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Associazione per delinquere: quando non basta la fornitura

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di custodia cautelare, chiarendo che la semplice e reiterata fornitura di sostanze stupefacenti non è sufficiente a provare la partecipazione a un’associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico. È necessario dimostrare un inserimento stabile e consapevole nella struttura organizzativa, la cosiddetta “affectio societatis”, che il giudice di merito non aveva adeguatamente motivato, limitandosi a valorizzare il rapporto di fornitura tra il ricorrente e un altro soggetto.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione per delinquere: la fornitura non basta a provarla

La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 7794/2025, ha tracciato una linea netta tra la figura del semplice fornitore di sostanze stupefacenti e quella del partecipe a un’associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico. Questa pronuncia è di fondamentale importanza perché chiarisce quali elementi il giudice deve concretamente valutare per poter affermare l’esistenza di un vincolo associativo stabile, annullando un’ordinanza di custodia cautelare basata su una motivazione ritenuta carente.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere con l’accusa di aver preso parte a un’associazione per delinquere dedita al traffico di droga, ai sensi dell’art. 74 del d.P.R. 309/1990. La decisione del Tribunale si fondava principalmente sulla reiterazione di acquisti di sostanze stupefacenti da un altro membro del presunto sodalizio.

L’indagato, tramite il suo difensore, presentava ricorso per cassazione, sostenendo che il suo ruolo fosse meramente quello di un “esecutore arruolato di volta in volta” e che il rapporto di fornitura non fosse sufficiente a dimostrare un suo inserimento stabile e consapevole all’interno della struttura criminale. La difesa lamentava una violazione di legge e un vizio di motivazione, poiché il Tribunale non aveva fornito prove concrete della cosiddetta affectio societatis, ovvero la volontà di far parte del gruppo.

Il Principio di Diritto e l’analisi della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato: non ogni rapporto di fornitura, per quanto continuativo, implica automaticamente l’adesione a un programma associativo. Per compiere il “salto di qualità” da un mero rapporto cliente-fornitore a un vincolo associativo stabile, è necessaria la presenza di specifici elementi fattuali.

Questi elementi, che il giudice di merito deve individuare e motivare, includono:

* Stabilità e continuità: La fornitura deve avere caratteristiche che la rendano una vera e propria somministrazione illecita, non un insieme di episodi isolati.
* Rilevanza quantitativa ed economica: Le transazioni devono avere un peso tale da essere significative per l’operatività del sodalizio.
* Ruolo strategico: Il fornitore deve rivestire un’importanza oggettiva per il gruppo, tale che una sua interruzione creerebbe un effetto destabilizzante per il mercato dell’associazione.
Elemento psicologico (affectio societatis*): È indispensabile che tutti i soggetti siano consapevoli di agire all’interno di un’organizzazione e abbiano la volontà di contribuire al suo mantenimento e alla realizzazione dei suoi scopi comuni.

Le motivazioni

Nel caso specifico, la Suprema Corte ha riscontrato che l’ordinanza impugnata si era limitata a valorizzare la mera reiterazione delle condotte di acquisto di droga da parte del ricorrente, senza approfondire la sussistenza degli altri indici sintomatici richiesti dalla giurisprudenza. La motivazione del Tribunale è stata giudicata “alquanto carente” perché non ha spiegato perché quel rapporto di fornitura dovesse essere interpretato come un inserimento stabile nell’organizzazione criminale. Mancava, in altre parole, un’argomentazione sulla presenza di ulteriori elementi che dimostrassero la sussistenza dell’affectio societatis.

Le conclusioni

In conclusione, la Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata limitatamente al reato di associazione per delinquere, rinviando il caso al Tribunale per un nuovo giudizio. Quest’ultimo dovrà attenersi ai principi espressi dalla Corte e valutare in modo più approfondito se, al di là della semplice fornitura, esistano prove concrete della consapevole e stabile partecipazione del ricorrente al sodalizio criminale. La sentenza riafferma un importante baluardo di garanzia: per applicare una misura grave come la custodia in carcere per un reato associativo, non bastano supposizioni, ma servono prove concrete e una motivazione rigorosa che vada oltre la semplice constatazione di rapporti commerciali, seppur illeciti.

La semplice fornitura continuativa di droga è sufficiente per essere accusati di associazione per delinquere?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non ogni rapporto di fornitura, anche se ripetuto nel tempo, implica automaticamente la partecipazione a un’associazione per delinquere. È necessario dimostrare un inserimento stabile e consapevole nella struttura organizzativa.

Quali elementi deve valutare un giudice per configurare il reato di associazione per delinquere in un rapporto di fornitura?
Il giudice deve valutare specifici elementi fattuali, tra cui: la stabilità e continuità del rapporto, la sua rilevanza quantitativa ed economica, l’importanza oggettiva del fornitore per il sodalizio e, soprattutto, la prova della coscienza e volontà di far parte dell’associazione (affectio societatis).

Qual è stata la decisione della Corte nel caso esaminato?
La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare per il reato associativo, poiché la motivazione del Tribunale era carente. Il Tribunale si era limitato a constatare la reiterazione degli acquisti di droga senza fornire prove sufficienti sull’effettivo inserimento del ricorrente nel sodalizio criminale. Ha quindi disposto un nuovo giudizio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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