppo criminale. La partecipazione può essere ritenuta sussistente anche in base a un solo reato-fine, purché il contributo offerto sia funzionale alla realizzazione degli scopi propri dell’associazione e dimostri un inserimento organico nella sua struttura, anche se rudimentale.

Qual è il ruolo della Corte di Cassazione nel valutare i gravi indizi di colpevolezza per una misura cautelare?
La Corte di Cassazione non ha il potere di revisionare gli elementi materiali e fattuali o di rivalutare lo spessore degli indizi. Il suo controllo è limitato all’esame del contenuto dell’atto impugnato per verificare le ragioni giuridiche che lo hanno determinato e l’assenza di illogicità evidenti nella motivazione del giudice di merito.

È necessaria una struttura complessa e gerarchica per configurare un’associazione per delinquere finalizzata allo spaccio?
No. La giurisprudenza ha chiarito che il reato associativo previsto dall’art. 74 d.P.R. 309/90 non richiede una struttura articolata e complessa. È sufficiente una struttura anche esile o rudimentale, su cui i compartecipi possono fare affidamento per la realizzazione del programma criminoso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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