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Associazione per delinquere: i criteri per la prova

La Corte di Cassazione interviene su un complesso caso di traffico di stupefacenti, delineando i confini tra il reato di associazione per delinquere e il semplice concorso di persone in singoli episodi di spaccio. La sentenza analizza i ricorsi di diversi imputati e del Procuratore generale avverso una decisione della Corte d’Appello, che aveva già riformato la sentenza di primo grado. La Suprema Corte ha annullato con rinvio la sentenza per alcuni imputati su specifici punti, come la qualificazione di un reato o il calcolo della pena, mentre ha dichiarato inammissibili i ricorsi di altri. Il fulcro della decisione risiede nella meticolosa analisi degli elementi necessari a provare l’esistenza di un’associazione per delinquere: non basta la reiterazione dei reati, ma occorre un vincolo stabile e permanente, una struttura organizzativa minima e un programma criminale indeterminato. La Corte sottolinea come anche i conflitti interni al gruppo o un limitato periodo di osservazione non escludano di per sé l’esistenza del sodalizio, se provati altri elementi strutturali.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione per Delinquere: i Criteri per Distinguerla dal Semplice Concorso di Persone

Una recente sentenza della Corte di Cassazione penale offre importanti chiarimenti sui presupposti necessari per configurare il grave reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Il caso in esame, che coinvolgeva numerosi imputati, ha permesso alla Suprema Corte di ribadire la linea di demarcazione tra un’organizzazione criminale stabile e la semplice collaborazione occasionale tra più persone per commettere singoli reati. Comprendere questa distinzione è fondamentale, date le pesanti conseguenze sanzionatorie previste per il reato associativo.

I Fatti di Causa

Il procedimento nasce da un’indagine su un gruppo criminale operante a Crotone, dedito al traffico di cocaina, eroina, hashish e marijuana. In primo grado, il Giudice dell’udienza preliminare aveva condannato diversi soggetti sia per il reato associativo (art. 74 D.P.R. 309/90) sia per una serie di reati-fine (singoli episodi di spaccio, coltivazione, etc., previsti dall’art. 73 D.P.R. 309/90).

La Corte di appello di Catanzaro, in parziale riforma, aveva assolto alcuni imputati dal reato associativo per non aver commesso il fatto, ritenendo che la loro partecipazione si fosse esaurita in un periodo antecedente a quello contestato, e aveva rideterminato le pene per altri. Avverso tale decisione hanno proposto ricorso per cassazione sia diversi imputati, lamentando vizi di motivazione e violazione di legge, sia il Procuratore generale, contestando le assoluzioni.

Le Doglianze degli Imputati e del Procuratore

I ricorsi difensivi si sono concentrati su diversi punti, tra cui:
* La presunta carenza di prova di una vera e propria struttura organizzativa, sostenendo che gli elementi raccolti (principalmente intercettazioni) dimostrassero al più un concorso in singoli reati.
* La contestazione del ruolo apicale o di organizzatore attribuito ad alcuni soggetti.
* Il mancato riconoscimento di attenuanti o di fattispecie meno gravi, come quella dell’associazione di lieve entità.

Il Procuratore generale, di contro, ha criticato le assoluzioni, sostenendo che la Corte d’Appello avesse erroneamente limitato la valutazione temporale delle condotte, omettendo di considerare elementi che provavano la continuità del vincolo associativo.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato le singole posizioni, giungendo a un dispositivo complesso. Per alcuni imputati, i ricorsi sono stati dichiarati inammissibili perché generici o volti a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Per altri, la Corte ha disposto l’annullamento con rinvio ad altra sezione della Corte d’Appello.

In particolare, sono stati accolti i motivi relativi a:
1. Mancata motivazione su specifici reati-fine: Per alcuni imputati, la sentenza è stata annullata limitatamente a un capo d’imputazione (capo 8) per totale assenza di risposta da parte della Corte d’Appello a uno specifico motivo di gravame.
2. Errato calcolo della pena: Per altri, è stato riscontrato un errore nel calcolo del trattamento sanzionatorio, in particolare riguardo agli aumenti per la continuazione tra i reati.
3. Assoluzione di un’imputata: È stato accolto il ricorso del Procuratore generale relativo all’assoluzione di un’imputata, ritenendo che la Corte d’Appello avesse travisato le prove e non avesse correttamente valutato conversazioni intercettate che ricadevano nel periodo di contestazione.

