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Associazione finalizzata al traffico di stupefacenti

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 22291/2024, ha dichiarato inammissibili i ricorsi di due imputati condannati per reati legati agli stupefacenti. La Corte ha colto l’occasione per ribadire i criteri distintivi tra il mero spaccio e la partecipazione a un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Secondo i giudici, un rapporto di fornitura costante e continuativo, l’esistenza di un debito significativo e la concessione di credito in un mercato illecito sono indici che trasformano un acquirente in un membro stabile dell’organizzazione criminale, superando la soglia del singolo atto di compravendita.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione Finalizzata al Traffico di Stupefacenti: Quando l’Acquirente Diventa Partecipe?

Una recente sentenza della Corte di Cassazione, la n. 22291 del 2024, offre importanti chiarimenti su una questione cruciale nel diritto penale: qual è il confine tra essere un semplice acquirente o spacciatore di sostanze stupefacenti e diventare un membro a tutti gli effetti di un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti? La Corte, nel dichiarare inammissibili due ricorsi, ha delineato con precisione gli indici che dimostrano l’adesione di un soggetto a un sodalizio criminale, andando oltre il singolo episodio di spaccio.

I Fatti di Causa e i Motivi del Ricorso

Il caso trae origine dalla condanna emessa dalla Corte di appello di Bari nei confronti di due persone per reati legati al traffico di droga. Uno degli imputati, in particolare, era stato ritenuto responsabile non solo di singoli episodi di spaccio, ma anche di partecipazione a un’associazione criminale dedita a tale attività, come previsto dall’art. 74 del d.P.R. 309/1990.

Nel suo ricorso per cassazione, l’imputato ha contestato la sua partecipazione all’organizzazione criminale. La difesa sosteneva che le prove a suo carico, basate principalmente su intercettazioni telefoniche, fossero equivoche e non dimostrassero l’esistenza di un vincolo associativo stabile. Secondo il ricorrente, mancava l’elemento oggettivo che distingue l’associazione dal mero concorso di persone nel reato, ovvero la stabilità dell’organizzazione volta a commettere una serie indeterminata di delitti. Inoltre, veniva contestata la qualificazione dei reati fine, sostenendo che avrebbero dovuto essere inquadrati nell’ipotesi di lieve entità (comma 5 dell’art. 73).

L’altro ricorso, presentato da una coimputata, si limitava a richiedere una riqualificazione del fatto e una riduzione della pena, muovendo critiche che la Corte ha ritenuto di carattere puramente fattuale e quindi non ammissibili in sede di legittimità.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato entrambi i ricorsi inammissibili, confermando le decisioni dei giudici di merito. Mentre il ricorso della prima imputata è stato liquidato rapidamente come tentativo di ottenere un riesame del merito, non consentito in Cassazione, l’analisi sul ricorso del secondo imputato si è rivelata molto più approfondita e significativa dal punto di vista giuridico.

Le Motivazioni: Indici della Partecipazione all’Associazione Finalizzata al Traffico di Stupefacenti

La Corte ha smontato punto per punto le argomentazioni della difesa, chiarendo quali elementi fattuali trasformano un rapporto di compravendita di droga in un’adesione a un programma criminale più ampio.

1. Stabilità del Rapporto di Approvvigionamento: Il punto centrale della motivazione risiede nel concetto di “stabile affidamento”. La Corte ha ribadito un principio consolidato: integra la partecipazione a un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti il costante e continuo approvvigionamento di sostanze dal medesimo sodalizio. Questo comportamento crea un vincolo reciproco durevole che va oltre il singolo contratto di compravendita. L’acquirente non è più un cliente occasionale, ma diventa un terminale affidabile per la distribuzione, un anello della catena organizzativa.

2. L’Importanza del Debito e del Credito: Nel caso specifico, l’imputato aveva accumulato un debito considerevole (oltre 1.000 euro) nei confronti del capo dell’associazione per forniture non pagate. Secondo la Corte, questo è un dato di grande rilevanza. In un “mercato” illecito, dove non esistono mezzi legali per recuperare i crediti, la concessione di una fornitura “a credito” è sintomo di una piena fiducia. Tale fiducia implica un rapporto che trascende la semplice transazione e sfocia nell’adesione al programma criminoso. L’acquirente è considerato così affidabile da essere integrato nel sistema economico del gruppo.

3. Ruolo di Intermediario: Ulteriore prova della compenetrazione dei ruoli è data dal fatto che l’imputato era stato utilizzato dall’organizzazione anche come intermediario in altri affari, a dimostrazione della sua piena integrazione nelle dinamiche del sodalizio.

4. Esclusione della Lieve Entità: La Corte ha respinto anche la richiesta di riqualificare il reato nella fattispecie di lieve entità. L’elemento decisivo in senso contrario è stato proprio l’importo considerevole della somma dovuta per la droga acquistata, indice inequivocabile della non trascurabile consistenza dello stupefacente trafficato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

La sentenza n. 22291/2024 rafforza un orientamento giurisprudenziale chiaro e severo. Essere un acquirente abituale di sostanze stupefacenti, con l’intento di rivenderle, può facilmente portare a una condanna per partecipazione ad associazione per delinquere se il rapporto con i fornitori assume caratteri di stabilità, continuità e fiducia reciproca. La decisione sottolinea come l’analisi non debba fermarsi alla singola cessione, ma debba valutare la natura del legame tra acquirente e fornitore nel suo complesso. La presenza di debiti, la fornitura a credito e l’affidamento sulla capacità di rivendita dell’acquirente sono tutti elementi che, secondo la Cassazione, dimostrano l’inserimento organico del soggetto all’interno della struttura criminale.

Quando un acquirente di droga viene considerato parte di un’associazione per delinquere?
Secondo la sentenza, un acquirente diventa partecipe quando il suo rapporto con l’organizzazione non è occasionale ma si basa su un approvvigionamento costante e continuo. Indici rivelatori sono la creazione di un vincolo di stabile affidamento, l’accumulo di debiti significativi per le forniture e la concessione di credito da parte del sodalizio, che presuppone un rapporto di fiducia e un’adesione al programma criminale.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove, come le intercettazioni, per decidere un caso?
No. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, non di merito. Il suo compito non è rivalutare i fatti o l’interpretazione delle prove (come il contenuto delle intercettazioni), attività che spetta esclusivamente ai giudici di primo e secondo grado. La Cassazione può intervenire solo se la motivazione della sentenza impugnata è manifestamente illogica, irragionevole o in contrasto con la legge, cosa che in questo caso non è stata riscontrata.

Perché il ricorso di uno degli imputati è stato dichiarato inammissibile senza un’analisi approfondita?
Il ricorso è stato giudicato inammissibile perché le richieste formulate (assoluzione, riduzione della pena, riqualificazione del reato) presupponevano un nuovo giudizio sui fatti, attività preclusa alla Corte di Cassazione. Il ricorso non conteneva critiche specifiche a vizi di legittimità della sentenza impugnata, ma si limitava a proporre una valutazione alternativa del merito della causa, esulando dalle competenze del giudice di legittimità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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