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Associazione di stampo mafioso: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso complesso riguardante l’esistenza di una nuova associazione di stampo mafioso in Lombardia, formata da membri di Cosa Nostra, ‘Ndrangheta e Camorra. A differenza del Giudice per le Indagini Preliminari, che aveva negato l’esistenza di un’associazione unitaria, il Tribunale del Riesame ne aveva affermato la sussistenza. La Cassazione ha in gran parte confermato la decisione del Riesame, ritenendo adeguata la motivazione sulla sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza per il reato associativo, ma ha annullato con rinvio la decisione su un capo d’accusa minore per un difetto di motivazione.

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Pubblicato il 3 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione di stampo mafioso: i criteri per una ‘super-mafia’ confederata

Una recente sentenza della Corte di Cassazione affronta un tema di cruciale attualità: la possibile esistenza di una nuova associazione di stampo mafioso di tipo confederativo, nata in Lombardia dall’unione di esponenti delle tre mafie tradizionali. Questa pronuncia offre chiarimenti fondamentali sui requisiti necessari per configurare un sodalizio mafioso autonomo e distinto dalle organizzazioni ‘madri’.

I Fatti del Caso: L’ipotesi di una ‘Super-Mafia’ Lombarda

L’inchiesta da cui scaturisce la vicenda giudiziaria ipotizza la nascita e l’operatività nel nord Italia di un’organizzazione criminale unitaria, sebbene con una struttura orizzontale. Questa ‘super-mafia’ sarebbe composta da esponenti di Cosa Nostra, ‘Ndrangheta e Camorra, i quali, pur mantenendo legami con i gruppi di origine, avrebbero dato vita a un nuovo soggetto criminale con una propria autonomia e un proprio territorio di influenza. Le attività contestate spaziavano dal traffico di stupefacenti alle estorsioni, fino all’infiltrazione nel tessuto economico e sociale attraverso il controllo di settori come l’edilizia, la logistica e la gestione di parcheggi.

La Decisione del Primo Giudice: Dubbi sulla Struttura Unitaria

In prima istanza, il Giudice per le Indagini Preliminari (GIP) aveva escluso la sussistenza di gravi indizi per il reato di associazione di stampo mafioso. Secondo il GIP, gli elementi raccolti non provavano l’esistenza di un’associazione unitaria. Mancava, a suo avviso, la prova dell’uso della forza di intimidazione verso l’esterno, elemento caratterizzante della mafiosità. Inoltre, i contrasti interni tra i vari indagati e l’assenza di rituali di affiliazione venivano interpretati come segnali dell’inesistenza di un vero e proprio pactum sceleris unitario.

Il Ribaltamento del Tribunale del Riesame: i criteri per la nuova associazione

Di parere opposto il Tribunale del Riesame. Riformando la decisione del GIP, ha affermato l’esistenza di gravi indizi circa la costituzione di un’autonoma associazione criminale. Il Tribunale ha valorizzato elementi quali:

* La struttura organizzativa: Sebbene orizzontale, l’associazione era dotata di basi logistiche, prassi operative comuni e una ‘cassa comune’.
* L’autonomia: Il nuovo gruppo, pur composto da membri di diverse mafie, agiva in modo autonomo e distinto dalle organizzazioni di origine.
* La forza di intimidazione: Questa non derivava solo dalla ‘fama’ dei singoli affiliati, ma era una caratteristica propria del nuovo sodalizio, capace di generare assoggettamento nel territorio lombardo.
* L’affectio societatis: I contrasti interni non escludevano il vincolo associativo, ma rappresentavano eventi fisiologici, superati dalla volontà comune di ‘guadagnare tutti’.

Le Motivazioni della Cassazione: requisiti di una associazione di stampo mafioso atipica

La Corte di Cassazione ha rigettato gran parte dei motivi di ricorso dell’indagato, confermando la solidità del ragionamento del Tribunale del Riesame. I giudici di legittimità hanno sottolineato che, per qualificare una nuova formazione come associazione di stampo mafioso ai sensi dell’art. 416-bis c.p., è necessario accertare che il sodalizio abbia conseguito una fama e un prestigio criminale autonomi, distinti da quelli dei singoli partecipi. Deve inoltre manifestare una concreta capacità di intimidazione, percepita come tale nel territorio in cui opera, generando assoggettamento e omertà.

La Corte ha ritenuto che il Tribunale del Riesame avesse correttamente superato le obiezioni del GIP, operando una valutazione unitaria e complessiva degli indizi. In particolare, ha evidenziato come i contrasti interni non neghino l’esistenza del vincolo, ma possano, al contrario, rafforzarne la percezione quando il gruppo dimostra di saperli comporre in vista di un fine comune. Allo stesso modo, l’esistenza di una cassa comune e la gestione condivisa di affari illeciti sono stati considerati solidi indicatori della sussistenza di un patto associativo stabile. Il Tribunale del Riesame ha adeguatamente motivato come la forza intimidatrice del gruppo fosse ‘immanente’ e autonoma, pur derivando dal collegamento con le mafie storiche.

Le Conclusioni

In conclusione, la sentenza consolida un importante principio: un’associazione di stampo mafioso può evolversi e assumere forme nuove e atipiche, come quella ‘confederativa’ ipotizzata nel caso di specie. L’essenziale, ai fini della qualificazione giuridica, è che il nuovo sodalizio acquisisca una propria, autonoma capacità di intimidire e controllare il territorio, indipendentemente dalla fama criminale dei suoi singoli componenti o delle organizzazioni di provenienza. La pronuncia ha però accolto un motivo di ricorso specifico, relativo a un singolo capo d’imputazione, annullando l’ordinanza su quel punto per un vizio di motivazione legato a una contraddizione tra dispositivo e motivazione della decisione del GIP, stabilendo che la motivazione chiara deve prevalere sull’errore materiale.

Quando può esistere una nuova associazione di stampo mafioso composta da membri di organizzazioni storiche come Cosa Nostra, ‘Ndrangheta e Camorra?
Secondo la Corte, una tale associazione può esistere quando acquisisce una propria e autonoma fama criminale, una capacità di intimidazione distinta da quella dei singoli partecipi e delle organizzazioni di origine, e opera in un determinato territorio generando assoggettamento.

I contrasti interni tra gli associati escludono l’esistenza di un’associazione criminale?
No, la Corte ha ribadito che i contrasti e le dispute interne sono eventi fisiologici nella vita di un gruppo criminale e non escludono l’esistenza del vincolo associativo, specialmente se il gruppo dimostra di avere meccanismi per risolverli nel superiore interesse comune di perseguire il profitto.

Cosa succede se c’è una contraddizione tra la motivazione e il dispositivo di un’ordinanza cautelare?
In provvedimenti come le ordinanze cautelari, che si caratterizzano per l’inscindibilità tra dispositivo e motivazione, è necessaria una lettura integrata dell’intero atto. Tuttavia, la Corte ha chiarito che una motivazione chiara ed esplicita, che nega un presupposto, prevale su un errore materiale commesso nel dispositivo o in tabelle riassuntive.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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