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Associazione per delinquere: acquisto non basta

La Cassazione annulla un’ordinanza di custodia cautelare per associazione per delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. L’acquisto continuativo di droga, anche per un lungo periodo, non è sufficiente a dimostrare la partecipazione al sodalizio. È necessario provare l’adesione al programma criminoso, valutando il contenuto economico delle transazioni e l’importanza dell’acquirente per il gruppo, elementi che il Tribunale del riesame non aveva adeguatamente motivato.

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Pubblicato il 12 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Acquisto di Droga e Associazione per Delinquere: Quando Non Basta

La linea di confine tra un semplice acquirente di stupefacenti, anche se abituale, e un partecipe a un’associazione per delinquere finalizzata al traffico è sottile ma giuridicamente cruciale. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato i principi necessari per distinguere le due figure, annullando un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per carenza di motivazione. L’analisi del provvedimento offre spunti fondamentali per comprendere come la giurisprudenza valuti la condotta di chi si approvvigiona di droga da un gruppo criminale organizzato.

I Fatti del Caso

Il caso riguardava un individuo sottoposto a custodia cautelare in carcere con l’accusa di far parte di un’associazione dedita al traffico di stupefacenti. Secondo l’accusa, l’indagato avrebbe mantenuto un rapporto stabile e continuativo di fornitura con uno dei membri del sodalizio per circa tre anni. Il Tribunale del riesame, confermando la misura, aveva valorizzato la durata del rapporto e l’esistenza di un legame di debito/credito consolidato. Tuttavia, la difesa ha impugnato l’ordinanza dinanzi alla Corte di Cassazione, sostenendo che l’indagato fosse un semplice acquirente, responsabile al più di una modesta attività di spaccio, ma totalmente estraneo alle dinamiche e agli altri membri dell’associazione.

La Decisione della Cassazione sull’Associazione per Delinquere

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza impugnata con rinvio al Tribunale del riesame per una nuova valutazione. Il punto centrale della decisione è che, per configurare la partecipazione a un’associazione criminale, non è sufficiente dimostrare un acquisto costante e prolungato di sostanze stupefacenti. È necessario un ‘quid pluris’: la prova che la volontà dei contraenti abbia superato la soglia del normale rapporto contrattuale di compravendita, trasformandosi in una vera e propria adesione dell’acquirente al programma criminoso del gruppo. Il semplice rapporto fornitore-cliente, anche se duraturo, non integra di per sé il reato associativo.

Le Motivazioni

La Corte ha ritenuto la motivazione del Tribunale del riesame inadeguata sotto due profili cruciali, già evidenziati dalla giurisprudenza di legittimità.

1. Il Contenuto Economico delle Transazioni

Il Tribunale non aveva analizzato adeguatamente il contenuto economico delle operazioni. Sebbene avesse menzionato un rapporto di fornitura pluriennale, non si era soffermato sulla portata economica delle singole cessioni (che, dagli atti, apparivano di quantità relativamente modeste: 30 grammi, 20 grammi, 8 grammi di hashish). Questo aspetto è invece fondamentale, perché la consistenza economica degli scambi può essere un indice del fatto che l’acquirente non stia solo soddisfacendo un bisogno personale o un piccolo spaccio, ma stia operando come una vera e propria ‘filiale’ del gruppo.

2. La Rilevanza Obiettiva per il Sodalizio

Ancora più importante, mancava qualsiasi motivazione sulla rilevanza obiettiva che l’acquirente rivestiva per il sodalizio criminale. Per provare la partecipazione, è necessario dimostrare che il gruppo criminale faccia un affidamento stabile sull’approvvigionamento da parte di quel soggetto, al punto che la sua attività sia funzionale al consolidamento dell’intera attività delittuosa. Nel caso di specie, l’ordinanza non spiegava come e perché gli acquisti dell’indagato, effettuati peraltro tramite un solo membro, fossero così importanti da renderlo un ‘intraneo’ all’associazione.

Le Conclusioni

La sentenza ribadisce un principio di garanzia fondamentale: non si può essere considerati membri di un’associazione criminale solo perché si acquista droga, anche se in modo continuativo, da uno dei suoi affiliati. La partecipazione a un’associazione per delinquere richiede una prova rigorosa dell’adesione consapevole al patto criminale e di un ruolo funzionale al programma del sodalizio. Il giudice del riesame dovrà ora tornare a valutare i fatti, ma questa volta dovrà motivare in modo approfondito sul peso economico delle transazioni e, soprattutto, sul ruolo strategico che l’indagato avrebbe rivestito per la vita e gli scopi dell’organizzazione criminale. In assenza di tali elementi, l’accusa di partecipazione al sodalizio non può reggere.

L’acquisto continuativo di droga da un membro di un’associazione è sufficiente per essere considerati partecipi del reato?
No, secondo la Corte di Cassazione l’acquisto abituale, anche se protratto nel tempo, non è di per sé sufficiente. È necessario che questo rapporto si trasformi in una vera e propria adesione consapevole al programma criminale del gruppo.

Quali elementi deve valutare un giudice per stabilire se un acquirente di droga è parte di un’associazione per delinquere?
Il giudice deve valutare elementi che vanno oltre il semplice rapporto di compravendita. In particolare, deve analizzare il contenuto economico delle transazioni (la loro consistenza e valore) e la rilevanza oggettiva che l’acquirente riveste per il sostentamento e l’attività del sodalizio criminale, dimostrando che il gruppo fa un affidamento stabile su di lui.

Cosa succede quando la motivazione di un provvedimento di custodia cautelare è ritenuta inadeguata dalla Cassazione?
La Corte di Cassazione annulla il provvedimento e rinvia il caso a un nuovo giudice (in questa vicenda, il Tribunale del riesame). Quest’ultimo dovrà riesaminare la questione e decidere di nuovo, ma dovrà obbligatoriamente attenersi ai principi di diritto e ai criteri di valutazione indicati nella sentenza della Cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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