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Associazione di tipo mafioso: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha confermato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere per un indagato accusato di associazione di tipo mafioso. La sentenza chiarisce che per configurare tale reato sono determinanti la forza di intimidazione del gruppo, la capacità di generare assoggettamento e omertà nel territorio e il controllo esercitato, anche senza continui atti di violenza. La Corte ha inoltre ribadito la distinzione tra i ‘gravi indizi di colpevolezza’, sufficienti per la fase cautelare, e la prova richiesta per la condanna definitiva.

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Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione di Tipo Mafioso: I Criteri della Cassazione per la Custodia Cautelare

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti sui presupposti necessari per configurare il reato di associazione di tipo mafioso (art. 416-bis c.p.), specialmente nella fase delle misure cautelari. La Suprema Corte ha rigettato il ricorso di un indagato, confermando la custodia in carcere e delineando con precisione i contorni della forza di intimidazione e del controllo del territorio che caratterizzano un sodalizio criminale di stampo mafioso.

I Fatti del Caso e le Doglianze del Ricorrente

Il caso nasce da un’ordinanza del Tribunale del Riesame che confermava la misura della custodia cautelare in carcere per un soggetto, gravemente indiziato di far parte di un’organizzazione criminale dedita a reati quali associazione mafiosa, estorsione, ricettazione e violazione della legge sulle armi. La difesa del ricorrente contestava la qualificazione del gruppo come associazione di tipo mafioso, sostenendo che mancasse l’elemento fondamentale: la capacità del sodalizio di proiettare all’esterno una forza intimidatrice tale da generare assoggettamento e omertà nella collettività. Secondo la difesa, gli episodi contestati erano riconducibili a singoli atti di violenza o minaccia, non a una percezione diffusa del potere mafioso del gruppo.

La Decisione della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, confermando integralmente la valutazione del Tribunale. I giudici di legittimità hanno ritenuto che il quadro indiziario fosse solido e che la motivazione del provvedimento impugnato fosse logica e coerente nel dimostrare la sussistenza non solo di un gruppo criminale, ma di una vera e propria associazione di tipo mafioso operante sul territorio.

Le Motivazioni: la natura dell’associazione di tipo mafioso

La Corte ha ribadito che la caratteristica distintiva di un’associazione di tipo mafioso, rispetto a una comune associazione per delinquere, risiede nella sua capacità di sprigionare una carica intimidatrice che si proietta sull’ambiente esterno. Questa forza non deriva necessariamente da singoli atti di violenza, ma dalla percezione diffusa della sua esistenza e della sua efficienza criminale. Elementi come il radicamento nel territorio, la capacità di risolvere controversie private, l’infiltrazione nel tessuto economico e politico locale e la disponibilità di armi sono tutti indicatori sintomatici di tale potere.

Nel caso specifico, i giudici hanno valorizzato una serie di elementi:
* Episodi estorsivi: Considerati non come eventi isolati, ma come manifestazioni di uno stato di soggezione imposto alle vittime.
* Intercettazioni: Conversazioni che rivelavano la consapevolezza degli associati di appartenere a un gruppo strutturato e temuto, un vero e proprio ‘punto di riferimento’ per la risoluzione di problemi sul territorio.
* Controllo del territorio: La capacità del gruppo di ‘difendere’ il territorio da altre organizzazioni criminali e di gestire le reazioni violente interne per non turbare l’ordine costituito, dimostrando così un controllo strategico e consolidato.
* Infiltrazione nella politica locale: L’appoggio a un candidato sindaco, poi eletto, è stato interpretato come una chiara prova dell’infiltrazione e dell’accettazione del ‘governo criminale’ da parte della popolazione.

La Differenza tra Indizi Cautelari e Prova Processuale

Un altro punto cruciale affrontato dalla sentenza riguarda lo standard probatorio. La difesa sosteneva che gli indizi non fossero gravi, precisi e concordanti come richiesto dall’art. 192, comma 2, del codice di procedura penale. La Cassazione ha respinto questa tesi, ribadendo un principio consolidato: i ‘gravi indizi di colpevolezza’ necessari per una misura cautelare operano su un piano diverso dalla prova richiesta per una sentenza di condanna. Per la fase cautelare è sufficiente una ‘qualificata probabilità di colpevolezza’, basata su elementi idonei a sostenere l’accusa, senza che sia necessaria la valutazione rigorosa richiesta per il giudizio di merito. Il richiamo normativo dell’art. 273 c.p.p. ai commi 3 e 4 dell’art. 192 c.p.p. (e non al comma 2) conferma la volontà del legislatore di creare uno statuto autonomo per l’accertamento cautelare.

Le Conclusioni

La sentenza in esame rappresenta un’importante conferma dei principi che regolano l’accertamento del reato di associazione di tipo mafioso. Sottolinea come la valutazione del giudice non debba essere atomistica e frammentaria, ma debba considerare il quadro complessivo degli elementi raccolti. La forza di un sodalizio mafioso si manifesta non solo con la violenza esplicita, ma anche e soprattutto con la sua capacità di imporre un potere silenzioso e pervasivo, che genera sottomissione e consolida il controllo su un determinato territorio. La pronuncia chiarisce inoltre, ancora una volta, la netta distinzione tra la fase cautelare, finalizzata a neutralizzare i pericoli processuali sulla base di una probabilità di colpevolezza, e la fase del giudizio, dove vige la regola della prova ‘oltre ogni ragionevole dubbio’.

Cosa definisce un’associazione di tipo mafioso secondo la Cassazione?
Un’associazione di tipo mafioso si caratterizza per la sua capacità di proiettare una forza di intimidazione sull’ambiente esterno, generando assoggettamento e omertà. Questa capacità deve essere percepita dalla collettività e non dipende necessariamente da singoli atti di violenza, ma dal radicamento e dal controllo del territorio.

Per applicare una misura cautelare per associazione mafiosa sono necessari gli stessi requisiti di prova di una condanna?
No. Per una misura cautelare sono sufficienti i ‘gravi indizi di colpevolezza’, che indicano una qualificata probabilità di colpevolezza. Per una condanna definitiva, invece, è necessario raggiungere la prova ‘oltre ogni ragionevole dubbio’, secondo i criteri più stringenti di gravità, precisione e concordanza degli indizi.

L’infiltrazione nella politica locale può essere un indizio di mafiosità?
Sì. La Corte ha ritenuto che l’infiltrazione nell’amministrazione comunale, come l’appoggio a un candidato sindaco, sia una circostanza molto significativa per dimostrare la natura mafiosa del sodalizio, poiché rivela l’accettazione da parte della popolazione del ‘governo criminale’ esercitato dal gruppo sul territorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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