LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Associazione per delinquere: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato contro l’ordinanza di custodia cautelare per associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. La Corte ha stabilito che un rapporto costante e continuativo con i vertici del sodalizio, provato da intercettazioni, è un indizio sufficiente di partecipazione, anche in presenza di minacce interne al gruppo, ritenute irrilevanti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione per Delinquere: Rapporti Costanti e Minacce Interne

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 30516/2024, ha fornito importanti chiarimenti sui criteri per valutare la partecipazione a un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. La pronuncia si è concentrata sulla sufficienza di un rapporto costante e continuativo con i vertici dell’organizzazione come grave indizio di colpevolezza, confermando la validità di una misura di custodia cautelare in carcere.

I Fatti del Caso: La Contestazione di Partecipazione al Sodalizio

Il caso trae origine da un’ordinanza del Tribunale del Riesame che aveva confermato la custodia cautelare in carcere per un individuo. L’accusa era quella di aver partecipato a un’associazione criminale (art. 74 D.P.R. 309/1990) dedita al traffico di marijuana e hashish, con un ruolo specifico nella gestione di una parte dello spaccio al dettaglio, ritirando la merce dai capi e consegnando loro i proventi.

L’impianto accusatorio si fondava su intercettazioni telefoniche e ambientali, dichiarazioni di collaboratori di giustizia e attività di polizia giudiziaria, che avevano delineato l’esistenza di un’organizzazione strutturata con un centro operativo e canali stabili di approvvigionamento.

Il Ricorso in Cassazione: I Motivi dell’Indagato

La difesa dell’indagato ha presentato ricorso in Cassazione, lamentando un’erronea applicazione della legge penale e un vizio di motivazione. Secondo il ricorrente, la sua condotta non poteva essere inquadrata nella partecipazione a un’associazione per delinquere, ma al massimo in singoli episodi di acquisto di stupefacenti. La difesa sosteneva la mancanza dell’elemento essenziale della continuità del rapporto, che sola avrebbe potuto dimostrare l’adesione al programma criminoso del sodalizio.

Inoltre, si contestava la sussistenza delle esigenze cautelari, ritenendo che i fatti potessero essere qualificati come un mero concorso di reati, per cui si richiedeva l’annullamento della misura o la sua sostituzione con una meno afflittiva.

Le Motivazioni della Cassazione: i criteri per l’associazione per delinquere

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettando tutte le censure della difesa e offrendo una disamina precisa dei principi applicabili in materia.

I Limiti del Giudizio di Legittimità

In via preliminare, la Corte ha ribadito un principio fondamentale: il ricorso per cassazione in materia di misure cautelari non consente una rivalutazione dei fatti o dello spessore degli indizi. Il controllo della Cassazione è limitato alla verifica della violazione di specifiche norme di legge e della manifesta illogicità della motivazione del provvedimento impugnato. Non è possibile, quindi, proporre una diversa lettura delle circostanze già esaminate dal giudice di merito, quando la sua motivazione risulti adeguata, coerente e priva di errori logici o giuridici.

La Valutazione della Condotta Partecipativa

Nel merito, la Cassazione ha ritenuto che l’ordinanza impugnata avesse correttamente delineato la struttura del sodalizio e il ruolo dei suoi membri. La condotta partecipativa dell’indagato è stata logicamente desunta dal tenore delle conversazioni telefoniche, che dimostravano un rapporto “costante e continuativo” con i leader dell’organizzazione. Tali conversazioni evidenziavano il pieno coinvolgimento dell’indagato nelle attività di detenzione e vendita della droga e la sua piena consapevolezza delle dinamiche interne al gruppo, compreso l’arresto di suo fratello, anch’egli coinvolto.

L’Irrilevanza delle Minacce Interne al Gruppo

Un punto interessante affrontato dalla Corte riguarda una conversazione in cui uno dei capi minacciava di uccidere l’indagato e suo fratello. La difesa, implicitamente, sembrava voler utilizzare questo elemento per indebolire l’idea di un’adesione volontaria e stabile al patto associativo. La Cassazione, tuttavia, ha qualificato tale circostanza come “irrilevante”. In un’organizzazione criminale che opera per finalità “affaristiche”, le tensioni e le minacce non escludono la partecipazione al sodalizio, poiché le finalità dei singoli membri non devono necessariamente coincidere in tutto e per tutto con quelle dei vertici.

Le Conclusioni: Criteri per la Partecipazione Associativa

La sentenza conferma che, per ritenere sussistenti i gravi indizi di partecipazione a un’associazione per delinquere, non è necessario provare il compimento di specifici atti esecutivi di reati-fine, ma è sufficiente dimostrare l’inserimento stabile e organico dell’individuo nella struttura. Un rapporto continuativo e funzionale con i promotori del gruppo, finalizzato all’attività di spaccio, costituisce un elemento probatorio solido. Inoltre, la pronuncia chiarisce che le dinamiche conflittuali interne, come le minacce, non sono di per sé idonee a escludere il vincolo associativo quando il contesto generale dimostra un coinvolgimento consapevole e duraturo nelle attività illecite del gruppo.

Quando un rapporto continuativo con i vertici di un’organizzazione è sufficiente per provare la partecipazione all’associazione per delinquere?
Secondo la Corte, un rapporto costante e continuativo, dimostrato da conversazioni telefoniche che rivelano un pieno coinvolgimento nelle attività di detenzione e vendita di stupefacenti e una consapevolezza delle vicende del sodalizio, è sufficiente a configurare la condotta partecipativa.

Una minaccia ricevuta dai capi del gruppo criminale esclude la partecipazione al sodalizio?
No. La Corte ha ritenuto tale circostanza irrilevante, poiché in un’organizzazione criminale che opera per finalità economiche, le tensioni interne o le minacce non negano l’esistenza del vincolo associativo, dato che le finalità dei singoli associati non devono necessariamente essere identiche.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di rivalutare i fatti in un procedimento su misure cautelari?
No, il ricorso per cassazione avverso provvedimenti cautelari è consentito solo per violazione di legge o per manifesta illogicità della motivazione. La Corte non può riesaminare il materiale probatorio o sostituire la propria valutazione a quella del giudice di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati