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Associazione criminosa: inammissibile ricorso generico

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un individuo contro l’ordinanza che confermava la sua custodia cautelare in carcere per il reato di associazione criminosa finalizzata al traffico di stupefacenti. I motivi del ricorso sono stati ritenuti palesemente generici, in quanto non contestavano efficacemente le prove a carico (intercettazioni e dichiarazioni di un collaboratore di giustizia) né fornivano elementi concreti per superare la presunzione di pericolosità sociale.

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Pubblicato il 15 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione Criminosa e Misure Cautelari: Quando il Ricorso è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 33592 del 2024, ha ribadito un principio fondamentale in materia di impugnazioni: la genericità dei motivi di ricorso ne determina l’inammissibilità. Il caso in esame riguarda un soggetto indagato per partecipazione ad una associazione criminosa finalizzata al traffico di stupefacenti, la cui richiesta di riesame della misura di custodia cautelare in carcere è stata respinta. Analizziamo la vicenda e le ragioni della Suprema Corte.

I Fatti del Caso

Il Tribunale di Napoli, in funzione di giudice del riesame, aveva parzialmente annullato un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa nei confronti di un individuo, confermandola però per il grave reato di partecipazione ad un’associazione per delinquere dedita allo spaccio di droga. Secondo l’accusa, l’indagato svolgeva un ruolo attivo all’interno del sodalizio criminale.

Contro questa decisione, la difesa ha proposto ricorso per cassazione, articolando due principali motivi di doglianza.

I Motivi del Ricorso sulla Partecipazione all’Associazione Criminosa

Il ricorrente ha lamentato, in primo luogo, la violazione dell’art. 74 del d.P.R. 309/90 e un vizio di motivazione. A suo dire, il Tribunale non avrebbe adeguatamente dimostrato l’elemento psicologico necessario per configurare la partecipazione all’associazione criminosa, ovvero la consapevole e volontaria intenzione di contribuire stabilmente alla vita e agli scopi del gruppo. Le argomentazioni del giudice del riesame sarebbero state, secondo la difesa, apodittiche e illogiche.

In secondo luogo, è stata contestata la violazione degli articoli 274 e 275 del codice di procedura penale in merito alla sussistenza delle esigenze cautelari. La difesa sosteneva che vi fossero elementi sufficienti per superare la presunzione di pericolosità sociale legata a questo tipo di reato e che un domicilio fuori regione, offerto in comodato gratuito, fosse idoneo a garantire le esigenze di controllo, rendendo possibile l’applicazione degli arresti domiciliari in luogo del carcere.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, giudicando entrambi i motivi palesemente generici. Riguardo al primo punto, i giudici hanno evidenziato come le argomentazioni difensive non si confrontassero realmente con le solide basi probatorie valorizzate dal Tribunale. Le prove includevano intercettazioni che collocavano l’indagato nell’abitazione del capo dell’organizzazione, con il ruolo di ‘guardia’ della piazza di spaccio, gestita tramite un sistema di videosorveglianza. Inoltre, era emerso il suo coinvolgimento diretto nella vendita dello stupefacente, anche dopo una perquisizione delle forze dell’ordine. Questi elementi, corroborati dalle dichiarazioni di un collaboratore di giustizia, delineavano un quadro chiaro del suo stabile inserimento nel gruppo criminale.

Anche il secondo motivo è stato ritenuto generico. La difesa non ha indicato specifici elementi che potessero giustificare il superamento della presunzione di pericolosità. La Corte ha sottolineato la correttezza della decisione del Tribunale, che aveva rigettato le richieste difensive valorizzando la gravità del contesto delinquenziale, la pervicacia della condotta e la sua attualità (risalente a giugno 2022).

Le Conclusioni

La decisione in commento offre un’importante lezione pratica: un ricorso, specialmente in una materia delicata come quella delle misure cautelari per reati di associazione criminosa, non può limitarsi a mere affermazioni di principio o a critiche generiche. È necessario che l’impugnazione si articoli in un confronto puntuale con le prove e con la motivazione del provvedimento impugnato, indicando specificamente gli elementi fattuali e giuridici che ne minerebbero la validità. In assenza di tale specificità, il ricorso è destinato a essere dichiarato inammissibile, con la conseguente condanna al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

Perché il ricorso contro la misura cautelare è stato dichiarato inammissibile?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile perché i motivi presentati dalla difesa sono stati ritenuti ‘palesemente generici’, ovvero non contestavano in modo specifico e dettagliato le prove e le argomentazioni contenute nel provvedimento del Tribunale.

Quali prove sono state considerate decisive per confermare l’accusa di associazione criminosa?
Le prove decisive sono state le intercettazioni, che dimostravano il ruolo del ricorrente come guardiano di una piazza di spaccio, il suo coinvolgimento nella vendita di droga e le dichiarazioni di un collaboratore di giustizia che lo indicava come affiliato al gruppo criminale.

È sufficiente proporre un domicilio alternativo per ottenere gli arresti domiciliari in casi di associazione criminosa?
No, non è sufficiente. Secondo la sentenza, per superare la presunzione di pericolosità sociale legata a reati di tale gravità, la difesa deve fornire elementi concreti e specifici. La semplice indicazione di un domicilio, anche fuori regione, non basta se non si affrontano le ragioni alla base della misura cautelare, come la gravità e la persistenza della condotta criminale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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