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Associazione camorristica: confederazione di più gruppi

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un soggetto in custodia cautelare, accusato di essere a capo di una associazione camorristica nata dalla fusione di tre gruppi criminali. La sentenza chiarisce che per configurare il reato è sufficiente che l’organizzazione finale presenti i caratteri del metodo mafioso, a prescindere dalla natura dei singoli gruppi originari.

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Pubblicato il 30 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione Camorristica: Basta la Confederazione di Gruppi per il 416-bis?

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 5336 del 2024, affronta un caso complesso relativo alla configurabilità di una associazione camorristica nata dalla fusione di più gruppi criminali autonomi. La pronuncia offre importanti chiarimenti su quali elementi siano necessari per ritenere esistente un sodalizio di stampo mafioso unitario, anche quando questo è il risultato di un’aggregazione.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Napoli nei confronti di un individuo, ritenuto uno dei capi di un’organizzazione criminale operante nella zona dei “Quartieri spagnoli”. Secondo l’accusa, questa organizzazione era il frutto della confederazione di tre distinti gruppi criminali, che, pur mantenendo una certa autonomia, agivano come un’unica entità per il controllo del territorio. Le attività illecite contestate spaziavano dal traffico di stupefacenti all’estorsione, dal porto d’armi fino a un tentato omicidio.

L’indagato, tramite la sua difesa, proponeva ricorso contro la decisione del Tribunale del riesame che aveva confermato la misura cautelare, sollevando diverse questioni di legittimità.

I Motivi del Ricorso in Cassazione

La difesa ha articolato il ricorso in quattro motivi principali:

1. Sulla natura dell’associazione camorristica: Si sosteneva che, per poter parlare di una confederazione di stampo mafioso, fosse necessario dimostrare che ciascuno dei gruppi originari possedesse già tale natura. Mancando questa prova, l’aggregazione non poteva assumere automaticamente i connotati richiesti dall’art. 416-bis c.p.
2. Sul ruolo nel narcotraffico: Veniva contestato il ruolo di vertice attribuito all’indagato nell’ambito della parallela associazione dedita al traffico di stupefacenti (ex art. 74 D.P.R. 309/90), ritenendo che tale qualifica fosse stata impropriamente mutuata da quella rivestita nel sodalizio principale.
3. Sul tentato omicidio: Si negava il ruolo di mandante, sostenendo che l’esecutore materiale avesse agito autonomamente e che il contributo del ricorrente non fosse stato determinante.
4. Sulle esigenze cautelari: Si contestava la sussistenza delle esigenze che giustificavano la misura della custodia in carcere, ritenuta sproporzionata.

L’Associazione Camorristica e la Decisione della Corte

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile in ogni suo punto, confermando l’impianto accusatorio e la validità della misura cautelare. La sentenza è particolarmente rilevante per le argomentazioni relative al primo motivo, quello sulla natura dell’associazione.

Le Motivazioni

La Corte ha smontato la tesi difensiva chiarendo un principio fondamentale: per valutare l’esistenza di un’associazione camorristica, ciò che rileva è se la struttura aggregata, nel suo complesso, presenti i requisiti richiesti dall’art. 416-bis c.p., ovvero la forza di intimidazione, la condizione di assoggettamento e omertà, e il controllo del territorio. Non è necessario, invece, che i singoli gruppi che la compongono avessero già autonomamente tale natura.

Nel caso specifico, il Tribunale aveva fornito solidi elementi oggettivi a sostegno della tesi di un’unica associazione, tra cui:
* Dichiarazioni concordanti di collaboratori di giustizia.
* L’esistenza di una “cassa comune” per il sostegno economico agli affiliati e per le spese legali.
* Episodi specifici, come le dinamiche di conflitto e successiva riappacificazione tra i capi, che dimostravano l’esistenza di una struttura unitaria e gerarchica sovraordinata ai singoli gruppi.

La Corte ha inoltre ritenuto pienamente configurabile la coesistenza di un’associazione mafiosa (art. 416-bis) con una finalizzata al narcotraffico (art. 74). Ciò avviene quando il metodo mafioso viene utilizzato non solo per la gestione del traffico di droga, ma per esercitare un predominio più ampio sul territorio, che va oltre il singolo settore illecito.

Per quanto riguarda gli altri motivi, la Cassazione li ha ritenuti inammissibili per ragioni procedurali. La contestazione del ruolo nel narcotraffico è stata giudicata priva di interesse, poiché la doppia accusa (416-bis e 74) attiva una duplice presunzione di necessità della custodia in carcere, rendendo irrilevante una modifica sul punto. Le censure sul tentato omicidio sono state respinte in quanto miravano a una diversa ricostruzione dei fatti, non consentita in sede di legittimità. Infine, il motivo sulle esigenze cautelari è stato considerato generico, in quanto non argomentava specificamente le ragioni per superare le presunzioni di legge.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce la capacità del fenomeno mafioso di evolversi e strutturarsi anche attraverso la confederazione di entità criminali preesistenti. Il principio chiave è che la valutazione giuridica deve concentrarsi sulla natura e sull’operatività della nuova entità aggregata. Se questa agisce con metodo mafioso, controllando il territorio e incutendo timore, integra il reato di associazione di stampo mafioso, indipendentemente dalla sua genesi. La pronuncia conferma inoltre la severità del sistema cautelare per i reati di criminalità organizzata, sottolineando la difficoltà di superare le presunzioni legali che giustificano la detenzione in carcere.

Quando più gruppi criminali si uniscono, formano automaticamente un’associazione camorristica?
No. La sentenza chiarisce che ciò che conta è la natura dell’organizzazione risultante dall’aggregazione. Se questa nuova entità unitaria possiede le caratteristiche tipiche del metodo mafioso (forza di intimidazione, controllo del territorio), allora si configura il reato ex art. 416-bis c.p., a prescindere dal fatto che i singoli gruppi originari avessero o meno tale natura.

È possibile essere accusati contemporaneamente di associazione camorristica (art. 416-bis c.p.) e di associazione finalizzata al narcotraffico (art. 74 D.P.R. 309/90)?
Sì, la Corte conferma la piena compatibilità tra le due accuse. Questo avviene quando il sodalizio camorristico, pur avendo nel narcotraffico la sua principale fonte di profitto, utilizza il metodo mafioso per esercitare un predominio più vasto sul territorio, che esonda dal mero ambito del commercio di stupefacenti.

Perché il motivo di ricorso relativo al ruolo di vertice nell’associazione per il narcotraffico è stato dichiarato inammissibile?
È stato dichiarato inammissibile per carenza di interesse. Poiché l’indagato era accusato sia di associazione camorristica che di associazione per narcotraffico, operava una doppia presunzione di legge sulla necessità della custodia in carcere. Di conseguenza, anche se il suo ruolo nel solo ambito del narcotraffico fosse stato declassato, ciò non avrebbe modificato la misura cautelare applicata, rendendo il motivo di ricorso ininfluente sull’esito pratico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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