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Associazione mafiosa: la Cassazione e le nuove forme

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per il reato di associazione mafiosa. La sentenza analizza la configurabilità di un’associazione autonoma e orizzontale, composta da membri di diverse mafie storiche (‘Cosa nostra’, ‘ndrangheta’, ‘camorra’), che opera nel tessuto economico, in particolare nel settore edilizio. La Corte ha ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza, confermando che anche attività apparentemente lecite possono costituire partecipazione a un’associazione mafiosa se funzionali agli scopi del sodalizio, e ha validato il ragionamento del Tribunale del riesame che aveva ribaltato la decisione del G.i.p.

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Pubblicato il 14 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione Mafiosa: la Cassazione sui Nuovi Sodalizi Criminali

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 7501/2025, offre importanti chiarimenti sulla configurabilità del reato di associazione mafiosa (art. 416-bis c.p.), specialmente in relazione a nuove forme di sodalizi criminali. Il caso esaminato riguarda una struttura criminale innovativa, descritta come un “sistema mafioso lombardo”, caratterizzata da una collaborazione orizzontale tra esponenti di diverse mafie storiche. La Corte ha rigettato il ricorso di un indagato, confermando la misura della custodia cautelare in carcere.

I Fatti del Caso: Il “Sistema Mafioso Lombardo”

L’indagine ha portato alla luce un’organizzazione criminale operante principalmente tra Milano e Varese. Secondo l’accusa, il gruppo era composto da soggetti appartenenti a ‘Cosa Nostra’, ‘ndrangheta’ e ‘camorra’, i quali avevano creato un’associazione autonoma e collaborativa. A differenza delle strutture verticistiche tradizionali, questo sodalizio operava in modo orizzontale, con lo scopo di commettere gravi delitti e di infiltrarsi nel tessuto economico, in particolare nel settore edilizio tramite società create ad hoc.

Il Tribunale del riesame di Milano, ribaltando una precedente decisione del Giudice per le indagini preliminari, aveva applicato la custodia in carcere all’indagato, ritenendo sussistenti i gravi indizi di partecipazione all’associazione. L’indagato, secondo l’accusa, gestiva un progetto legato alle agevolazioni fiscali per le ristrutturazioni edilizie, riciclando denaro di provenienza illecita.

La Decisione della Cassazione sull’Associazione Mafiosa

La Corte di Cassazione ha ritenuto infondato il ricorso dell’indagato, confermando la validità dell’ordinanza del Tribunale del riesame. I giudici di legittimità hanno sottolineato che il riesame aveva correttamente valutato gli indizi in modo unitario e complessivo, superando l’analisi frammentaria del primo giudice.

La Struttura dell’Associazione e il Metodo Mafioso

La Cassazione ha confermato che gli elementi raccolti erano sufficienti a delineare l’esistenza di un gruppo associato stabile e permanente. Tra gli indizi rilevanti figurano:
* La continuità e frequenza degli incontri tra i sodali.
* L’esistenza di una cassa comune per il sostentamento dei detenuti e per investimenti criminali.
* La consapevolezza dei membri di far parte di una nuova associazione, distinta dalle mafie di origine ma ad esse collegata.
* L’utilizzo del “metodo mafioso”, manifestato non necessariamente con atti di violenza eclatanti, ma attraverso la “spendita” della fama criminale dei suoi membri e la creazione di un clima di assoggettamento e omertà sul territorio.

Il Ruolo dell’Indagato e le Attività Economiche

Per quanto riguarda la posizione specifica dell’indagato, la Corte ha evidenziato il suo ruolo attivo nella gestione di società edilizie. Queste società, sebbene apparentemente lecite, erano in realtà uno strumento dell’associazione per raggiungere i suoi scopi di profitto e riciclaggio. La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: un’impresa diventa “mafiosa” quando è controllata dal sodalizio criminale, utilizza risorse illecite e opera per il conseguimento dei fini dell’associazione, indipendentemente dalla liceità formale dell’attività svolta.

Le Motivazioni della Sentenza: l’Associazione Mafiosa e la Motivazione Rafforzata

Nelle motivazioni, la Corte Suprema ha spiegato che il Tribunale del riesame ha fornito una “motivazione rafforzata”, necessaria quando si ribalta una decisione a sfavore dell’indagato. Il riesame non si è limitato a una lettura alternativa degli atti, ma ha approfondito l’analisi delle intercettazioni e di altre prove, dimostrando in modo più persuasivo la sussistenza dei gravi indizi. La Corte ha chiarito che, ai fini della misura cautelare, non è richiesta la certezza della colpevolezza, ma un’alta probabilità di essa, basata su un quadro indiziario solido, logico e coerente. L’analisi del riesame ha dimostrato l’esistenza di un vincolo associativo stabile, una forza di intimidazione autonoma del nuovo gruppo e la partecipazione consapevole dell’indagato alle attività del sodalizio, finalizzate al profitto illecito.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Pronuncia

La sentenza consolida l’orientamento giurisprudenziale sulla capacità del fenomeno mafioso di evolversi in nuove forme organizzative. Le conclusioni che si possono trarre sono significative:
1. Flessibilità del Modello Mafioso: Viene riconosciuta la configurabilità di un’associazione mafiosa anche con struttura orizzontale e confederativa, autonoma rispetto alle mafie tradizionali.
2. Infiltrazione Economica: Anche attività economiche apparentemente lecite possono integrare il reato di partecipazione mafiosa se inquinate dalla presenza di capitali illeciti e finalizzate agli scopi del sodalizio.
3. Valutazione Indiziaria: Per le misure cautelari, è cruciale una valutazione complessiva e non frammentaria degli indizi, che devono essere letti in modo unitario per rivelare l’esistenza e l’operatività dell’associazione.

Un nuovo gruppo criminale, formato da membri di diverse mafie storiche, può essere considerato un’associazione mafiosa autonoma?
Sì. La Corte ha confermato che può esistere un’associazione di tipo mafioso autonoma, con una propria struttura e operatività, anche se i singoli membri mantengono rapporti con i sodalizi di origine. L’elemento cruciale è che il nuovo gruppo sviluppi una propria forza di intimidazione e persegua scopi comuni.

Per applicare la custodia in carcere, è necessario che l’associazione compia atti di violenza eclatanti?
No. La sentenza chiarisce che la capacità intimidatoria del gruppo, ovvero il “metodo mafioso”, può manifestarsi anche senza atti di violenza esplicita. È sufficiente la “spendita” della fama criminale dei suoi affiliati o l’acquisizione di un controllo sul territorio tramite piccoli soprusi, privilegi illeciti o creando un clima di generale assoggettamento e omertà.

La gestione di un’impresa formalmente lecita può costituire partecipazione a un’associazione mafiosa?
Sì. Secondo la Corte, un’attività imprenditoriale, anche se opera regolarmente sul mercato, integra la partecipazione mafiosa quando è costituita con denaro di provenienza illecita, è controllata dall’associazione e viene utilizzata come strumento per raggiungere gli scopi criminali del gruppo, come il riciclaggio di denaro o la realizzazione di profitti illeciti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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