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Associazione per delinquere: i requisiti minimi

Un soggetto ricorre in Cassazione contro un’ordinanza di custodia cautelare per associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, sostenendo la mancanza di una vera struttura organizzata. La Corte Suprema rigetta il ricorso, affermando che per configurare il reato è sufficiente un’organizzazione minima, anche orizzontale, essendo decisivo l’accordo stabile per commettere una serie indeterminata di crimini.

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Pubblicato il 17 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione per Delinquere: Quando Basta un’Organizzazione Minima? La Cassazione Risponde

L’associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti richiede una struttura complessa e gerarchica per essere considerata tale? O è sufficiente un legame stabile tra poche persone con un obiettivo criminale comune? A questa domanda cruciale ha dato una risposta chiara la Corte di Cassazione con una recente sentenza, rigettando il ricorso di un indagato sottoposto a custodia cautelare in carcere. La difesa sosteneva proprio l’assenza di una vera e propria struttura organizzata, ma i giudici supremi hanno ribadito un principio consolidato: l’elemento organizzativo, seppur necessario, assume un rilievo secondario rispetto all’accordo permanente volto a commettere reati.

I Fatti del Caso: Un Sodalizio Criminale nel Mirino

Il caso trae origine da un’ordinanza del Tribunale del riesame di Milano, che applicava la misura della custodia cautelare in carcere a un individuo per il reato di cui all’art. 74 del Testo Unico Stupefacenti. Le indagini avevano svelato l’esistenza di un gruppo criminale dedito al reperimento, stoccaggio e distribuzione di sostanze stupefacenti.

Le prove si basavano principalmente su intercettazioni telefoniche e videoriprese effettuate all’interno di un capannone, utilizzato come base logistica. Da queste attività investigative emergevano contatti continui tra gli associati, la frequentazione degli stessi luoghi e l’uso condiviso di beni per l’attività illecita. Il gruppo, che ruotava attorno a due figure principali, si occupava di tagliare, confezionare e distribuire la droga. L’indagato ricorrente era stato identificato come parte integrante di queste operazioni, tanto da essere coinvolto anche in attività di “bonifica” per individuare le microspie installate dagli inquirenti.

L’Appello in Cassazione: La Tesi della Difesa

La difesa dell’indagato ha presentato ricorso in Cassazione articolando due censure principali:
1. Mancanza degli elementi costitutivi del reato associativo: Secondo i legali, non esisteva una vera associazione per delinquere. Le loro argomentazioni si fondavano sul numero esiguo di soggetti coinvolti, sul modesto numero di reati-fine contestati, sull’uso solo occasionale del capannone e sull’utilizzo promiscuo dei veicoli anche per scopi privati. In sintesi, mancava una rete soggettiva e logistica adeguata a configurare una struttura consortile organizzata.
2. Automatismo nell’applicazione della misura cautelare: La difesa lamentava che la custodia in carcere fosse stata disposta in modo automatico, senza una reale valutazione della pericolosità sociale dell’indagato e senza considerare elementi come la datazione non recente dei fatti e la sua condizione di padre di una figlia in tenera età.

L’Associazione per Delinquere e i Suoi Requisiti Secondo la Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto infondate le argomentazioni della difesa, cogliendo l’occasione per ribadire i principi consolidati in materia di associazione per delinquere. I giudici hanno chiarito che, ai fini della configurabilità del reato previsto dall’art. 74 d.P.R. 309/1990, non è necessaria l’esistenza di una complessa struttura di tipo verticistico.

È invece sufficiente un “minimo sostrato organizzativo”, anche di tipo “orizzontale”, purché funzionale alla realizzazione di un programma criminale che va oltre la commissione dei singoli reati. L’elemento dell’organizzazione, pur essendo indispensabile, assume un rilievo secondario. Ciò che conta è dimostrare l’esistenza di un accordo illecito permanente, teso alla realizzazione di un numero indeterminato di delitti. La mancanza assoluta di un supporto strumentale priverebbe il reato della sua offensività, ma basta un’organizzazione minima perché il reato si perfezioni.

Le Motivazioni della Decisione

Sulla base di questi principi, la Corte ha concluso che il Tribunale del riesame aveva correttamente valutato il compendio indiziario. Le intercettazioni e le videoriprese documentavano in modo analitico la serialità delle attività di stoccaggio e confezionamento di stupefacenti, dimostrando il pieno coinvolgimento dell’indagato. La Corte ha inoltre specificato che l’interpretazione del contenuto delle conversazioni è un’attività di merito preclusa al giudice di legittimità, se non in caso di motivazione manifestamente illogica, cosa non avvenuta in questo caso.

Anche il secondo motivo di ricorso è stato ritenuto inammissibile. La Cassazione ha osservato come il Tribunale avesse adeguatamente motivato l’elevata pericolosità sociale dell’indagato, basandosi sulla serialità delle condotte, sui rapporti consolidati all’interno del gruppo e, dato rilevante, sul collegamento con un gruppo ‘ndranghetista. Di fronte a tale quadro, la condizione familiare del ricorrente è stata considerata recessiva, non sufficiente a superare le esigenze cautelari.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale pragmatico e attento alla sostanza dei fenomeni criminali. Stabilisce che per provare un’associazione per delinquere non è necessario ricercare una struttura piramidale o complessa, spesso assente in gruppi criminali moderni e flessibili. L’attenzione del giudice deve concentrarsi sulla stabilità del patto criminale e sulla presenza di quel minimo di risorse e ruoli funzionali al programma delittuoso. Per gli operatori del diritto e per i cittadini, il messaggio è chiaro: la gravità del reato associativo risiede nell’accordo stesso e nella sua capacità di proiettarsi nel tempo, indipendentemente dalla rigidità della sua forma organizzativa.

Per configurare il reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti è necessaria una struttura complessa e gerarchica?
No, secondo la Corte di Cassazione non è necessaria una struttura di tipo verticistico. È sufficiente un minimo sostrato organizzativo, anche “orizzontale”, purché sia strumentale a realizzare un programma criminale che si proietta oltre la consumazione dei singoli reati.

La Corte di Cassazione può riesaminare il contenuto delle intercettazioni per valutarne il significato?
No, l’interpretazione e la valutazione del contenuto delle conversazioni intercettate sono una questione di fatto, rimessa alla competenza esclusiva del giudice di merito. La Corte di Cassazione può sindacare la motivazione solo se questa risulta manifestamente illogica o irragionevole.

La condizione familiare di un indagato, come l’essere genitore di un figlio piccolo, è sufficiente a escludere la custodia in carcere?
Non automaticamente. Nel caso esaminato, la Corte ha confermato la decisione del Tribunale, che ha ritenuto la condizione familiare recessiva rispetto all’elevata pericolosità sociale dell’indagato, desunta dalla serialità delle attività di spaccio e dal collegamento con un’organizzazione criminale più ampia.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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