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Associazione per delinquere: i criteri della Cassazione

La Corte di Cassazione annulla un’ordinanza che aveva escluso il reato di associazione per delinquere in un caso di false certificazioni formative. La sentenza chiarisce che per l’associazione per delinquere non sono necessari né una cassa comune né la conoscenza reciproca tra tutti gli affiliati, essendo sufficiente un accordo stabile per un programma criminoso indeterminato. Inoltre, viene affermata la natura di atto pubblico delle certificazioni informatiche accreditate e spendibili in concorsi.

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Pubblicato il 1 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione per delinquere: la Cassazione stabilisce i criteri per la configurabilità del reato

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione è intervenuta per chiarire i contorni del reato di associazione per delinquere, in particolare in contesti criminali non gerarchici ma basati su una rete di collaborazioni. La pronuncia analizza un caso legato alla produzione di certificazioni formative false, stabilendo principi importanti sulla struttura del vincolo associativo e sulla natura giuridica dei titoli rilasciati.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’indagine su un vasto sistema illecito finalizzato al rilascio di certificazioni e qualifiche professionali. L’imputato, legale rappresentante di un’accademia di formazione, era stato sottoposto agli arresti domiciliari con l’accusa di far parte di un’associazione per delinquere dedita alla commissione di numerosi delitti di falso.

Secondo l’accusa, l’imputato, in concorso con i titolari di un altro centro studi che fungeva da fulcro dell’organizzazione, avrebbe contribuito a far ottenere a numerosi discenti certificazioni informatiche e qualifiche professionali senza che ne avessero i requisiti, inducendo in errore gli enti certificatori accreditati.

Il Tribunale del Riesame, in parziale accoglimento del ricorso della difesa, aveva escluso la sussistenza del reato di associazione per delinquere. Secondo il Tribunale, mancava il requisito della “circolarità dei rapporti” tra tutti gli affiliati, i quali sarebbero stati collegati solo con il centro studi principale, e l’assenza di una “cassa comune”. Di conseguenza, la misura cautelare era stata sostituita con una misura interdittiva. Avverso tale decisione, il Pubblico Ministero ha proposto ricorso per cassazione.

I motivi del ricorso e l’associazione per delinquere

Il Pubblico Ministero ha impugnato la decisione del Riesame lamentando un’errata applicazione della legge penale. In primo luogo, ha contestato l’esclusione dell’associazione per delinquere, sostenendo che il Tribunale avesse introdotto requisiti non previsti dalla norma, come la conoscenza reciproca di tutti i sodali e l’esistenza di una cassa comune. Secondo l’accusa, era invece emersa un’organizzazione stabile, con una chiara ripartizione dei ruoli e un programma criminoso ben definito, elementi sufficienti a integrare il reato.

In secondo luogo, il ricorrente ha censurato la riqualificazione del reato di falso relativo a una specifica certificazione informatica, declassato da falso in atto pubblico a falso in certificati. A suo avviso, tale certificazione, essendo riconosciuta e utilizzata per ottenere punteggi in concorsi pubblici, doveva essere considerata a tutti gli effetti un atto pubblico.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto i primi due motivi del ricorso, annullando con rinvio l’ordinanza impugnata.

Le motivazioni della Sentenza

La Corte ha ritenuto fondate le censure relative al reato associativo. I giudici di legittimità hanno ribadito che, per la configurabilità dell’associazione per delinquere ai sensi dell’art. 416 c.p., sono necessari tre elementi: un vincolo associativo stabile tra almeno tre persone, un programma criminoso indeterminato e una struttura organizzativa minima idonea a realizzarlo.

La Cassazione ha specificato che la norma non richiede affatto che tutti i membri si conoscano reciprocamente o che vi sia una “cassa comune”. Questi ultimi sono elementi tipici di organizzazioni criminali più complesse, come quelle di stampo mafioso, ma non sono costitutivi della fattispecie base di associazione per delinquere. È sufficiente la consapevolezza di ciascun partecipe di far parte di un sodalizio durevole e di contribuire, insieme ad altri, alla realizzazione di un progetto criminale condiviso. Pertanto, il Tribunale del Riesame ha errato nell’escludere il reato sulla base di requisiti non previsti dalla legge.

Anche il secondo motivo è stato accolto. La Corte ha affermato che una certificazione rilasciata da un ente privato, qualora abbia ottenuto l’accreditamento da un’autorità pubblica e sia destinata a confluire in un procedimento amministrativo (come la formazione di graduatorie in un concorso pubblico), assume la natura di atto pubblico. La sua funzione probatoria all’interno della procedura pubblica le conferisce tale qualifica ai fini della legge penale. La motivazione del Tribunale, che si era limitato a negare la sua “spendibilità in sede pubblicistica”, è stata giudicata apodittica e carente.

Infine, la Corte ha dichiarato inammissibile il motivo relativo all’aggravante della fidefacenza, in quanto formulato in modo generico e senza un confronto specifico con le argomentazioni del provvedimento impugnato.

Conclusioni

La sentenza rappresenta un importante punto fermo su due questioni cruciali. In primo luogo, riafferma un’interpretazione rigorosa ma corretta dei requisiti dell’associazione per delinquere, chiarendo che la stabilità del patto e l’indeterminatezza del programma criminale sono gli elementi centrali, a prescindere da formalismi come la cassa comune o la piena conoscenza tra i membri. In secondo luogo, consolida il principio secondo cui il valore di atto pubblico di un documento non dipende solo dalla natura pubblica del soggetto emittente, ma anche dalla sua funzione e destinazione giuridica, soprattutto quando incide su procedimenti della pubblica amministrazione. La causa è stata quindi rinviata al Tribunale del Riesame per un nuovo giudizio che dovrà attenersi ai principi di diritto enunciati dalla Cassazione.

Per configurare il reato di associazione per delinquere è necessario che tutti i membri si conoscano tra loro?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che per l’integrazione del reato non è necessaria la conoscenza reciproca di tutti gli associati, essendo sufficiente la consapevolezza di ciascun membro di partecipare a una società criminosa strutturata e finalizzata a un programma criminale.

Una certificazione informatica rilasciata da un ente privato può essere considerata un atto pubblico?
Sì. Secondo la Corte, una certificazione di questo tipo rientra nella nozione penalistica di atto pubblico quando l’ente che la rilascia è accreditato da un’autorità pubblica e il documento è destinato a produrre effetti giuridici in procedimenti amministrativi, come l’attribuzione di punteggio nei concorsi pubblici.

Quali sono gli elementi essenziali per l’esistenza di un’associazione per delinquere secondo la Cassazione?
Gli elementi necessari sono: un accordo criminoso stabile tra tre o più persone, un programma delittuoso indeterminato e una struttura collettiva idonea alla sua realizzazione. La sentenza specifica che requisiti come una “cassa comune” non sono indispensabili per la configurabilità del reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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