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Associazione per delinquere: prova della partecipazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato contro la misura di custodia cautelare in carcere per associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. La Corte ha stabilito che la prova della partecipazione stabile a un sodalizio non richiede contatti con tutti i membri, ma può essere desunta da una collaborazione continuativa e funzionale con i vertici, come l’esecuzione di consegne delegate e l’integrazione nella logistica operativa del gruppo. La Cassazione ha ribadito che il suo sindacato sulle misure cautelari è limitato ai vizi di legittimità e non può riesaminare il merito delle prove.

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Pubblicato il 30 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione per Delinquere e Traffico di Droga: Quando la Collaborazione Diventa Partecipazione Stabile?

Nel complesso mondo del diritto penale, distinguere tra un semplice spacciatore che agisce in autonomia e un membro effettivo di un’organizzazione criminale è una questione cruciale. La recente sentenza della Corte di Cassazione, che analizziamo oggi, offre importanti chiarimenti sui criteri utilizzati per provare l’appartenenza a un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti (art. 74 D.P.R. 309/90). La decisione sottolinea come la stabilità e la funzionalità del rapporto con i vertici del gruppo siano elementi determinanti, anche in assenza di contatti diretti con tutti gli altri membri.

Il Caso in Esame: da Semplice “Pusher” a Membro del Sodalizio

Il caso riguarda un individuo sottoposto a custodia cautelare in carcere perché ritenuto partecipe di un’organizzazione criminale dedita allo spaccio di droga. Secondo l’accusa, egli operava come “pusher” e, occasionalmente, come corriere per conto dei capi del sodalizio. La difesa ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che le prove, basate principalmente su intercettazioni telefoniche, dimostrassero solo contatti sporadici finalizzati all’acquisto di droga da rivendere in autonomia, e non un’adesione stabile e consapevole al programma criminale del gruppo.

La Prova della Partecipazione all’Associazione per Delinquere

Il cuore della questione giuridica risiede nella definizione degli elementi necessari a provare la partecipazione a un’associazione per delinquere. Non è sufficiente dimostrare la commissione di reati in concorso con altri; è necessario provare l’esistenza di un vincolo associativo permanente e di una struttura organizzativa minima, finalizzata alla realizzazione di un programma criminale indeterminato.

Oltre i Contatti Sporadici: l’Importanza della Stabilità

La difesa ha tentato di minimizzare i contatti tra l’indagato e il capo dell’associazione, descrivendoli come rari e limitati a singole transazioni. Tuttavia, i giudici hanno ritenuto che la continuità temporale del rapporto, emerso per un periodo di diversi mesi, e la natura degli incarichi affidati dimostrassero un legame ben più solido. L’indagato non era un semplice cliente, ma una pedina funzionale all’attività di spaccio del gruppo.

Il Ruolo Gerarchico e la Dipendenza Funzionale

Un elemento chiave valorizzato dalla Corte è la dipendenza funzionale dell’indagato rispetto ai vertici. Le intercettazioni hanno rivelato che:

* Le cessioni di droga agli acquirenti finali erano spesso precedute da contatti tra questi e il capo, il quale poi delegava la consegna all’indagato.
* A fronte di lamentele sulla qualità o quantità della sostanza, l’indagato indirizzava i clienti direttamente al capo, dimostrando di agire come un suo delegato e non in autonomia.
Era a conoscenza del modus operandi* del gruppo, ricevendo avvertimenti sulla presenza di forze dell’ordine e istruzioni per il trasporto della merce.

Questi facta concludentia (fatti concludenti) hanno delineato un quadro di inserimento stabile e consapevole nella struttura organizzativa.

Le Motivazioni della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ribadendo un principio fondamentale: il suo giudizio non costituisce un terzo grado di merito. Il ricorso per Cassazione avverso le misure cautelari è consentito solo per violazioni di legge o per manifesta illogicità della motivazione, non per proporre una diversa lettura delle prove.

Nel caso specifico, il Tribunale del riesame aveva fornito una motivazione logica e coerente, basata su plurimi elementi indiziari. La Corte ha ritenuto che l’analisi delle conversazioni intercettate, messe in relazione con i servizi di osservazione e i posizionamenti delle celle telefoniche, giustificasse ampiamente la conclusione sull’esistenza di gravi indizi di partecipazione dell’indagato al sodalizio. La stabilità della collaborazione, la subordinazione funzionale ai capi e la partecipazione attiva alla logistica del gruppo sono stati considerati elementi sufficienti a integrare la condotta richiesta dall’art. 74 D.P.R. 309/90, distinguendola nettamente da una mera serie di reati di spaccio commessi in autonomia.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma che per provare l’appartenenza a un’associazione per delinquere non è indispensabile dimostrare che l’indagato conoscesse tutti i membri o partecipasse a ogni decisione. È invece decisivo accertare la sua “affectio societatis scelerum”, ovvero la consapevolezza di far parte di una struttura più ampia e di fornire un contributo stabile e funzionale al raggiungimento del programma criminale comune. La distinzione tra un collaboratore organico e un semplice fornitore/cliente occasionale si gioca sulla natura continuativa e sulla dipendenza operativa del rapporto con i vertici dell’organizzazione.

Quali elementi distinguono la partecipazione a un’associazione per delinquere dal semplice concorso in reati di spaccio?
La partecipazione a un’associazione per delinquere richiede la prova di un vincolo stabile e permanente con un’organizzazione dotata di una struttura minima, finalizzata a commettere una serie indeterminata di reati. Il semplice concorso, invece, può riguardare la collaborazione occasionale per la commissione di uno o più reati specifici, senza un legame associativo duraturo.

È necessario avere contatti con tutti i membri di un’organizzazione criminale per essere considerato un partecipe?
No. La sentenza chiarisce che per essere considerati partecipi è sufficiente dimostrare un inserimento stabile e funzionale nella struttura, anche se i contatti avvengono solo con i vertici o con alcuni membri. L’elemento cruciale è la consapevolezza di contribuire a un programma criminale condiviso.

In sede di ricorso per Cassazione contro una misura cautelare, è possibile contestare la valutazione delle prove come le intercettazioni?
No, non è possibile chiedere una nuova valutazione del merito delle prove. Il ricorso per Cassazione è limitato al controllo della violazione di norme di legge o della presenza di un vizio di motivazione manifestamente illogico nel provvedimento impugnato. La Corte non può sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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