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Associazione mafiosa confederativa: la Cassazione

La Corte di Cassazione ha esaminato un ricorso contro un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per il reato di associazione di tipo mafioso. L’accusa ipotizzava l’esistenza di un nuovo “sistema mafioso lombardo”, una struttura confederativa orizzontale composta da esponenti di Cosa Nostra, ‘ndrangheta e camorra. La Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando l’impianto accusatorio e ritenendo sussistenti i gravi indizi. La sentenza chiarisce che può formarsi una nuova e autonoma associazione mafiosa confederativa, dotata di una propria forza di intimidazione derivante dalla fama criminale dei suoi componenti, anche in assenza di una struttura verticistica e di rituali di affiliazione.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione Mafiosa Confederativa: La Cassazione definisce i contorni di un nuovo modello criminale

La criminalità organizzata evolve, assumendo forme sempre più complesse e ibride. Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta il concetto di associazione mafiosa confederativa, un modello criminale nato dalla sinergia di diverse mafie storiche. Questa pronuncia è fondamentale per comprendere come il diritto penale si adatti a contrastare fenomeni che si infiltrano nel tessuto economico, superando le tradizionali strutture claniche. Analizziamo i fatti, il percorso giudiziario e le importanti conclusioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso: Il “Sistema Mafioso Lombardo”

Il caso trae origine da un’ordinanza del Tribunale di Milano che ha disposto la custodia cautelare in carcere per un soggetto, ritenuto promotore e organizzatore di una peculiare associazione criminale. Secondo l’accusa, in Lombardia si era consolidato un vero e proprio “sistema mafioso”, una struttura orizzontale e confederativa.

Questa nuova entità era composta da soggetti appartenenti alle tre principali organizzazioni mafiose italiane – Cosa Nostra, ‘ndrangheta e camorra – che, pur mantenendo legami con i clan di origine, avevano dato vita a un sodalizio autonomo. L’obiettivo era infiltrarsi nel tessuto economico e sociale del territorio, controllando settori come la logistica, l’edilizia, la ristorazione e il commercio, avvalendosi della forza di intimidazione derivante dalla fama criminale dei suoi membri.

Il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) aveva inizialmente respinto la richiesta di misura cautelare, non ravvisando i caratteri di un’associazione mafiosa. Il Tribunale del Riesame, in appello, ha invece ribaltato la decisione, ritenendo sussistenti i gravi indizi di colpevolezza per il reato di cui all’art. 416-bis c.p. e applicando la custodia in carcere. Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando in toto la validità dell’ordinanza del Tribunale del Riesame. I giudici di legittimità hanno ritenuto le censure della difesa infondate e generiche, validando l’impianto logico-giuridico che riconosce la configurabilità di una nuova forma di associazione mafiosa.

Le Motivazioni: i Criteri per una Nuova Associazione Mafiosa Confederativa

Il cuore della sentenza risiede nelle motivazioni con cui la Cassazione delinea i contorni della associazione mafiosa confederativa. La Corte stabilisce che un’organizzazione di questo tipo può esistere e possedere i requisiti del “metodo mafioso”, anche se presenta caratteristiche diverse da quelle tradizionali.

I punti chiave sono i seguenti:

1. Autonomia del Nuovo Sodalizio: La Corte afferma che la fusione di elementi provenienti da mafie storiche può dare vita a un’entità nuova e autonoma. Questa nuova associazione possiede una propria fama criminale e una capacità intimidatrice distinta da quella dei singoli gruppi di provenienza. La sua forza risiede proprio nella sinergia tra le diverse componenti.

2. Struttura Orizzontale e Affectio Societatis: Non è necessaria una struttura gerarchica e verticistica. Un’organizzazione orizzontale, dove i capi delle diverse componenti collaborano, è pienamente compatibile con il modello mafioso. La presenza di conflitti interni non esclude l’esistenza del vincolo associativo (affectio societatis), se emerge una volontà comune di superare le divergenze per perseguire il profitto illecito condiviso. Gli sforzi per “trovare la quadra” e “guadagnare tutti” sono stati visti come prova di tale vincolo.

3. Esternalizzazione del Metodo Mafioso: La forza intimidatrice non deve necessariamente manifestarsi con atti di violenza eclatanti. Può essere sufficiente l’evocazione dell’appartenenza al mondo criminale, la “fama” dei suoi membri e la conseguente percezione di pericolosità da parte della comunità. Questo genera un clima di assoggettamento e omertà che permette al gruppo di raggiungere i propri scopi, come acquisire il controllo di attività economiche o risolvere controversie.

4. Indici Rivelatori: La Corte ha valorizzato elementi concreti come l’esistenza di una “cassa comune” per il sostentamento dei detenuti e delle loro famiglie. Questo indice rivela un vincolo di mutua solidarietà che trascende le singole appartenenze e cementa l’identità del nuovo gruppo, percepito dai suoi stessi membri come “una famiglia unica”.

Conclusioni: Le Implicazioni della Sentenza

Questa pronuncia della Cassazione ha un’importanza strategica nella lotta alla criminalità organizzata. Essa consolida un principio giuridico fondamentale: il reato di associazione di tipo mafioso è una fattispecie elastica, capace di adattarsi all’evoluzione dei fenomeni criminali.

La sentenza fornisce agli inquirenti e ai giudici uno strumento interpretativo robusto per colpire le mafie di “nuova generazione”, quelle che operano con logiche più imprenditoriali e confederative. Viene chiarito che la pericolosità di un’organizzazione non dipende dalla sua aderenza a modelli storici, ma dalla sua capacità effettiva di imporre il proprio potere sul territorio attraverso l’intimidazione, anche se esercitata in modo latente e sofisticato. Si tratta di un passo avanti cruciale per contrastare l’infiltrazione mafiosa nell’economia legale, riconoscendo che la mafia cambia pelle, ma non la sua natura predatoria.

Può esistere un’associazione mafiosa composta da membri di mafie storiche diverse come Cosa Nostra, ‘ndrangheta e camorra?
Sì, la Corte di Cassazione conferma che è possibile. Tale unione può dare vita a un sodalizio criminale nuovo e autonomo, con una propria struttura e una forza di intimidazione distinta da quella dei gruppi di origine, configurando una cosiddetta “associazione mafiosa confederativa”.

Per riconoscere un’associazione come mafiosa sono necessari atti di violenza esplicita o rituali di affiliazione?
No. La Corte chiarisce che il “metodo mafioso” può manifestarsi anche in modo latente. La fama criminale dei suoi membri e la percezione di pericolosità da parte della comunità possono essere sufficienti a generare quel clima di assoggettamento e omertà tipico del reato. Non sono necessari neanche specifici rituali di iniziazione.

I contrasti e i diversi interessi personali tra i membri escludono l’esistenza di un’associazione mafiosa?
No. Secondo la Corte, i conflitti interni sono un elemento fisiologico anche nelle organizzazioni criminali. Ciò che rileva è la presenza di un fine comune e la volontà di superare le divergenze per continuare a perseguire profitti illeciti. Questa capacità di ricomporre i dissidi dimostra, anzi, la solidità del vincolo associativo (affectio societatis).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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