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Associazione per delinquere online: la Cassazione decide

Un soggetto condannato per associazione per delinquere online finalizzata al traffico di stupefacenti e riciclaggio nel dark web ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la giurisdizione italiana e la validità delle prove. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la competenza dei giudici italiani sulla base del principio di territorialità, secondo cui è sufficiente che una parte dell’azione criminale si svolga in Italia. La sentenza sottolinea come la scelta del rito abbreviato limiti la possibilità di eccepire l’indeterminatezza dell’accusa e ribadisce che la Cassazione non può riesaminare nel merito la valutazione delle prove fatta dai giudici dei gradi precedenti.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione per Delinquere Online: La Cassazione sulla Giurisdizione nei Crimini del Dark Web

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 31660 del 2024, ha affrontato un caso complesso di associazione per delinquere online, fornendo chiarimenti cruciali sulla giurisdizione italiana per reati commessi attraverso piattaforme transnazionali nel dark web. La pronuncia esamina la responsabilità di un soggetto coinvolto nella gestione di un market per il traffico di sostanze stupefacenti e nel conseguente riciclaggio dei proventi illeciti tramite cripto valute. Questa decisione consolida importanti principi di diritto penale e processuale nell’era digitale.

Il Caso: Traffico di Stupefacenti su Piattaforme E-commerce nel Dark Web

I fatti al centro del processo riguardano un’articolata attività criminale svolta su piattaforme e-commerce allocate nel dark web. L’imputato è stato ritenuto responsabile, in concorso con altri, di aver gestito transazioni di riciclaggio e di aver partecipato a un’associazione finalizzata al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. L’attività si concretizzava nella gestione di wallet online per trasferire e sostituire valori in cripto valuta provenienti dalla vendita di prodotti illegali, ostacolando l’identificazione della loro provenienza delittuosa. Inoltre, l’imputato era stato coinvolto nell’amministrazione di un market specifico, organizzato per la vendita online di cocaina, marijuana e hashish, provvedendo alla gestione dei server localizzati in vari Paesi.

I Motivi del Ricorso: Giurisdizione e Indeterminatezza dell’Accusa

La difesa ha basato il ricorso per cassazione su diversi motivi. In primo luogo, è stata eccepita la carenza di giurisdizione italiana, sostenendo che la competenza dovesse essere radicata in Thailandia, Paese in cui la piattaforma criminale sarebbe stata creata e dove si sarebbe svolta la fase costitutiva dell’associazione. In secondo luogo, è stata lamentata la presunta indeterminatezza e genericità del capo d’imputazione relativo al reato associativo, ritenendola lesiva del diritto di difesa. Infine, sono state sollevate censure sulla valutazione del materiale probatorio, in particolare sulla credibilità delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, e sulla configurabilità stessa del delitto associativo.

Associazione per Delinquere Online e la Posizione della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo una motivazione solida su tutti i punti sollevati. Per quanto riguarda la giurisdizione, i giudici hanno affermato la piena competenza dell’autorità giudiziaria italiana applicando il principio di territorialità previsto dall’art. 6, comma 2, del codice penale. Secondo tale norma, un reato si considera commesso nel territorio dello Stato quando l’azione o l’omissione che lo costituisce è avvenuta, in tutto o in parte, in Italia. Nel caso di un’associazione per delinquere online operante a livello transnazionale, è sufficiente che una parte della condotta si sia realizzata in Italia per radicare la giurisdizione nazionale, rendendo irrilevante il luogo di creazione della piattaforma o della costituzione formale del sodalizio.

La Valutazione delle Prove e il Ruolo del Giudice di Legittimità

Sulle censure relative alla valutazione delle prove e alla motivazione, la Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: il suo compito non è quello di riesaminare i fatti o di sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito. Il sindacato di legittimità è confinato alla verifica della correttezza giuridica e della coerenza logica della motivazione della sentenza impugnata. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva fornito una motivazione congrua e analitica, spiegando le ragioni della colpevolezza dell’imputato e della credibilità delle dichiarazioni accusatorie, corroborandole con altri elementi. Pertanto, i motivi di ricorso che miravano a una diversa ricostruzione dei fatti sono stati dichiarati inammissibili.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione su principi consolidati. Riguardo alla presunta indeterminatezza dell’accusa, ha chiarito che l’imputazione è valida se consente all’imputato di comprendere appieno l’addebito e di difendersi, anche tramite il rinvio agli atti del fascicolo processuale. La scelta del giudizio abbreviato, inoltre, cristallizza l’imputazione e limita la possibilità di sollevare tale eccezione, a meno che non si dimostri un concreto impedimento all’esercizio del diritto di difesa.
Sul tema cruciale della giurisdizione, la Corte ha sottolineato che per i reati permanenti come l’associazione per delinquere, il criterio del luogo di inizio della consumazione (art. 8 c.p.p.) è recessivo rispetto al principio generale di territorialità (art. 6 c.p.). In un contesto di criminalità online e delocalizzata, dove è difficile individuare una sede operativa fisica, la giurisdizione italiana sussiste se anche solo una frazione della condotta associativa si è verificata sul territorio nazionale. Questa interpretazione garantisce l’effettività della repressione penale di fronte a fenomeni criminali globalizzati.

Le conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un importante precedente in materia di lotta alla criminalità informatica e transnazionale. Confermando la giurisdizione italiana per una associazione per delinquere online le cui attività si sono parzialmente svolte in Italia, la Cassazione adatta gli strumenti giuridici tradizionali alle nuove sfide poste dalla tecnologia. La decisione ribadisce inoltre i limiti del giudizio di legittimità, che non può trasformarsi in un terzo grado di merito, e rafforza il principio secondo cui la scelta di un rito premiale come l’abbreviato comporta precise conseguenze processuali per l’imputato.

Quando un reato commesso online su una piattaforma estera può essere giudicato in Italia?
Un reato commesso online può essere giudicato in Italia quando almeno una parte dell’azione o dell’omissione che lo costituisce si è verificata sul territorio italiano. Per l’associazione per delinquere, è sufficiente che parte dell’attività del gruppo si sia svolta in Italia, indipendentemente da dove la piattaforma sia stata creata o dove si trovino i server.

È possibile contestare la genericità di un’accusa dopo aver scelto il rito abbreviato?
Di norma no. La richiesta di giudizio abbreviato determina una ‘cristallizzazione’ dell’imputazione. L’eccezione di indeterminatezza può essere accolta solo se l’imputato dimostra che la genericità dell’accusa gli ha concretamente impedito di esercitare il proprio diritto di difesa.

La Corte di Cassazione può riesaminare la credibilità di un testimone?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare nel merito i fatti del processo, né la credibilità delle fonti di prova come testimoni o collaboratori di giustizia. Il suo compito è verificare che i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e abbiano motivato la loro decisione in modo logico e non contraddittorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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