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Associazione per delinquere: la stabilità del patto

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di un gruppo di imputati condannati per associazione per delinquere finalizzata alla contraffazione e vendita illecita di biglietti per eventi sportivi e musicali. La Corte ha ribadito che per configurare l’associazione per delinquere sono sufficienti la stabilità del vincolo tra i sodali e l’indeterminatezza del programma criminale, elementi provati nel caso di specie dalla durata delle attività, dalla divisione dei ruoli e dai contatti costanti, distinguendo nettamente tale fattispecie dal mero concorso di persone in singoli reati.

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Pubblicato il 11 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione per delinquere: la Cassazione conferma i criteri di stabilità del patto criminale

Con la sentenza n. 5193/2025, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sui confini del reato di associazione per delinquere, chiarendo gli elementi che distinguono un sodalizio criminale stabile dal semplice concorso di persone nel reato. La decisione, che dichiara inammissibili i ricorsi di diversi imputati, offre importanti spunti sulla prova del vincolo associativo e sulla valutazione dei reati fine.

I Fatti del caso: il business dei biglietti contraffatti

Il caso trae origine da un’indagine che ha smantellato un gruppo criminale operante a Napoli, dedito alla contraffazione e commercializzazione di biglietti per eventi sportivi e concerti. Secondo la ricostruzione dei giudici di merito, il gruppo acquistava biglietti autentici ancora in bianco, li compilava fraudolentemente grazie a competenze tipografiche interne al sodalizio e li rivendeva al pubblico all’esterno degli stadi, attraverso il noto sistema del ‘bagarinaggio’. La Corte d’Appello aveva confermato l’esistenza di un’organizzazione criminale stabile, condannando diversi imputati per associazione per delinquere e per una serie di reati fine, tra cui ricettazione e furto aggravato.

I motivi del ricorso e l’associazione per delinquere

Gli imputati hanno presentato ricorso in Cassazione contestando, in primis, la configurabilità stessa dell’associazione per delinquere. Secondo le difese, le prove raccolte, principalmente intercettazioni telefoniche, non dimostravano l’esistenza di un patto stabile e duraturo (affectio societatis), ma al massimo una serie di accordi estemporanei finalizzati a singole operazioni illecite. Si sosteneva, in altre parole, che mancasse un programma criminale indeterminato e una struttura organizzativa permanente, elementi essenziali del reato associativo. Altri motivi di ricorso riguardavano la qualificazione giuridica di alcuni reati, come la distinzione tra furto e appropriazione indebita per i dipendenti di una ditta di trasporti, e il mancato riconoscimento di circostanze attenuanti.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha ritenuto tutti i ricorsi inammissibili, confermando integralmente l’impianto accusatorio. I giudici hanno sottolineato che i ricorsi si limitavano a riproporre le stesse censure già respinte in appello, tentando di ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità.

Le Motivazioni

La Corte ha fornito una motivazione solida e in linea con il suo consolidato orientamento. Per quanto riguarda l’associazione per delinquere, ha stabilito che la prova del vincolo associativo non richiede necessariamente una struttura gerarchica formale, ma può essere desunta da elementi fattuali che dimostrino la stabilità e la permanenza dell’accordo criminoso. Nel caso specifico, elementi come la durata dell’attività (circa un anno e mezzo), la frequenza e l’intensità dei contatti tra i sodali, l’uso di un linguaggio criptico, la divisione dei ruoli (chi procurava i biglietti, chi li stampava, chi li vendeva) e la consapevolezza di ciascuno di poter contare sull’apporto degli altri sono stati considerati prove sufficienti dell’esistenza di un’organizzazione stabile e autonoma. La Corte ha precisato che la presenza di legami familiari tra alcuni membri, anziché escludere il reato, può anzi rafforzare il vincolo associativo, rendendolo ancora più pericoloso.

Per quanto riguarda i reati di ricettazione, la Cassazione ha ribadito il principio secondo cui il delitto si perfeziona con il solo accordo per l’acquisto del bene di provenienza illecita, non essendo necessaria la sua materiale consegna. Infine, ha confermato la corretta qualificazione del reato di furto aggravato (e non appropriazione indebita) per i dipendenti di un vettore che si impossessano della merce trasportata, poiché essi ne hanno solo la custodia materiale e non una disponibilità autonoma.

Le Conclusioni

La sentenza in esame riafferma con chiarezza i principi distintivi del reato di associazione per delinquere. La decisione evidenzia come la stabilità del patto criminale e l’indeterminatezza del programma delittuoso possano essere provate attraverso una valutazione complessiva degli elementi fattuali, che nel loro insieme dimostrino l’esistenza di una struttura organizzativa che va oltre la semplice commissione di singoli reati in concorso. La pronuncia costituisce un monito sulla difficoltà di contestare in sede di Cassazione le valutazioni di merito compiute dai giudici dei gradi precedenti, soprattutto quando queste sono fondate su un’analisi logica e coerente del compendio probatorio.

Quando un gruppo di persone che commette reati diventa un’associazione per delinquere?
Secondo la sentenza, ciò avviene quando esiste un vincolo associativo stabile e duraturo e un programma criminale per una serie indeterminata di delitti. La prova può derivare dalla durata delle attività, dalla divisione dei ruoli, dalla frequenza dei contatti e dalla consapevolezza di far parte di un’organizzazione, distinguendola così dal semplice concorso in singoli reati.

Per il reato di ricettazione è necessaria la consegna fisica del bene?
No. La Corte ha ribadito che, ai fini della consumazione del delitto di ricettazione, non è necessario che all’accordo per l’acquisto segua materialmente la consegna della cosa di provenienza illecita. L’accordo stesso è sufficiente a perfezionare il reato.

Perché il dipendente di un corriere che si appropria della merce commette furto e non appropriazione indebita?
La sentenza conferma l’orientamento secondo cui il dipendente di un vettore che si impossessa della cosa mobile affidatagli per il trasporto commette il delitto di furto. Questo perché il dipendente ha solo la detenzione materiale del bene per conto di altri (“nomine alieno”) e non ne ha alcuna disponibilità autonoma, che è invece il presupposto del reato di appropriazione indebita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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