Le motivazioni: i Criteri per l’Associazione per Delinquere

Il cuore della sentenza risiede nella disamina dei principi che governano la prova dell’associazione per delinquere. La Cassazione ha ribadito che, per distinguere questo reato dal concorso di persone nel reato continuato, non è sufficiente la mera ripetizione di condotte illecite. Sono necessari tre elementi costitutivi:

1. Accordo Criminoso Stabile: Un vincolo permanente che lega tre o più persone, destinato a perdurare oltre la commissione dei singoli delitti.
2. Programma Delittuoso Indeterminato: L’obiettivo non è compiere uno o più reati specifici e predeterminati, ma una serie aperta e non definita di delitti.
3. Struttura Organizzativa: Un minimo di organizzazione di uomini e mezzi, anche rudimentale, funzionale al perseguimento del programma criminale.

La Prova del Vincolo Associativo

La Corte ha chiarito che la prova di tale struttura può essere desunta da una serie di indicatori, quali la suddivisione di compiti e ruoli, l’esistenza di una cassa comune, l’adozione di un linguaggio convenzionale, la disponibilità di luoghi per custodire o vendere la droga e la continua ricerca di nuovi canali di approvvigionamento. Cruciale, secondo i giudici, non è tanto il singolo episodio, quanto la capacità del gruppo di operare come un’entità coesa e funzionale.

La sentenza affronta anche temi specifici sollevati dai ricorrenti:
* Conflitti Interni: L’esistenza di contrasti o rivalità tra i membri non esclude l’esistenza del sodalizio. Anzi, il fatto che per risolvere tali conflitti si faccia riferimento alla figura apicale può rafforzare la prova della sua esistenza.
* Durata delle Indagini: Un periodo di osservazione anche breve può essere sufficiente a provare un sistema criminale collaudato, se gli elementi raccolti dimostrano la stabilità dell’accordo.

Conclusioni

Questa pronuncia della Cassazione si pone in linea con l’orientamento consolidato, rafforzando la necessità di un’analisi rigorosa e non parcellizzata degli elementi probatori per affermare la responsabilità per il reato di associazione per delinquere. La sentenza ribadisce che la gravità di tale fattispecie impone al giudice di merito di andare oltre la semplice constatazione di una pluralità di reati, per individuare quel quid pluris rappresentato da un patto stabile e da una struttura organizzativa che rendono il gruppo un pericolo costante per l’ordine pubblico, a prescindere dalla effettiva consumazione dei singoli delitti programmati.

Cosa distingue un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di droga dal concorso di persone in più reati di spaccio?
La differenza fondamentale risiede nella natura dell’accordo. Nel concorso, l’accordo è occasionale e finalizzato a commettere uno o più reati specifici. Nell’associazione per delinquere, invece, esiste un vincolo stabile e permanente tra i membri per commettere una serie indeterminata di delitti, supportato da una minima struttura organizzativa.

I conflitti interni tra i membri di un gruppo possono escludere la configurabilità del reato associativo?
No. Secondo la Corte, l’esistenza di interessi conflittuali o di contrasti tra i singoli componenti non è ostativa al riconoscimento dell’associazione. Anzi, la modalità con cui tali conflitti vengono gestiti, ad esempio attraverso l’intervento di una figura di vertice, può costituire un’ulteriore prova dell’esistenza di una struttura organizzata.

Un breve periodo di indagini è sufficiente a provare l’esistenza di un’associazione criminale?
Sì, può essere sufficiente. La Corte ha specificato che la durata del periodo di osservazione delle condotte criminose può essere anche breve, a condizione che dagli elementi acquisiti si possa inferire l’esistenza di un sistema stabile e collaudato al quale i membri facevano riferimento, anche se per un tempo limitato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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