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Associazione per delinquere: i criteri della Cassazione

Due individui hanno impugnato la loro condanna per associazione per delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti, sostenendo che la loro condotta costituisse un mero concorso di persone. La Corte di Cassazione ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando la decisione dei giudici di merito. La sentenza ribadisce che per configurare il reato di associazione per delinquere è sufficiente una struttura organizzativa stabile, anche se rudimentale, e un accordo tra i membri, anche implicito, che superi la singola commissione di reati.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione per delinquere: quando la collaborazione diventa un reato autonomo

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, è tornata a pronunciarsi sui criteri distintivi tra il semplice concorso di persone nel reato e la più grave fattispecie di associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. La decisione sottolinea come la presenza di una struttura organizzata, seppur minima, e un programma criminoso stabile siano elementi decisivi per configurare il reato associativo, anche quando i ruoli dei singoli partecipanti non siano di vertice.

I fatti del caso

Due soggetti venivano condannati in primo e secondo grado per aver partecipato a un’associazione criminale dedita allo spaccio di cocaina, crack, hashish e marijuana, oltre che per singoli episodi di cessione di sostanze. Secondo l’accusa, i due imputati agivano come partecipi dell’organizzazione, fornendo supporto logistico e occupandosi della custodia e della suddivisione della droga.

I ricorrenti, attraverso i loro difensori, hanno presentato ricorso in Cassazione sostenendo che la loro condotta non integrasse gli estremi dell’associazione. A loro dire, mancava un’organizzazione stabile e una piena consapevolezza di far parte di un sodalizio strutturato; si sarebbe trattato, al più, di episodi di spaccio commessi in concorso con altre persone. In particolare, uno dei due evidenziava come l’asserito capo dell’organizzazione, in una conversazione intercettata, avesse manifestato l’intenzione di tenerlo all’oscuro riguardo al contenuto di una borsa contenente armi e droga, a dimostrazione della sua estraneità al patto associativo.

La Cassazione e la configurabilità dell’associazione per delinquere

La Suprema Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili, confermando le sentenze di condanna. I giudici di legittimità hanno innanzitutto ribadito un principio fondamentale: in presenza di una “doppia conforme”, ovvero quando la sentenza d’appello conferma quella di primo grado, il vaglio della Cassazione è limitato agli errori di diritto e non può estendersi a una nuova valutazione dei fatti. I ricorsi, secondo la Corte, si limitavano a riproporre le stesse contestazioni già respinte dai giudici di merito, sollecitando una rilettura delle prove, in particolare delle intercettazioni, che non è consentita in sede di legittimità.

Le motivazioni della Sentenza

Nel merito, la Corte ha chiarito che l’elemento distintivo dell’associazione per delinquere rispetto al concorso di persone risiede nel carattere della stabilità dell’accordo e nella presenza di una struttura organizzativa, anche rudimentale, preordinata alla realizzazione di un programma criminoso. Non è necessario un patto formale, potendo l’accordo associativo desumersi da fatti concludenti come i contatti continui tra i membri, la divisione dei compiti, l’uso di basi logistiche e la gestione comune dei proventi e delle ‘perdite’ dell’attività, come l’arresto di un sodale.

Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che la piena partecipazione degli imputati fosse provata da elementi concreti: la loro diretta interlocuzione con il vertice del gruppo, la consapevolezza della disponibilità di un’arma clandestina, la partecipazione alla suddivisione di ingenti quantitativi di droga (dal valore di 20.000 euro) e il loro coinvolgimento attivo nel momento di crisi del sodalizio, seguito all’arresto di un altro membro. Tali circostanze, secondo i giudici, dimostravano inequivocabilmente la loro volontà di far parte stabilmente del gruppo criminale (la cosiddetta affectio societatis), superando la mera collaborazione occasionale.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza consolida l’orientamento giurisprudenziale secondo cui, per integrare il reato di associazione per delinquere, non è richiesta un’organizzazione complessa e gerarchica. È sufficiente un minimo di struttura stabile e la consapevolezza dei partecipanti di contribuire a un progetto criminale comune e duraturo. La decisione serve da monito: anche chi svolge ruoli apparentemente marginali, come la custodia di droga o armi, può essere considerato a tutti gli effetti partecipe di un’associazione criminale se è consapevole della struttura e agisce per il perseguimento dei suoi fini. La valutazione del giudice si basa sull’analisi complessiva dei comportamenti e delle dinamiche relazionali, che possono rivelare l’esistenza di un vincolo associativo stabile al di là dei singoli reati commessi.

Qual è la differenza fondamentale tra concorso di persone e associazione per delinquere?
La differenza risiede nella stabilità dell’accordo e nell’esistenza di una struttura organizzativa. Nel concorso, più persone collaborano per commettere uno o più reati specifici. Nell’associazione per delinquere, invece, esiste un vincolo permanente e un’organizzazione stabile (anche minima) finalizzata a commettere una serie indeterminata di delitti.

È necessaria un’organizzazione complessa per configurare il reato di associazione per delinquere?
No. La Corte di Cassazione ha ribadito che non è richiesta un’organizzazione complessa o dotata di notevoli mezzi economici. È sufficiente l’esistenza di strutture, anche rudimentali, e di una predisposizione di mezzi idonea a creare un supporto stabile per il perseguimento del fine criminale comune.

Si può chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove, come le intercettazioni?
No, di norma non è possibile. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, il che significa che valuta solo la corretta applicazione della legge e la logicità della motivazione. Non può effettuare una nuova valutazione delle prove o dei fatti, come l’interpretazione del linguaggio usato nelle intercettazioni, che è di competenza esclusiva dei giudici di primo e secondo grado.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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