LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Associazione per delinquere: i criteri per la condanna

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di tre imputati, condannati per aver partecipato a un’associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. La sentenza chiarisce i criteri distintivi tra il reato associativo e il semplice concorso di persone, sottolineando l’importanza di un accordo stabile e di una struttura organizzativa, anche minima, per il perseguimento di un programma criminale indeterminato. La Corte ha confermato la condanna del promotore del gruppo, rigettando le tesi difensive sulla lieve entità del fatto e sull’insussistenza dell’aggravante dell’associazione armata.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione per delinquere: i criteri per la condanna secondo la Cassazione

Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui criteri per configurare il reato di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, distinguendola nettamente dal semplice concorso di persone nel reato. La Corte, nel dichiarare inammissibili i ricorsi di tre imputati, ha ribadito la necessità di un vincolo stabile e di una struttura organizzativa minima per poter parlare di sodalizio criminale.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un gruppo criminale operante nel napoletano, dedito al traffico di diverse tipologie di sostanze stupefacenti, tra cui cocaina, crack, hashish e marijuana. Le indagini avevano messo in luce una vera e propria organizzazione con una precisa divisione dei ruoli: al vertice vi era un promotore che dirigeva le operazioni, gestiva i proventi e manteneva il controllo del territorio; altri membri si occupavano della vendita al dettaglio nelle piazze di spaccio.

L’associazione si avvaleva di una struttura ben definita, con luoghi dedicati allo spaccio, un linguaggio in codice per le comunicazioni, una contabilità per monitorare i guadagni e persino meccanismi di mutuo soccorso per assistere legalmente ed economicamente i membri arrestati. A seguito delle condanne emesse dalla Corte di Appello, gli imputati hanno proposto ricorso per cassazione.

I Motivi del Ricorso e la nozione di associazione per delinquere

Il principale ricorrente ha contestato la sua condanna per associazione per delinquere, sostenendo che gli elementi raccolti avrebbero al massimo potuto configurare un concorso di persone in singoli episodi di spaccio. Secondo la difesa, mancava la prova di un accordo stabile e di una struttura organizzativa permanente. Inoltre, venivano contestati il ruolo apicale attribuito all’imputato, il mancato riconoscimento dell’ipotesi lieve del reato associativo e l’applicazione dell’aggravante dell’associazione armata.

Un altro imputato contestava la mancata qualificazione del reato di spaccio come fatto di lieve entità, mentre il terzo, che aveva concordato la pena in appello, lamentava vizi nella motivazione.

L’analisi della Corte sulla struttura del sodalizio

La Corte di Cassazione ha respinto tutte le argomentazioni difensive. Ha innanzitutto chiarito la differenza fondamentale tra il concorso di persone e l’associazione per delinquere: il primo si basa su un accordo occasionale per commettere uno o più reati specifici, mentre la seconda presuppone un pactum sceleris duraturo, volto a realizzare un programma criminale indeterminato.

Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero correttamente individuato gli elementi sintomatici dell’esistenza di un vero e proprio sodalizio:

* Struttura organizzativa: Anche se rudimentale, l’organizzazione era stabile e funzionale, con piazze di spaccio definite, turni di lavoro per i pusher e vedette per la sorveglianza.
* Divisione dei ruoli: Esisteva una chiara gerarchia, con un capo che impartiva direttive e gestiva i profitti.
* Stabilità del vincolo: Il gruppo operava in modo continuativo, con meccanismi di sostituzione per i membri arrestati e forme di assistenza economica e legale, a dimostrazione della permanenza del legame associativo (affectio societatis scelerum).
* Programma criminale aperto: L’attività non era limitata a singoli episodi, ma mirava a un controllo sistematico del mercato della droga nel territorio di riferimento.

Le Motivazioni della Decisione

La Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, fornendo una motivazione dettagliata per ciascuno dei punti sollevati.

Sull’aggravante dell’associazione armata e la lieve entità

La Corte ha confermato l’aggravante dell’associazione armata, specificando che, ai fini dell’art. 74 del Testo Unico Stupefacenti, è sufficiente la mera disponibilità di armi da parte dei membri, non essendo richiesta la prova che tali armi fossero funzionali agli scopi dell’associazione. È bastato dimostrare che il capo, data la sua posizione e il contesto di conflittualità con gruppi rivali, fosse a conoscenza o potesse prevedere la presenza di armi all’interno del gruppo.

È stata altresì respinta la richiesta di riconoscere l’ipotesi di reato associativo di lieve entità (comma 6 dell’art. 74). La Corte ha sottolineato che tale ipotesi è configurabile solo quando l’associazione è strutturata per commettere esclusivamente fatti di modesta gravità. Nel caso in esame, il volume d’affari, la varietà delle sostanze, la vasta clientela e la disponibilità di armi erano tutti elementi incompatibili con una valutazione di lieve entità.

Sulla posizione degli altri ricorrenti

Il ricorso dell’imputato condannato per spaccio è stato ritenuto infondato, poiché le modalità organizzate e sistematiche della cessione di droga escludevano la possibilità di qualificare il fatto come di lieve entità. Infine, il ricorso del terzo imputato è stato dichiarato inammissibile in quanto il “concordato in appello” preclude la possibilità di contestare in Cassazione i punti oggetto dell’accordo, salvo vizi nella formazione della volontà, non riscontrati nel caso di specie.

Conclusioni

La sentenza consolida l’orientamento giurisprudenziale sui requisiti costitutivi dell’associazione per delinquere. La Corte ribadisce che per la condanna non è necessaria un’organizzazione complessa e formale, ma è sufficiente un accordo stabile e una struttura minima, idonea a perseguire un programma criminale non predeterminato. La pronuncia chiarisce inoltre i limiti applicativi delle ipotesi di lieve entità e i presupposti dell’aggravante dell’associazione armata, fornendo criteri interpretativi cruciali per il contrasto alla criminalità organizzata.

Quali elementi distinguono l’associazione per delinquere dal concorso di persone nel reato?
L’associazione per delinquere si caratterizza per l’esistenza di un vincolo associativo stabile e permanente tra i membri, finalizzato alla realizzazione di un programma criminale indeterminato. Il concorso di persone, invece, si basa su un accordo occasionale e limitato alla commissione di uno o più reati specifici, esaurito il quale l’accordo cessa.

Quando un’associazione finalizzata al traffico di droga si considera ‘armata’?
Secondo la sentenza, l’aggravante dell’associazione armata ricorre quando i partecipanti hanno la disponibilità di armi. Non è necessario che le armi siano state utilizzate o che fossero strettamente funzionali al traffico di droga; è sufficiente che siano a disposizione del gruppo e che i vertici ne siano consapevoli o potessero prevederne la presenza.

È possibile qualificare un’associazione per delinquere come ‘fatto di lieve entità’?
Sì, ma solo a condizioni molto specifiche. L’ipotesi di lieve entità (art. 74, comma 6, T.U. Stupefacenti) si applica solo se l’associazione è costituita per commettere esclusivamente reati di spaccio di lieve entità. Se l’organizzazione ha una capacità operativa significativa, gestisce diversi tipi di droghe, ha una vasta clientela o dispone di armi, come nel caso esaminato, questa ipotesi viene esclusa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati