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Associazione per delinquere: prova e misure cautelari

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un indagato contro la misura degli arresti domiciliari per associazione per delinquere. La sentenza ribadisce che, per le misure cautelari, non è necessaria la commissione dei reati-fine e che il controllo di legittimità sulla motivazione non può riesaminare i fatti. La Corte ha ritenuto logica e sufficiente la valutazione del Tribunale del Riesame basata su intercettazioni e documenti, che dimostravano l’esistenza del sodalizio e il rischio di reiterazione del reato.

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Pubblicato il 26 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione per delinquere: quando scattano le misure cautelari?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sez. 2, Num. 26938, Anno 2025, offre importanti chiarimenti sui presupposti per applicare misure cautelari in caso di associazione per delinquere. La Corte ha confermato che l’esistenza del sodalizio criminale è autonoma rispetto alla commissione dei singoli reati-fine, e ha ribadito i limiti del proprio sindacato sulle decisioni dei giudici di merito. Analizziamo insieme i punti salienti di questa pronuncia.

I fatti del caso

Un indagato era stato sottoposto alla misura cautelare degli arresti domiciliari dal GIP del Tribunale locale, con l’accusa di aver promosso e partecipato a un’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di truffe e altri delitti (art. 416 c.p.). Il provvedimento era stato confermato anche dal Tribunale del Riesame.

L’indagato, tramite i suoi difensori, ha presentato ricorso per cassazione, contestando principalmente due aspetti:
1. L’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza: la difesa sosteneva che non vi fosse prova del contributo fattivo dell’indagato all’associazione, né della sua volontà di contribuire stabilmente alla vita del sodalizio. Inoltre, si argomentava che i ‘reati-fine’ (le truffe) erano stati riqualificati e ritenuti non punibili, facendo così venir meno il presupposto stesso del reato associativo.
2. La mancanza delle esigenze cautelari: si contestava la necessità della misura restrittiva.

La decisione della Corte di Cassazione sull’associazione per delinquere

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo basato su motivi generici e volti a ottenere una rivalutazione del merito dei fatti, non consentita in sede di legittimità. La Corte ha colto l’occasione per ribadire principi fondamentali in materia di misure cautelari e di associazione per delinquere.

Citando un consolidato orientamento delle Sezioni Unite, i giudici hanno ricordato che il compito della Cassazione, di fronte a un ricorso che lamenta un vizio di motivazione su gravi indizi di colpevolezza, è solo quello di verificare se il giudice di merito (in questo caso, il Tribunale del Riesame) abbia fornito una motivazione congrua, logica e rispettosa dei principi di diritto. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del tribunale, né riesaminare l’attendibilità delle fonti di prova.

L’autonomia del reato associativo rispetto ai reati-fine

Il punto cruciale della sentenza riguarda il rapporto tra l’associazione criminale e i singoli delitti per cui essa è stata creata. La difesa aveva tentato di far cadere l’accusa associativa sostenendo che i reati-fine (le truffe) non superavano la soglia di punibilità fiscale.

La Cassazione ha respinto questa tesi, confermando la correttezza del ragionamento del Tribunale del Riesame. Quest’ultimo aveva evidenziato, sulla base di intercettazioni e documenti, come il sodalizio fosse finalizzato ex ante a commettere una serie indeterminata di delitti, che andavano oltre le semplici truffe fiscali, includendo accessi abusivi a sistemi informatici, sostituzione di persona e falsi in atto pubblico.

La Corte ha quindi ribadito un principio cardine: il reato di associazione per delinquere è un reato autonomo. La sua esistenza non dipende dalla effettiva commissione dei reati-fine. La prova della partecipazione al sodalizio può essere data con mezzi diversi dalla prova della commissione dei singoli delitti.

Le motivazioni

La Corte ha ritenuto che il Tribunale del Riesame avesse motivato in modo adeguato e privo di illogicità sia la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza che le esigenze cautelari. Per quanto riguarda gli indizi, il Tribunale aveva analizzato in dettaglio le intercettazioni che dimostravano il pieno e consapevole coinvolgimento dell’indagato con un ruolo organizzativo.

Anche riguardo alle esigenze cautelari, la motivazione è stata giudicata esaustiva. Il pericolo di reiterazione del reato, in particolare, è stato ritenuto concreto alla luce della prosecuzione dell’attività illecita da parte dell’indagato anche dopo l’inizio delle indagini, dimostrando una spiccata propensione a delinquere.

Le conclusioni

Questa sentenza conferma l’orientamento rigoroso della giurisprudenza in materia di associazione per delinquere. Due sono le lezioni principali che possiamo trarre:
1. Autonomia del reato associativo: La costituzione di un’organizzazione criminale è punita di per sé, indipendentemente dal fatto che i crimini programmati vengano poi effettivamente commessi o siano punibili. Ciò che conta è il ‘patto’ criminale e la struttura organizzativa stabile.
2. Limiti del ricorso in Cassazione: In materia di misure cautelari, non si può chiedere alla Cassazione di rifare il processo alle prove. Il suo controllo è limitato alla coerenza logica e alla correttezza giuridica della motivazione del provvedimento impugnato. Un ricorso che si limita a proporre una diversa lettura dei fatti è destinato all’inammissibilità.

Per configurare il reato di associazione per delinquere è necessario che i reati-fine vengano effettivamente commessi?
No. La sentenza chiarisce che la commissione dei ‘reati-fine’ non è necessaria né per la configurabilità del reato associativo né per la prova della partecipazione. Il reato di associazione per delinquere è autonomo e si perfeziona con la creazione di una struttura organizzativa stabile finalizzata a commettere delitti.

Cosa può valutare la Corte di Cassazione in un ricorso contro una misura cautelare?
La Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti o l’attendibilità delle prove. Il suo compito è verificare che la motivazione del provvedimento del Tribunale del Riesame sia logica, non manifestamente illogica, e conforme alla legge. Può annullare il provvedimento solo in caso di violazione di legge o di vizi gravi della motivazione.

Come viene provata la gravità indiziaria per l’associazione per delinquere ai fini cautelari?
La prova può derivare da una varietà di elementi, come intercettazioni telefoniche, documenti, dichiarazioni e servizi di osservazione, che, valutati complessivamente, dimostrino l’esistenza di un’organizzazione stabile e il coinvolgimento consapevole dell’indagato. Non è richiesta la prova della sua partecipazione ai singoli reati-fine.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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