LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Associazione mafiosa straniera: la Cassazione conferma

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di alcuni membri di un’organizzazione criminale di origine nigeriana, confermando la qualifica di associazione mafiosa straniera. La Corte ha ribadito che per integrare il reato ex art. 416-bis c.p. non è necessario il controllo geografico del territorio, ma è sufficiente l’assoggettamento di una specifica comunità attraverso la forza di intimidazione del vincolo associativo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 15 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione Mafiosa Straniera: La Cassazione sui Cult Nigeriani

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha confermato la condanna per alcuni membri di un’organizzazione criminale di origine nigeriana, qualificandola come associazione mafiosa straniera ai sensi dell’art. 416-bis del codice penale. Questa decisione è di fondamentale importanza perché consolida i principi per l’applicazione di una delle più gravi fattispecie di reato del nostro ordinamento a gruppi criminali etnici che operano sul territorio nazionale, chiarendo in particolare il concetto di “controllo del territorio”.

I fatti del caso

Il caso trae origine da un’indagine su un gruppo criminale organizzato, noto come “cult” nigeriano (nello specifico, il gruppo dei “Viking”), attivo nella città di Torino. Gli imputati erano stati condannati in appello per aver partecipato a un’associazione per delinquere di stampo mafioso, oltre che per una serie di reati fine quali traffico di stupefacenti, sfruttamento della prostituzione, rapine, estorsioni e lesioni gravi. L’associazione si caratterizzava per una rigida struttura gerarchica, rituali di affiliazione violenti, l’uso di un linguaggio codificato e un forte legame con la “casa-madre” in Nigeria.

Il gruppo esercitava il proprio potere intimidatorio principalmente all’interno della comunità nigeriana di Torino, imponendo regole, riscuotendo quote associative e punendo con violenza chi non si sottometteva. Gli episodi contestati includevano aggressioni brutali, pestaggi e rapine ai danni di connazionali, anche non affiliati, creando un clima diffuso di paura e omertà.

La decisione della Corte di Cassazione e l’associazione mafiosa straniera

Gli imputati hanno presentato ricorso in Cassazione, contestando principalmente due aspetti: la qualificazione del loro gruppo come associazione mafiosa straniera e la valutazione delle prove a loro carico. La Suprema Corte ha rigettato tutti i ricorsi, dichiarandoli inammissibili e confermando, di fatto, l’impianto accusatorio e la decisione della Corte d’Appello. La sentenza ha fornito chiarimenti cruciali sulla configurabilità del reato di mafia per i gruppi stranieri.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si sono concentrate su alcuni punti chiave che meritano un’analisi approfondita.

La configurabilità del reato di associazione mafiosa straniera

La Corte ha ribadito un principio consolidato: il reato previsto dall’art. 416-bis c.p. è applicabile anche a gruppi criminali composti da stranieri che operano in Italia. Non è necessario che l’associazione abbia le caratteristiche storiche delle mafie tradizionali italiane. Ciò che rileva è la presenza degli elementi costitutivi della fattispecie:
1. La forza di intimidazione: La capacità del gruppo di incutere timore, derivante non solo dai singoli atti di violenza ma dalla sua stessa esistenza e fama criminale.
2. L’assoggettamento: La condizione di sottomissione psicologica delle vittime.
3. L’omertà: Il silenzio imposto alla comunità, che impedisce la collaborazione con le autorità.

Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che il “cult” nigeriano possedesse tutti questi elementi, esercitando un potere criminale che generava paura e sottomissione all’interno della comunità di riferimento.

Il concetto di “controllo del territorio” per i gruppi stranieri

Un aspetto centrale della motivazione riguarda l’interpretazione del “controllo del territorio”. I giudici hanno chiarito che, per una associazione mafiosa straniera, questo requisito non va inteso come un controllo militare o esclusivo su un’intera area geografica (un quartiere, una città). È invece sufficiente che il gruppo riesca ad assoggettare al proprio potere criminale un numero indeterminato di persone appartenenti a una determinata comunità (in questo caso, quella nigeriana) insediata in quel territorio. Il controllo, quindi, è di natura sociale e comunitaria, più che geografica.

L’inammissibilità dei ricorsi

La Corte ha dichiarato i ricorsi inammissibili perché i motivi presentati erano generici e non si confrontavano specificamente con le argomentazioni dettagliate della sentenza d’appello. I ricorrenti, in sostanza, tentavano di ottenere una nuova valutazione dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità. Inoltre, per uno degli imputati, l’inammissibilità derivava anche dall’aver concordato la pena in appello, rinunciando implicitamente ai motivi di ricorso relativi alla responsabilità penale.

Conclusioni

La sentenza in commento rappresenta un’importante conferma dell’orientamento della giurisprudenza sulla lotta alle mafie straniere. Stabilisce con chiarezza che la legislazione antimafia italiana è uno strumento flessibile, capace di adattarsi a fenomeni criminali nuovi e diversi da quelli tradizionali. Il principio secondo cui il controllo di una comunità equivale al controllo del territorio è fondamentale per contrastare efficacemente quei gruppi che, pur senza dominare intere aree geografiche, riescono a creare zone franche di illegalità e sottomissione all’interno di specifiche enclave sociali.

Un’organizzazione criminale straniera che opera in Italia può essere considerata di tipo mafioso?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che il reato di associazione di tipo mafioso (art. 416-bis c.p.) è configurabile anche per gruppi criminali di origine straniera, a condizione che possiedano gli elementi caratteristici della fattispecie, come la forza di intimidazione e la capacità di generare assoggettamento e omertà.

Cosa si intende per “controllo del territorio” quando si parla di un’associazione mafiosa straniera?
La sentenza chiarisce che il requisito del “controllo del territorio” non si riferisce necessariamente a un’area geografica, ma al controllo su una comunità o un’aggregazione sociale individuabile insediata in quel territorio. È sufficiente che il gruppo miri ad assoggettare al proprio potere un numero indeterminato di persone di una determinata comunità.

Perché i ricorsi degli imputati sono stati dichiarati inammissibili?
I ricorsi sono stati giudicati inammissibili perché i motivi erano generici, non si confrontavano specificamente con le argomentazioni della sentenza d’appello e miravano a una rivalutazione dei fatti, non consentita in sede di Cassazione. Per un imputato, inoltre, l’inammissibilità è derivata dall’aver formulato una proposta di concordato in appello, rinunciando così ai motivi relativi alla responsabilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati