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Associazione per delinquere: la decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di quattro individui contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. La Corte ha confermato la valutazione del Tribunale, che aveva ravvisato l’esistenza di un sodalizio criminale altamente strutturato e operante con continuità, ritenendo attuale e concreto il pericolo di reiterazione del reato e adeguata la misura carceraria. La sentenza analizza i criteri distintivi dell’associazione per delinquere rispetto a fattispecie minori.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione per Delinquere e Spaccio: La Cassazione Conferma la Custodia Cautelare

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato il delicato tema della associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, confermando la necessità della custodia cautelare in carcere per gli affiliati a un sodalizio criminale ben strutturato. La decisione offre importanti chiarimenti sui criteri per valutare la gravità indiziaria, la pericolosità sociale degli indagati e l’adeguatezza della misura restrittiva più severa, anche a fronte di argomentazioni difensive incentrate sulla presunta lieve entità dei fatti e sul tempo trascorso.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un’ordinanza del Tribunale di Roma che, in accoglimento dell’appello del Pubblico Ministero, aveva disposto la custodia cautelare in carcere per quattro soggetti indagati per partecipazione a un’associazione finalizzata allo spaccio di droga. La difesa degli indagati ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo l’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza per il reato associativo, la qualificazione dei fatti come spaccio di lieve entità, e la mancanza di attualità delle esigenze cautelari, citando elementi come l’avvio di nuove attività lavorative e il tempo trascorso dai fatti contestati.

La Decisione della Corte sull’Associazione per Delinquere

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili tutti i ricorsi, ritenendo l’ordinanza del Tribunale del Riesame immune da vizi logici e giuridici. I giudici supremi hanno sposato pienamente l’analisi del Tribunale, che aveva delineato un quadro di grave colpevolezza a carico degli indagati, evidenziando l’esistenza di un’organizzazione criminale solida e radicata sul territorio.

La Struttura del Sodalizio Criminale

Contrariamente a quanto sostenuto dalle difese, il gruppo non era dedito a episodi sporadici di spaccio. Le indagini hanno rivelato una struttura organizzata con una precisa ripartizione di ruoli e competenze: un capo indiscusso che gestiva l’approvvigionamento e dirigeva le operazioni, pusher che operavano su turni per garantire una copertura quasi h24 della piazza di spaccio, e vedette per il controllo del territorio. L’organizzazione dimostrava una notevole capacità di resilienza, riuscendo a riorganizzarsi e a reclutare nuovi membri immediatamente dopo gli arresti subiti, garantendo così la continuità dell’attività illecita.

La Valutazione delle Esigenze Cautelari

La Corte ha ritenuto pienamente sussistenti e attuali le esigenze cautelari che giustificano la custodia in carcere. La professionalità criminale, la sistematicità delle condotte e la capacità del gruppo di adattarsi agli interventi repressivi sono stati considerati indici di un concreto e attuale pericolo di reiterazione del reato. La Cassazione ha sottolineato come la partecipazione a un’associazione per delinquere di tale caratura manifesti una pericolosità sociale che non può essere contenuta con misure meno afflittive, come gli arresti domiciliari, che in alcuni casi erano già state violate dagli stessi indagati.

Le Motivazioni della Sentenza

Le motivazioni della Corte si fondano su un’analisi rigorosa degli elementi costitutivi del reato associativo. I giudici hanno chiarito che, per configurare una vera e propria associazione per delinquere, non è rilevante la quantità di droga sequestrata nei singoli episodi, se questi si inseriscono in una strategia operativa volta a minimizzare le perdite in caso di controlli. La frenetica reiterazione delle cessioni, la vasta clientela e la capacità di approvvigionarsi di ingenti quantitativi di stupefacenti sono stati considerati elementi probatori decisivi.

Inoltre, la Corte ha respinto l’idea che un nuovo lavoro o il tempo trascorso possano automaticamente far venir meno la pericolosità. Per un sodalizio così radicato, la prognosi di pericolosità non si lega solo all’ultimo reato commesso, ma alla stabilità del vincolo criminale e alla professionalità dimostrata, elementi che rendono altamente probabile la ripresa delle attività illecite se non contenute dalla misura carceraria.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio fondamentale in materia di misure cautelari per i reati associativi: la valutazione della pericolosità sociale deve essere complessiva e non può essere scardinata da singoli elementi sopravvenuti, come un’attività lavorativa. Di fronte a una struttura criminale organizzata, stabile e resiliente, la presunzione di adeguatezza della custodia in carcere trova piena giustificazione, essendo l’unica misura idonea a interrompere i legami con il contesto criminale e a prevenire la commissione di ulteriori delitti.

Quando un gruppo dedito allo spaccio si qualifica come associazione per delinquere e non come un’ipotesi di lieve entità?
Un gruppo si qualifica come associazione per delinquere quando possiede una struttura stabile e organizzata, con una chiara ripartizione di ruoli, un controllo del territorio e una capacità di operare in modo continuativo e di riorganizzarsi dopo gli arresti. Questi elementi lo distinguono da episodi di spaccio minori o da accordi estemporanei.

In che modo la Corte valuta l’attualità del pericolo di reiterazione del reato per un’associazione per delinquere?
La Corte valuta l’attualità del pericolo non solo sulla base del tempo trascorso dai fatti, ma considerando la resilienza dell’organizzazione, la sua capacità di adattamento, la professionalità dimostrata dai membri e la loro condotta pregressa, come la violazione di misure cautelari meno severe. La stabilità del vincolo associativo è un indice chiave di pericolosità persistente.

Un nuovo lavoro o problemi di salute possono essere sufficienti a escludere la custodia cautelare in carcere per chi fa parte di un’associazione per delinquere?
No. Secondo la sentenza, di fronte a un’organizzazione criminale solida e a un’elevata pericolosità sociale dell’indagato, elementi come l’avvio di un’attività lavorativa o problemi di salute non sono di per sé sufficienti a superare la presunzione di adeguatezza della custodia in carcere, ritenuta l’unica misura in grado di arginare il rischio di recidiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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