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Associazione di stampo mafioso e scommesse online

La Corte di Cassazione si pronuncia su un caso complesso di associazione di stampo mafioso legata al settore delle scommesse illecite. La sentenza conferma la possibilità di un concorso tra associazione semplice e mafiosa, ma annulla con rinvio la condanna per alcuni imputati riguardo l’aggravante del reimpiego dei proventi in attività economiche, sottolineando la necessità di prove specifiche sull’investimento in mercati legali. Vengono respinti i ricorsi di altri imputati, consolidando i principi sulla responsabilità penale in questo ambito.

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Pubblicato il 9 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione di Stampo Mafioso e Scommesse Online: La Cassazione Fa Chiarezza

Con la sentenza n. 8790 del 2024, la Corte di Cassazione affronta un complesso caso che intreccia il mondo delle scommesse illecite online con le dinamiche della criminalità organizzata. La decisione è di cruciale importanza perché definisce i confini tra l’associazione di stampo mafioso e l’associazione per delinquere semplice, chiarendo quando sia possibile un concorso tra i due reati e specificando i requisiti per l’applicazione di alcune aggravanti.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine da un’indagine che ha svelato l’esistenza di diverse associazioni per delinquere finalizzate alla raccolta abusiva di scommesse, alla truffa aggravata ai danni dello Stato e ad altri reati connessi. Al vertice di questa struttura criminale, secondo l’accusa, vi era un’associazione di stampo mafioso riconducibile a un noto clan, che non solo partecipava agli utili delle attività illecite, ma garantiva anche protezione e controllo del territorio, facilitando la diffusione delle piattaforme di gioco illegali.

La Corte d’Appello aveva parzialmente riformato la sentenza di primo grado, confermando la responsabilità degli imputati per la partecipazione, a vario titolo (da semplici partecipi a dirigenti e organizzatori), sia alle associazioni ‘semplici’ operanti nel settore delle scommesse, sia alla sovrastante organizzazione mafiosa. Avverso tale decisione, gli imputati hanno proposto ricorso per cassazione, sollevando diverse questioni di legittimità.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha esaminato i numerosi motivi di ricorso, giungendo a una decisione articolata. In sintesi:
1. Annullamento con rinvio: Per alcuni imputati, la Corte ha annullato la sentenza limitatamente all’aggravante del reimpiego dei proventi illeciti in attività economiche (art. 416 bis, comma 6, c.p.), rinviando il caso a un’altra sezione della Corte d’Appello per un nuovo giudizio sul punto.
2. Rigetto nel resto: Tutti gli altri motivi di ricorso presentati da questi stessi imputati sono stati rigettati.
3. Inammissibilità: I ricorsi di altri due imputati sono stati dichiarati inammissibili, con condanna al pagamento delle spese processuali.

La decisione, pur accogliendo parzialmente le doglianze di alcuni ricorrenti, ha confermato l’impianto accusatorio principale, ribadendo importanti principi di diritto.

Le Motivazioni

La parte più interessante della sentenza risiede nelle motivazioni con cui la Cassazione ha argomentato le proprie scelte. I giudici hanno affrontato temi giuridici di grande spessore.

Concorso tra Associazione Semplice e Associazione di Stampo Mafioso

Uno dei punti centrali era stabilire se la condanna per la partecipazione a entrambe le tipologie di associazione violasse il principio del ne bis in idem (divieto di essere processati due volte per lo stesso fatto). La Corte ha escluso tale violazione. Ha chiarito che è ammissibile la coesistenza delle due fattispecie quando l’associazione ‘semplice’ (in questo caso, quella per le scommesse) è dotata di una propria autonomia strutturale e organizzativa e persegue un programma delittuoso specifico, anche se funzionalmente collegata e interdipendente con l’associazione di stampo mafioso. L’elemento distintivo, che giustifica il doppio addebito, è il metodo mafioso e l’imposizione di un dominio sul territorio, caratteristiche esclusive del sodalizio ex art. 416 bis c.p., che persegue obiettivi più ampi rispetto alla sola gestione delle scommesse.

