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Associazione per delinquere: la stabilità del rapporto

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo sottoposto ad arresti domiciliari per narcotraffico. La Corte ha stabilito che per configurare la partecipazione a un’associazione per delinquere non è necessaria una struttura complessa, ma è sufficiente un rapporto stabile e continuativo tra fornitore e acquirente che superi la singola transazione. Nel caso specifico, l’acquisto continuativo di droga per la rivendita e il ruolo di riscossore per conto del gruppo sono stati considerati prove di un’adesione al programma criminale dell’organizzazione.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione per delinquere e narcotraffico: quando l’acquirente diventa partecipe?

La linea di confine tra essere un semplice acquirente, seppur abituale, di sostanze stupefacenti e diventare un membro a pieno titolo di un’associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico è spesso sottile. Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 5491/2024, fa luce su questo punto cruciale, stabilendo che la stabilità e la funzionalità del rapporto con il gruppo criminale sono elementi determinanti. Analizziamo insieme la decisione per comprendere i criteri utilizzati dai giudici.

I Fatti del Caso

Il caso ha origine dal ricorso presentato da un individuo contro l’ordinanza del Tribunale del riesame che confermava la misura cautelare degli arresti domiciliari nei suoi confronti. Le accuse erano pesantissime: partecipazione a un’associazione per delinquere dedita al narcotraffico (art. 74 d.P.R. 309/90) e acquisto di cocaina destinata allo spaccio (art. 73 d.P.R. 309/90).

La difesa sosteneva che le prove raccolte, principalmente intercettazioni telefoniche, non dimostravano un’adesione stabile al sodalizio criminale. Secondo il ricorrente, la sua condotta si limitava a una serie di acquisti di droga in un arco temporale definito (maggio 2019 – maggio 2020), configurando al massimo un concorso di persone in singoli reati, ma non la partecipazione a una struttura associativa permanente.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato e inammissibile. I giudici hanno confermato la valutazione del Tribunale del riesame, ritenendo che gli elementi raccolti fossero sufficienti a delineare un quadro di grave colpevolezza non solo per i singoli episodi di spaccio, ma anche per il reato associativo.

Le Motivazioni: la stabilità del rapporto come prova dell’associazione per delinquere

Il cuore della motivazione della sentenza risiede nella distinzione tra un rapporto commerciale occasionale e un vincolo stabile e funzionale agli scopi dell’organizzazione. La Corte ha ribadito un principio consolidato: per l’esistenza di un’associazione per delinquere dedita al narcotraffico, non è richiesta una struttura complessa o un patto esplicito tra i membri. È sufficiente un’organizzazione anche esile, basata su un reciproco e tacito affidamento.

Nel caso specifico, la condotta dell’indagato andava ben oltre quella di un semplice acquirente. I giudici hanno individuato diversi elementi chiave:

1. Rapporto Continuativo: L’acquisto di cocaina non era sporadico, ma continuativo per circa un anno, garantendo all’indagato una fonte di approvvigionamento stabile e, al contempo, un canale di vendita per l’organizzazione.
2. Superamento del Rapporto Contrattuale: La relazione tra l’indagato e il fornitore principale aveva superato la soglia del singolo rapporto sinallagmatico (acquisto-vendita). Si era trasformata in un’adesione al programma criminoso del gruppo.
3. Ruolo Attivo: L’indagato non si limitava ad acquistare per poi rivendere in autonomia. Le intercettazioni hanno rivelato che egli agiva anche come agente riscossore per conto del gruppo, gestendo e consegnando ai vertici somme di denaro significative (in un’occasione, 600 euro) provenienti dallo spaccio. Questo ruolo fiduciario dimostrava la sua piena integrazione nel sodalizio.
4. Consapevolezza della Struttura: L’indagato era consapevole di interagire con una rete più ampia di persone. In una conversazione, il suo fornitore lo informava che sarebbe stato rifornito da un altro membro del gruppo, evidenziando una cooperazione e una consapevolezza di far parte di un’attività criminale condivisa.

Le Conclusioni

Questa sentenza chiarisce che la partecipazione a un’associazione per delinquere può essere riconosciuta anche in capo a chi si rende disponibile ad acquistare in modo durevole e continuativo le sostanze di cui il gruppo fa traffico. Quando il rapporto tra acquirente e fornitore diventa stabile, basato su un reciproco affidamento e funzionale al perseguimento degli obiettivi criminali dell’organizzazione (come garantire un flusso costante di denaro e distribuzione), si configura l’adesione al patto associativo. L’assunzione di ruoli fiduciari, come la riscossione dei proventi, rappresenta la prova definitiva del superamento della mera compravendita e dell’inserimento a pieno titolo nella struttura criminale.

Un acquirente abituale di droga è automaticamente considerato parte di un’associazione per delinquere?
No. La serialità degli acquisti non comporta automaticamente la partecipazione a un’associazione. È necessario dimostrare che il rapporto abbia superato la singola transazione commerciale e si sia trasformato in un vincolo stabile e funzionale agli scopi del gruppo, con un’adesione consapevole al programma criminale.

Quali elementi dimostrano che un acquirente è diventato un partecipe dell’associazione?
Secondo la sentenza, elementi decisivi sono la continuità e stabilità dell’approvvigionamento, l’assunzione di ruoli di fiducia per conto del gruppo (come la riscossione dei proventi dello spaccio) e la consapevolezza di interagire con una struttura organizzata che va oltre il singolo fornitore.

È necessaria una struttura complessa per configurare il reato di associazione per delinquere nel narcotraffico?
No. La Corte ha ribadito che il reato associativo non richiede una struttura articolata o complessa, né una esplicita manifestazione di intenti. È sufficiente anche una struttura esile, purché i compartecipi possano fare reciproco, anche tacito, affidamento per il perseguimento dei fini illeciti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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