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Associazione per delinquere: la Cassazione e i ricorsi

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di diversi imputati condannati per associazione per delinquere finalizzata a furti in appartamento. La Corte ha ribadito che, in presenza di una ‘doppia conforme’ (due sentenze di merito con la stessa conclusione), i ricorsi devono essere specifici e non limitarsi a richiedere una nuova valutazione dei fatti. La sentenza distingue nettamente tra concorso di persone e la stabile organizzazione criminale, confermando le condanne a causa della genericità dei motivi di appello.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione per delinquere: la Cassazione conferma condanne per furti in appartamento

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato il tema cruciale dell’associazione per delinquere finalizzata alla commissione di furti, chiarendo i limiti del ricorso in sede di legittimità, soprattutto in presenza di una ‘doppia conforme’ di merito. La Corte ha dichiarato inammissibili i ricorsi presentati da un gruppo di individui, condannati per aver costituito un sodalizio criminale dedito a furti sistematici in abitazioni. Questa decisione sottolinea l’importanza della specificità dei motivi di ricorso e ribadisce la distinzione fondamentale tra il semplice concorso di persone nel reato e una stabile organizzazione criminale.

I fatti alla base della vicenda

Le indagini avevano portato alla luce l’esistenza di un gruppo organizzato che, a partire dall’ottobre 2013, aveva intensificato i furti in abitazione in una specifica area, operando con un modus operandi consolidato. I colpi venivano messi a segno in orario serale, forzando gli infissi per sottrarre beni di valore come preziosi e orologi. Il gruppo si impossessava anche delle auto dei proprietari per utilizzarle in successive azioni criminali.

L’organizzazione dimostrava una notevole pianificazione: le auto rubate venivano lasciate in luoghi accessibili ai complici, i quali si allontanavano con veicoli ‘puliti’. L’analisi dei tabulati telefonici e le intercettazioni hanno permesso di identificare la base operativa del sodalizio e i vari membri, delineando una struttura dotata di una cassa comune, utilizzata anche per le spese legali, e un sistema per ricettare la refurtiva.

I ricorsi in Cassazione: le doglianze degli imputati

Condannati in primo grado e in appello, diversi membri del gruppo hanno presentato ricorso per cassazione, sollevando varie questioni. I principali motivi di doglianza riguardavano:

* Errata qualificazione del reato: Secondo i ricorrenti, le prove avrebbero dimostrato al massimo un concorso di persone in singoli reati, e non l’esistenza di una vera e propria associazione per delinquere con un patto sociale stabile.
* Prescrizione: Molti ricorsi lamentavano la mancata dichiarazione di estinzione del reato associativo per intervenuta prescrizione.
* Vizi di motivazione: Veniva contestata la valutazione delle prove da parte dei giudici di merito, ritenuta illogica o insufficiente a dimostrare il coinvolgimento dei singoli nell’associazione.
* Mancato riconoscimento delle attenuanti: Si criticava il diniego delle attenuanti generiche, basato unicamente sulla gravità dei fatti senza considerare le condizioni personali degli imputati.

La distinzione tra concorso di persone e associazione per delinquere

La Corte ha colto l’occasione per ribadire il criterio distintivo tra il concorso di persone nel reato continuato e il delitto di associazione per delinquere. Nel primo caso, l’accordo criminale è occasionale e si esaurisce con la commissione dei reati programmati. Nel secondo, invece, l’accordo è stabile e permanente, volto a realizzare un vasto programma criminale indeterminato. Il vincolo associativo persiste indipendentemente dalla commissione dei singoli reati-scopo, fornendo un supporto costante all’attività illecita.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha dichiarato tutti i ricorsi inammissibili per una serie di ragioni precise e ben argomentate. Innanzitutto, i giudici hanno evidenziato che, in presenza di una ‘doppia conforme’ (sentenze di primo grado e appello che giungono alle stesse conclusioni), i ricorsi devono confrontarsi puntualmente con le motivazioni di entrambe le decisioni, formando un corpo argomentativo unitario. I ricorsi presentati, invece, sono stati ritenuti generici, aspecifici e spesso meramente ripetitivi delle argomentazioni già respinte in appello.

In merito alla qualificazione del reato, la Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero correttamente individuato tutti gli elementi costitutivi dell’associazione per delinquere: la stabilità del vincolo, l’indeterminatezza del programma criminale, la suddivisione dei ruoli, la disponibilità di mezzi e basi logistiche, e la gestione di una cassa comune. Le critiche dei ricorrenti sono state liquidate come un tentativo inammissibile di sollecitare una nuova valutazione dei fatti, preclusa in sede di legittimità.

Anche la questione della prescrizione è stata respinta. La Corte ha chiarito che l’inammissibilità del ricorso impedisce di rilevare cause di non punibilità, come la prescrizione, maturate successivamente alla sentenza d’appello. Era onere dei ricorrenti dimostrare compiutamente la maturazione dei termini, cosa non avvenuta.

Infine, sono state rigettate le censure relative al mancato riconoscimento delle attenuanti generiche e del beneficio della sospensione condizionale della pena. La Corte ha affermato che la motivazione dei giudici di merito, basata sulla gravità dei fatti e sul contributo concreto offerto al sodalizio, era sufficiente e non sindacabile in cassazione.

Le conclusioni

La sentenza consolida un principio fondamentale del diritto processuale penale: il ricorso per cassazione non è un terzo grado di giudizio nel merito. Le censure devono essere specifiche, pertinenti e focalizzate su vizi di legittimità, non potendo limitarsi a criticare genericamente la ricostruzione dei fatti operata dai giudici di primo e secondo grado. La decisione riafferma la solidità dei criteri distintivi tra concorso di persone e associazione per delinquere, confermando che la presenza di una struttura organizzata, di un programma indefinito e di un vincolo stabile tra i membri sono elementi sufficienti a configurare il più grave reato associativo. Per gli operatori del diritto, questa pronuncia è un monito sull’importanza di redigere ricorsi tecnicamente ineccepibili, che si confrontino in modo critico e puntuale con le ragioni della decisione impugnata.

Qual è la differenza tra concorso di persone e associazione per delinquere?
L’associazione per delinquere richiede un accordo stabile e permanente tra tre o più persone per commettere una serie indeterminata di delitti, con una struttura organizzativa. Il concorso di persone, invece, si basa su un accordo occasionale, che si esaurisce con la commissione di uno o più reati specifici.

Perché la Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili?
I ricorsi sono stati dichiarati inammissibili perché ritenuti generici, aspecifici e ripetitivi di argomenti già respinti in appello. I ricorrenti non si sono confrontati in modo critico con le motivazioni delle sentenze precedenti, limitandosi a sollecitare una nuova valutazione dei fatti, che non è consentita in sede di legittimità.

Se la prescrizione matura dopo la sentenza d’appello, può essere dichiarata dalla Cassazione in caso di ricorso inammissibile?
No. Secondo un principio consolidato, l’inammissibilità del ricorso per cassazione preclude la possibilità di rilevare e dichiarare cause di non punibilità, come la prescrizione, anche se maturate dopo la sentenza di appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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