L’Aggravante del Reimpiego dei Proventi: un principio fondamentale

La Corte ha annullato la condanna per l’aggravante del reimpiego dei proventi perché la sentenza d’appello non aveva adeguatamente motivato su un punto essenziale. Citando la giurisprudenza consolidata, inclusa una pronuncia delle Sezioni Unite, i giudici hanno ribadito che l’aggravante del reimpiego scatta solo quando i profitti dell’attività criminale vengono investiti in attività economiche legali. Lo scopo della norma è punire l’inquinamento dell’economia legale e l’alterazione della concorrenza. Nel caso di specie, la motivazione era apparente, limitandosi a un generico riferimento al ‘reimpiego del denaro ricavato nei più disparati settori merceologici’, senza specificare se tali settori appartenessero al mercato legale e senza descrivere le modalità degli investimenti. Questo ha portato all’annullamento con rinvio su questo specifico punto.

Illiceità della Raccolta di Scommesse

La Corte ha anche respinto le tesi difensive sulla presunta liceità dell’attività di raccolta scommesse, basate sul fatto che gli operatori esteri fossero autorizzati nei loro Paesi. I giudici hanno chiarito che, quando l’intermediario italiano va oltre la mera trasmissione di dati e crea una rete parallela e autonoma di raccolta, gestione conti e pagamento vincite, senza alcuna autorizzazione italiana, la sua condotta integra pienamente il reato, rendendo irrilevante la posizione dell’operatore estero.

Le Conclusioni

La sentenza 8790/2024 della Cassazione si pone come un importante punto di riferimento nella lotta alla criminalità organizzata che si infiltra nell’economia. Consolida il principio secondo cui è possibile perseguire penalmente sia la specifica attività illecita (come le scommesse abusive) sia, cumulativamente, la più grave partecipazione a un’associazione di stampo mafioso che la protegge e ne trae profitto. Al contempo, pone un paletto rigoroso sull’applicazione dell’aggravante del reimpiego, esigendo dai giudici di merito una prova concreta e specifica dell’investimento dei proventi illeciti nell’economia legale, a tutela della corretta applicazione della legge e dei principi di tassatività.

È possibile essere condannati contemporaneamente per associazione semplice e per associazione di stampo mafioso?
Sì. La sentenza chiarisce che la partecipazione a un’associazione ‘semplice’ (finalizzata, ad esempio, alla raccolta illecita di scommesse) e a un’associazione di stampo mafioso non viola il principio del ne bis in idem se le due organizzazioni, pur connesse, hanno strutture, sodali e finalità parzialmente diverse. La seconda si caratterizza per l’uso del metodo mafioso e un’operatività più ampia, estesa al controllo del territorio.

Per contestare l’aggravante del reimpiego dei proventi mafiosi, è sufficiente dimostrare che il denaro è stato usato in altre attività illecite?
No. La Corte ha stabilito che l’aggravante prevista dall’art. 416 bis, comma 6, c.p. scatta solo quando i proventi dei delitti vengono impiegati per finanziare attività economiche che operano nel mercato ‘legale’, alterando le regole della concorrenza. Non è sufficiente un generico richiamo al reimpiego del denaro in altri settori o in attività a loro volta illecite.

L’attività di raccolta scommesse on line per conto di un operatore estero è sempre lecita se quest’ultimo è autorizzato nel suo Paese?
No. La Corte ribadisce che se l’intermediario italiano non si limita a trasmettere i dati, ma svolge un’autonoma e distinta attività di raccolta scommesse (gestendo conti paralleli, pagando vincite, ecc.) in difetto di autorizzazione italiana, commette il reato di esercizio abusivo. Lo schermo del legame con l’operatore estero diventa una mera occasione per una condotta illecita imputabile esclusivamente all’operatore italiano.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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