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Associazione per delinquere e droga: i criteri

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato contro la custodia cautelare per associazione per delinquere e narcotraffico. Nonostante l’indagato avesse più fornitori, la Corte ha confermato la gravità indiziaria, valorizzando il rapporto stabile e consapevole con il gruppo criminale e il rispetto delle sue regole interne.

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Pubblicato il 13 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione per Delinquere e Narcotraffico: Quando si è Parte del Gruppo?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione offre importanti chiarimenti sui criteri per determinare la partecipazione a un’associazione per delinquere finalizzata al narcotraffico. Il caso analizzato riguarda un soggetto sottoposto a custodia cautelare, il quale sosteneva la propria estraneità al sodalizio criminale sulla base del fatto di non avere un rapporto di fornitura esclusiva. La Corte ha rigettato questa tesi, delineando i contorni della partecipazione organica a un gruppo criminale.

I Fatti alla base della controversia

Il Tribunale di Catanzaro, in funzione di Giudice del riesame, confermava un’ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di un individuo per i reati di associazione per delinquere dedita al narcotraffico e detenzione di sostanze stupefacenti. L’indagato, tramite il suo difensore, proponeva ricorso in Cassazione, lamentando un vizio di motivazione e una violazione di legge.

La difesa sosteneva che:
1. Le prove si basavano su “droga parlata”, ovvero intercettazioni telefoniche non supportate da effettivi sequestri di droga.
2. Mancava un rapporto stabile ed esclusivo con il gruppo criminale, poiché l’indagato si riforniva anche da altri soggetti esterni all’associazione.
3. Le transazioni con i membri del sodalizio erano solo episodiche e occasionali.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile per genericità e manifesta infondatezza. Secondo gli Ermellini, il Tribunale del riesame aveva fornito una motivazione completa, logica e aderente alle prove raccolte, senza alcuna violazione di legge. La Corte ha ritenuto che gli argomenti della difesa fossero basati su una lettura parziale e frammentaria degli atti, senza un reale confronto con il complesso impianto accusatorio confermato dai giudici di merito.

Le motivazioni: i criteri per l’associazione per delinquere

Il fulcro della decisione risiede nell’analisi dei criteri che definiscono la partecipazione a un’associazione per delinquere. La Cassazione ha smontato le argomentazioni difensive, chiarendo punti fondamentali.

La non esclusività del rapporto di fornitura

La Corte ha ribadito un principio consolidato: l’acquisto di sostanze stupefacenti anche da canali diversi non esclude, di per sé, l’inserimento organico in un’associazione. Ciò che conta è la stabilità del rapporto di fornitura con il sodalizio. Nel caso di specie, era emerso che il gruppo criminale, parte di una più ampia confederazione mafiosa, imponeva ai propri affiliati di rifornirsi da fornitori “approvati” dai vertici. L’indagato non solo era consapevole di questa regola, ma l’accettava per poter “tenere la zona”, ovvero continuare a operare nel territorio controllato dall’organizzazione, anche se l’acquisto fosse stato meno conveniente.

La rilevanza delle prove e la “droga parlata”

L’argomento della “droga parlata” è stato ritenuto eccentrico e sganciato dalla realtà processuale. I giudici hanno sottolineato che, oltre alla “allarmante chiarezza” dei colloqui intercettati, erano stati effettuati numerosi recuperi di sostanza stupefacente e arresti in flagranza, che fornivano un solido riscontro oggettivo alle conversazioni captate. Questo dimostra che le intercettazioni, se supportate da altri elementi, costituiscono una prova pienamente valida.

Le conclusioni: implicazioni pratiche

La sentenza rafforza l’idea che per valutare l’appartenenza a un’associazione per delinquere non ci si può fermare a singoli elementi, come l’esclusività del fornitore, ma occorre una visione d’insieme. La consapevolezza e l’accettazione delle regole interne del gruppo, la stabilità dei rapporti e il contributo funzionale al raggiungimento degli scopi del sodalizio sono gli indici che determinano l’inserimento organico di un soggetto nell’organizzazione criminale. Un ricorso in Cassazione, per avere successo, deve confrontarsi in modo puntuale e non generico con la motivazione del provvedimento impugnato, evitando letture parziali degli elementi di prova.

Avere più fornitori di droga esclude la partecipazione a un’associazione per delinquere?
No. Secondo la Corte, l’acquisto di stupefacenti da diversi fornitori non esclude di per sé l’inserimento in un sodalizio criminale. Ciò che è determinante è la stabilità del rapporto con il gruppo e l’accettazione delle sue regole, come quella di acquistare primariamente da fornitori “approvati” dall’organizzazione.

Le sole intercettazioni telefoniche (“droga parlata”) sono sufficienti per una misura cautelare per narcotraffico?
Nel caso specifico, la Corte ha respinto questa argomentazione difensiva, evidenziando che le intercettazioni, di per sé molto chiare, erano comunque corroborate da numerosi riscontri oggettivi, come sequestri di sostanze stupefacenti e arresti in flagranza di reato.

Cosa rende un ricorso in Cassazione inammissibile per genericità?
Un ricorso è considerato generico e quindi inammissibile quando si basa su una lettura parziale e frammentaria degli elementi di prova e non instaura un reale “dialogo” critico con la motivazione del provvedimento impugnato, limitandosi a riproporre doglianze già esaminate e respinte dai giudici di merito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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