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Associazione a delinquere: vincoli familiari e custodia

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. L’accusa era di essere promotore, organizzatore e direttore di un’associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, operante su base familiare. La Corte ha confermato che i legami di parentela non escludono, anzi possono rafforzare, il vincolo associativo criminale e ha ritenuto sussistenti i gravi indizi di colpevolezza e le esigenze cautelari che giustificano la misura detentiva.

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Pubblicato il 10 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione a Delinquere e Narcotraffico: Quando la Famiglia Diventa un’Organizzazione Criminale

La recente sentenza della Corte di Cassazione, n. 2243 del 2025, offre importanti chiarimenti sulla configurabilità di una associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico quando questa opera su base familiare. La Suprema Corte ha esaminato il ricorso di un indagato contro un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, confermando la misura e delineando principi cruciali sulla valutazione dei legami di parentela e sul ruolo di promotore all’interno del sodalizio.

I Fatti del Caso

Un soggetto veniva sottoposto a custodia cautelare in carcere con l’accusa di aver promosso, organizzato e diretto un’associazione criminale dedita al traffico di cocaina e marijuana. Il gruppo era composto in gran parte da suoi familiari stretti, tra cui la madre, la moglie e il fratello. La difesa dell’indagato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo l’insussistenza dei gravi indizi di colpevolezza per il reato associativo. Secondo la tesi difensiva, i rapporti tra i coindagati erano riconducibili ai soli vincoli familiari e non a una vera e propria affectio societatis criminale. Inoltre, si contestava l’attribuzione del ruolo apicale all’indagato e la proporzionalità della misura cautelare applicata.

La Decisione della Corte di Cassazione sulla associazione a delinquere

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettando tutte le doglianze della difesa. I giudici hanno confermato la validità dell’ordinanza impugnata, ritenendo che il Tribunale avesse correttamente identificato gli elementi costitutivi dell’associazione a delinquere, la pericolosità sociale dell’indagato e la necessità della custodia in carcere. La decisione si basa su una solida ricostruzione dei fatti e su consolidati principi giurisprudenziali.

Le Motivazioni

La Corte ha articolato la propria decisione su tre punti fondamentali.

Vincolo Familiare e Struttura Associativa

Il primo e più rilevante aspetto riguarda la natura familiare del gruppo. La Cassazione ha ribadito un principio consolidato: i legami di parentela o coniugali non solo non escludono l’esistenza di un’associazione a delinquere, ma possono addirittura rafforzarla, rendendola più coesa, impermeabile e pericolosa. La collaborazione tra familiari, secondo la Corte, non può essere banalizzata come mera connivenza non punibile, ma deve essere valutata nel contesto delle attività criminali svolte. Nel caso di specie, le intercettazioni e le videoriprese avevano dimostrato una struttura organizzata, con ruoli definiti (pusher, vedette), basi logistiche (le abitazioni della famiglia) e strategie comuni per eludere le indagini, elementi che trascendono il semplice rapporto familiare.

Il Ruolo di Promotore, Organizzatore e Direttore

La difesa aveva contestato l’attribuzione del ruolo apicale, sostenendo che l’indagato svolgeva anche mansioni “gregarie” come lo spaccio. La Corte ha chiarito che il ruolo di promotore o direttore non richiede un’esclusività di funzioni né una totale astensione dalle attività operative. Gli elementi raccolti (intercettazioni, testimonianze) dimostravano che l’indagato impartiva direttive, gestiva la cassa comune, stabiliva i prezzi di vendita, redarguiva gli altri membri e riceveva rendiconti sull’attività. Queste azioni sono emblematiche di una posizione gerarchicamente sovraordinata, rendendo irrilevante la sua partecipazione occasionale ad attività di spaccio.

Attualità delle Esigenze Cautelari

Infine, la Corte ha affrontato la questione della proporzionalità della misura. Per reati gravi come l’associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, opera una presunzione di attualità del pericolo di reiterazione del reato. Il tempo trascorso dai fatti (le indagini si riferivano al periodo 2021-2022) non è di per sé sufficiente a far venir meno tale pericolo. La valutazione, spiegano i giudici, deve essere complessiva e tenere conto della personalità del soggetto e del suo inserimento in contesti criminali. Nel caso specifico, i precedenti penali dell’indagato e la sua capacità di autocontenimento degli impulsi criminosi, giudicata nulla, hanno fondato una prognosi negativa. Di conseguenza, misure meno afflittive come gli arresti domiciliari con braccialetto elettronico sono state ritenute inidonee, poiché non avrebbero impedito i contatti con l’esterno, specialmente considerando che il domicilio era una delle basi logistiche del gruppo.

Le Conclusioni

Questa sentenza riafferma con forza alcuni capisaldi in materia di reati associativi. In primo luogo, la struttura familiare di un gruppo criminale è un fattore che ne aumenta la pericolosità, non la diminuisce. In secondo luogo, il ruolo di vertice in un’organizzazione può essere provato attraverso una serie di comportamenti direttivi, anche se il capo partecipa alle attività operative. Infine, la valutazione del pericolo di recidiva in questi casi deve essere particolarmente rigorosa, giustificando l’applicazione della massima misura cautelare anche a distanza di tempo dai fatti, qualora il profilo criminale del soggetto lo richieda.

Un’associazione criminale può essere composta da membri della stessa famiglia?
Sì. Secondo la Corte, i rapporti di parentela non solo non escludono l’esistenza di un’associazione a delinquere, ma possono anzi renderla più stabile e pericolosa, rafforzando il vincolo associativo tra i suoi membri.

Cosa significa essere ‘promotore’ di un’associazione a delinquere?
Significa avere un ruolo apicale che implica l’impulso, la gestione e la direzione del gruppo. Non è necessario essere l’iniziatore assoluto né astenersi dalle attività operative. È sufficiente coordinare l’attività degli associati, assumere funzioni decisionali e sovrintendere alla gestione complessiva, come impartire ordini o gestire i profitti.

Perché è stata confermata la custodia in carcere nonostante il tempo trascorso dai fatti?
Perché per il reato di associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico vige una presunzione legale di pericolosità. La Corte ha ritenuto che il semplice passare del tempo non fosse sufficiente a superare questa presunzione, specialmente di fronte a un profilo personologico dell’indagato che indicava una forte propensione a delinquere e un’elevata probabilità di ricaduta nel reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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