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Associazione per delinquere: la Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna di tre individui per associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. La sentenza chiarisce i criteri distintivi tra un’organizzazione criminale stabile e il semplice concorso in singoli reati. La Corte ha ritenuto provata l’esistenza di una struttura organizzata, seppur rudimentale, con una chiara divisione dei ruoli e un programma delittuoso a tempo indeterminato, rigettando le tesi difensive che parlavano di episodi isolati e privi di un vincolo associativo stabile.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione per delinquere: quando la collaborazione diventa reato?

La recente sentenza della Corte di Cassazione, Sez. 4 Penale, Num. 26602 del 2025, offre un’analisi dettagliata sui criteri necessari per configurare il grave reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, come previsto dall’art. 74 del d.P.R. 309/1990. La pronuncia è fondamentale per comprendere la linea di demarcazione tra la partecipazione a un sodalizio criminale stabile e il semplice concorso di persone in singoli episodi di spaccio. La Corte, nel respingere i ricorsi degli imputati, consolida i principi per l’accertamento del vincolo associativo, anche in presenza di strutture organizzative non particolarmente complesse.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dalla conferma, da parte della Corte di Appello di Milano, di una sentenza di primo grado che riconosceva tre soggetti colpevoli di far parte di un’associazione criminale dedita al traffico di cocaina. Due di essi erano considerati promotori e organizzatori, mentre il terzo era un partecipe. Gli imputati hanno presentato ricorso per cassazione, sostenendo che le prove raccolte non dimostravano l’esistenza di una vera e propria struttura organizzata e stabile. Secondo le difese, si trattava piuttosto di condotte estemporanee e isolate, commesse da soggetti diversi, e non di un’azione coordinata espressione di un’unica affectio societatis (la volontà di far parte di un’associazione). Inoltre, contestavano il mancato riconoscimento dell’ipotesi di reato di lieve entità.

La Decisione della Corte di Cassazione e l’associazione per delinquere

La Suprema Corte ha rigettato tutti i ricorsi, ritenendo la motivazione della Corte di Appello logica, coerente e giuridicamente corretta. La sentenza ribadisce che per l’esistenza di un’associazione per delinquere sono necessari tre elementi fondamentali:
1. L’accordo criminoso (pactum sceleris): un vincolo permanente tra tre o più persone.
2. Il programma criminoso indeterminato: l’obiettivo di commettere una serie non definita di delitti in materia di stupefacenti.
3. La struttura organizzativa: un’organizzazione minima ma stabile, con mezzi e risorse funzionali al programma, destinata a perdurare oltre la commissione dei singoli reati.

Gli Elementi Chiave per Provare l’Associazione

La Corte ha sottolineato che l’accordo non necessita di formalizzazioni, potendo costituirsi di fatto. La prova dell’esistenza del sodalizio e della partecipazione dei singoli può derivare da una serie di indicatori fattuali, tra cui:
* La divisione dei compiti: nel caso di specie, erano stati individuati ruoli apicali di direzione e controllo, un soggetto addetto alla contabilità e al rifornimento, e persino una persona incaricata di ‘assaggiare’ la qualità della sostanza.
Un modus operandi* consolidato: il gruppo utilizzava procedure definite per il reclutamento, un linguaggio convenzionale per dissimulare le comunicazioni e basi operative per lo stoccaggio e il confezionamento.
* La stabilità del vincolo: l’operatività quasi quotidiana, le riunioni organizzative e le forme di rendiconto e controllo esercitate dai vertici dimostravano un legame stabile, che andava ben oltre un accordo occasionale per la commissione di singoli reati.

L’Esclusione dell’Ipotesi di Lieve Entità

Un punto cruciale della sentenza riguarda il mancato riconoscimento dell’ipotesi di lieve entità (art. 74, comma 6). La Corte ha chiarito che tale fattispecie attenuata è configurabile solo se l’associazione è stata costituita ab origine per commettere esclusivamente fatti di lieve entità. Nel caso specifico, la commissione di un reato-fine di notevole gravità (l’acquisto di 808 grammi di cocaina) e la capacità del gruppo di operare su un territorio vasto e di soddisfare una clientela estesa sono stati considerati elementi ostativi al riconoscimento di tale ipotesi.

Le Motivazioni

La motivazione della Cassazione si fonda su un’interpretazione rigorosa degli elementi costitutivi del reato associativo. I giudici hanno respinto l’approccio ‘parcellizzato’ delle difese, che tentavano di analizzare ogni singolo indizio isolatamente. Al contrario, la Corte ha valorizzato la lettura complessiva e logica degli elementi probatori (intercettazioni, pedinamenti), da cui emergeva in modo inequivocabile un quadro di stabile collaborazione criminale. È stata ritenuta irrilevante la circostanza che alcuni membri potessero svolgere anche attività illecite autonome, poiché ciò che conta è il contributo consapevole fornito al programma delittuoso comune. Anche la natura ‘rudimentale’ dell’organizzazione non è stata considerata un ostacolo, essendo sufficiente una struttura, pur semplice, che fornisca un supporto stabile alle attività criminali.

Conclusioni

Questa sentenza riafferma un principio fondamentale: per distinguere una vera associazione per delinquere dal concorso di persone in reato continuato, il fattore decisivo è la presenza di un vincolo associativo stabile e di una struttura organizzativa permanente, orientata a un programma criminale aperto. La decisione dimostra come, anche in assenza di un’organizzazione complessa e gerarchica, una serie di indicatori concreti – come la divisione dei ruoli, la pianificazione e il controllo – possa fornire la prova ‘oltre ogni ragionevole dubbio’ dell’esistenza di un sodalizio criminale.

Quali sono gli elementi essenziali per configurare il reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti?
Secondo la sentenza, gli elementi essenziali sono tre: un accordo criminoso stabile e permanente tra almeno tre persone (pactum sceleris); un programma volto a commettere una serie indeterminata di reati legati agli stupefacenti; un’organizzazione minima e stabile di uomini e mezzi.

Una struttura organizzativa ‘rudimentale’ è sufficiente per provare l’esistenza di un’associazione per delinquere?
Sì. La Corte di Cassazione ribadisce che non è richiesta una complessa e articolata organizzazione. È sufficiente l’esistenza di una struttura, anche semplice ed elementare, purché stabile e funzionale al perseguimento del fine comune del gruppo criminale.

Quando un’associazione per il traffico di droga può essere considerata di ‘lieve entità’ (art. 74, comma 6)?
Un’associazione può essere considerata di lieve entità solo a condizione che sia stata programmata fin dall’inizio (ab origine) per commettere esclusivamente reati di minore gravità e che la sua concreta operatività (modalità, mezzi, quantità di stupefacente) sia compatibile con tale finalità. La commissione anche di un solo reato-fine di notevole gravità esclude questa ipotesi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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