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Associazione per delinquere: ricorsi inammissibili

Diversi imputati, condannati in appello per associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e altri reati, hanno presentato ricorso in Cassazione. I motivi spaziavano dal mancato riconoscimento della continuazione tra reati, alla contestazione delle prove, all’inutilizzabilità delle intercettazioni. La Suprema Corte ha dichiarato tutti i ricorsi inammissibili, confermando le condanne. La decisione ribadisce che il giudizio di Cassazione è di legittimità e non può riesaminare nel merito le prove, se la motivazione della corte d’appello risulta logica e coerente.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione per Delinquere e Narcotraffico: La Cassazione Conferma le Condanne

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, si è pronunciata su un complesso caso di associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico, dichiarando inammissibili i ricorsi presentati da cinque imputati. Questa decisione è un’importante occasione per riaffermare i confini del giudizio di legittimità e i criteri per valutare la partecipazione a un sodalizio criminale.

I Fatti del Processo: Due Sodalizi Criminali

Il caso trae origine da una sentenza della Corte di Appello che aveva confermato, pur con parziali riforme sulla pena, le condanne di primo grado. Gli imputati erano stati riconosciuti colpevoli di aver partecipato, con ruoli diversi, a due distinte associazioni criminali dedite al traffico di cocaina in una provincia del sud Italia. I ruoli andavano da quello di corriere a quello di autista del capo, fino a stabili fornitori di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente. Per alcuni, si aggiungeva anche l’accusa di concorso in tentata estorsione, legata al recupero di crediti derivanti dalla vendita di droga.

Le Censure degli Appellanti: I Motivi del Ricorso

Gli imputati hanno proposto ricorso per cassazione basandosi su diverse argomentazioni, nel tentativo di scardinare l’impianto accusatorio e la decisione dei giudici di merito.

Il Mancato Riconoscimento della Continuazione

Alcuni ricorrenti hanno lamentato il mancato riconoscimento del vincolo della continuazione tra i reati del presente giudizio e quelli oggetto di precedenti condanne. Sostenevano che tutti i fatti rientrassero in un unico disegno criminoso. La Corte di Appello aveva negato tale vincolo a causa della notevole distanza temporale (oltre un anno) tra i fatti.

La Partecipazione all’Associazione per Delinquere e la Prova

Altri ricorsi hanno contestato l’esistenza stessa delle associazioni e la partecipazione degli imputati ad esse. La difesa ha sostenuto l’insussistenza di prove adeguate o un’erronea interpretazione del dato probatorio, chiedendo una diversa valutazione dei fatti.

La Riqualificazione del Reato a Fatto di Lieve Entità

È stata inoltre avanzata la richiesta di riqualificare i reati di traffico (art. 73 d.P.R. 309/90) e di partecipazione all’associazione per delinquere (art. 74 d.P.R. 309/90) nelle ipotesi di lieve entità, previste rispettivamente dai commi 5 e 6 delle stesse norme.

L’Inutilizzabilità delle Intercettazioni

Infine, è stata eccepita l’inutilizzabilità delle intercettazioni telefoniche, sostenendo che il decreto autorizzativo fosse viziato da una motivazione solo apparente, con conseguente invalidità di tutte le captazioni successive.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto tutte le doglianze, dichiarando i ricorsi inammissibili. La motivazione della sentenza chiarisce in modo netto i limiti del proprio sindacato.

Sul tema della continuazione, la Corte ha confermato la decisione dei giudici di merito, ritenendo che la distanza temporale e la mancanza di prova di un’unica programmazione iniziale fossero ostative al riconoscimento di un unico disegno criminoso.

Riguardo alle censure sulla valutazione delle prove e sulla partecipazione all’associazione per delinquere, la Cassazione ha ribadito un principio cardine: il suo ruolo non è quello di un terzo grado di giudizio sul merito. Non può effettuare una ‘rilettura’ degli elementi di fatto se la motivazione della sentenza impugnata è logica, coerente e priva di vizi giuridici. Le valutazioni sulla credibilità delle fonti e sulla consistenza delle prove sono riservate in via esclusiva ai giudici di merito.

Anche la richiesta di riqualificazione del fatto in ‘lieve entità’ è stata respinta. La Corte ha ritenuto corretta la valutazione dei giudici di appello, i quali avevano escluso tale ipotesi alla luce della complessità dell’attività, della molteplicità degli episodi e dell’esistenza di una solida organizzazione finalizzata all’approvvigionamento di quantitativi rilevanti di droga. Elementi, questi, incompatibili con la minore gravità del fatto.

Infine, l’eccezione sull’inutilizzabilità delle intercettazioni è stata giudicata generica, poiché i decreti erano, al contrario, motivati in relazione all’urgenza investigativa e allo sviluppo delle indagini in corso.

Le Conclusioni: I Limiti del Giudizio di Legittimità

La sentenza in esame rappresenta una chiara affermazione dei principi che regolano il giudizio di Cassazione. I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili non per una superficialità di analisi, ma perché le questioni sollevate miravano a ottenere una nuova valutazione dei fatti, un compito che esula completamente dalle competenze della Suprema Corte. La decisione sottolinea che, una volta che i giudici di merito hanno costruito un percorso argomentativo logico e coerente basato sulle prove disponibili, tale valutazione non è sindacabile in sede di legittimità. Di conseguenza, le condanne sono diventate definitive e gli imputati sono stati condannati al pagamento delle spese processuali.

Quando più reati possono essere considerati parte di un unico ‘disegno criminoso’ (continuazione)?
La continuazione richiede la prova di un programma criminoso unitario, ideato prima della commissione del primo reato. Secondo la Corte, una notevole distanza temporale (in questo caso, oltre un anno) e l’assenza di indicatori concreti di un piano preordinato escludono tale possibilità.

Può la Corte di Cassazione riesaminare le prove e i fatti di un processo?
No. La Corte di Cassazione svolge un giudizio di legittimità, non di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione della sentenza impugnata, senza poter ‘rileggere’ o rivalutare gli elementi di fatto già esaminati dai giudici dei gradi precedenti.

Perché il reato di traffico di droga non è stato considerato di ‘lieve entità’ in questo caso?
La Corte ha escluso la ‘lieve entità’ a causa della complessiva attività del gruppo organizzato, della molteplicità degli episodi di spaccio e della predisposizione di un’organizzazione stabile e continuativa per l’approvvigionamento di quantitativi rilevanti di stupefacenti. Questi elementi sono incompatibili con la figura del reato meno grave.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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