LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Associazione di tipo mafioso: Cassazione e riesame

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un indagato contro l’ordinanza di custodia cautelare per il reato di associazione di tipo mafioso. La Corte ha stabilito che la valutazione degli indizi, inclusi errori materiali sulle date e l’interpretazione delle prove, spetta al giudice del merito e non può essere riesaminata in sede di legittimità, se non per vizi logici o giuridici manifesti, qui non riscontrati. La decisione del Tribunale del riesame, che ha confermato la misura cautelare basandosi su un quadro indiziario solido, è stata quindi ritenuta corretta.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione di tipo mafioso: la Cassazione sui limiti del riesame delle misure cautelari

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 15277/2025, si è pronunciata su un caso di associazione di tipo mafioso, chiarendo i confini del controllo di legittimità sulle ordinanze di custodia cautelare. La decisione sottolinea come il ricorso in Cassazione non possa trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito, ma debba limitarsi alla verifica della logicità e correttezza giuridica della decisione impugnata.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un uomo sottoposto a custodia cautelare in carcere con l’accusa di partecipazione a un’associazione di tipo mafioso, operante nell’area di Napoli, con un ruolo di vertice. Secondo l’accusa, l’indagato avrebbe assunto una posizione apicale all’interno del clan a seguito dell’arresto di precedenti figure di spicco, operando a fianco della moglie, figura già inserita nel contesto criminale.

La difesa ha presentato ricorso al Tribunale del riesame, che ha però confermato la misura cautelare. Successivamente, l’indagato ha proposto ricorso per cassazione, basandolo principalmente su due motivi:

1. Violazione di legge e vizio di motivazione riguardo all’arco temporale della contestazione. La difesa sosteneva che gli elementi indiziari non coprivano il periodo indicato nell’accusa, rendendo la misura illegittima.
2. Analoga violazione riguardo alla valutazione della gravità indiziaria, contestando in particolare l’attendibilità delle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia e l’interpretazione di alcune intercettazioni, ritenute non idonee a provare l’ascesa dell’indagato ai vertici del clan.

La Valutazione dell’associazione di tipo mafioso in sede cautelare

Il Tribunale del riesame aveva rigettato le doglianze della difesa, basando la propria decisione su un quadro indiziario composito. Questo includeva sentenze passate in giudicato, dichiarazioni di numerosi collaboratori di giustizia e intercettazioni telefoniche e ambientali. Il Tribunale aveva ritenuto che un mero errore materiale nell’indicazione dell’anno di inizio della condotta (2023 anziché 2021) non inficiasse la validità della contestazione, dato che il contesto generale era chiaro e permetteva all’indagato di difendersi adeguatamente. Per il Tribunale, il ruolo apicale dell’indagato emergeva chiaramente dal momento dell’arresto di un altro membro di spicco del gruppo criminale.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendolo manifestamente infondato e riproduttivo di questioni già adeguatamente risolte dal Tribunale del riesame. I giudici supremi hanno ribadito principi consolidati in materia di misure cautelari e associazione di tipo mafioso.

In primo luogo, la Corte ha specificato che un errore materiale sulla data, specialmente in un reato permanente come quello associativo, non è sufficiente a viziare l’ordinanza cautelare se la descrizione del fatto è comunque chiara e consente l’esercizio del diritto di difesa. Il momento esatto in cui l’indagato avrebbe assunto il ruolo apicale era, secondo la Corte, facilmente desumibile dal complesso degli atti.

In secondo luogo, e con maggiore enfasi, la Cassazione ha respinto i motivi volti a una rilettura del materiale probatorio. I giudici hanno chiarito che il loro compito non è quello di fornire una diversa interpretazione delle dichiarazioni dei collaboratori o delle conversazioni intercettate. Tale valutazione spetta esclusivamente al giudice di merito (in questo caso, il Tribunale del riesame). Il controllo della Cassazione è limitato a verificare che la motivazione del provvedimento impugnato sia logica, coerente e non basata su criteri giuridicamente errati. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che il Tribunale avesse compiuto una valutazione completa e unitaria di tutti gli elementi, delineando in modo non illogico il quadro associativo, il radicamento territoriale del clan e il ruolo specifico ricoperto dall’indagato.

Conclusioni

La sentenza in esame riafferma un principio fondamentale del processo penale: la netta distinzione tra il giudizio di merito e quello di legittimità. Il ricorso per cassazione contro una misura cautelare non può essere utilizzato per contestare l’apprezzamento dei fatti o la valutazione della credibilità delle fonti di prova operata dal Tribunale del riesame. È ammissibile solo se si denunciano vizi di legittimità, come una motivazione manifestamente illogica, contraddittoria o giuridicamente scorretta. La decisione conferma quindi la solidità del quadro indiziario a carico dell’indagato per il reato di associazione di tipo mafioso e l’impossibilità di ottenere una nuova valutazione delle prove in sede di Cassazione.

Un errore sulla data del reato in un’ordinanza di custodia cautelare la rende invalida?
No, secondo la Corte, un palese errore materiale sulla data non invalida l’ordinanza, specialmente per reati permanenti come l’associazione di tipo mafioso, a condizione che la descrizione complessiva del fatto consenta all’indagato di comprendere l’accusa e di esercitare pienamente il suo diritto di difesa.

Qual è il ruolo della Corte di Cassazione nel valutare i gravi indizi di colpevolezza per una misura cautelare?
La Corte di Cassazione non riesamina nel merito le prove (come le dichiarazioni dei testimoni o le intercettazioni). Il suo compito è verificare che la decisione del Tribunale del riesame sia basata su una motivazione logica, coerente e giuridicamente corretta, senza fornire una propria interpretazione alternativa degli indizi.

È possibile contestare in Cassazione l’interpretazione delle intercettazioni data dal giudice del riesame?
No, il tentativo di assegnare alle conversazioni intercettate un significato diverso da quello attribuito dal giudice di merito è precluso in sede di legittimità. La Cassazione può intervenire solo se l’interpretazione fornita è manifestamente illogica o basata su criteri inaccettabili.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati