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Associazione a delinquere stupefacenti: i limiti

La Corte di Cassazione ha annullato un’ordinanza di custodia cautelare, stabilendo che atti di intermediazione sporadici e di breve durata non sono sufficienti a dimostrare la partecipazione stabile di un individuo a un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Per configurare il reato associativo, è necessaria la prova di un inserimento stabile e consapevole nella struttura criminale, non bastando la semplice agevolazione di singoli episodi delittuosi.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione a Delinquere Stupefacenti: Quando la Partecipazione non è Stabile

Con una recente sentenza, la Corte di Cassazione ha tracciato una linea netta tra la partecipazione a un singolo episodio di spaccio e l’appartenenza a una vera e propria associazione a delinquere stupefacenti. La decisione annulla un’ordinanza di custodia cautelare, sottolineando che condotte sporadiche, come quella di un intermediario occasionale, non bastano a provare un vincolo associativo stabile, elemento indispensabile per contestare il grave reato previsto dall’art. 74 del d.P.R. 309/1990.

Il Caso: Intermediario o Partecipe Stabile?

Il caso esaminato riguarda un individuo accusato di far parte di un’organizzazione criminale dedita al traffico di droga. Secondo l’accusa, il suo ruolo sarebbe stato quello di intermediario tra il capo dell’associazione e uno dei principali spacciatori del gruppo. In particolare, l’indagato avrebbe:

* Presentato lo spacciatore al capo dell’organizzazione.
* Offerto una garanzia, mai attivata, per i pagamenti della droga.
* Facilitato i primi incontri tra i due.

In seguito, i due soggetti principali avevano iniziato a comunicare direttamente, rendendo superflua la sua intermediazione. Inoltre, l’indagato sarebbe stato incaricato di comunicare al capo l’arresto dello spacciatore. Sulla base di questi elementi, il Tribunale del Riesame aveva confermato la misura della custodia in carcere, ritenendoli gravi indizi di partecipazione all’associazione.

La Decisione sull’Associazione a Delinquere Stupefacenti

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della difesa, annullando con rinvio l’ordinanza impugnata. I giudici supremi hanno ritenuto che gli elementi raccolti non fossero sufficienti a dimostrare l’inserimento stabile e permanente dell’indagato all’interno del sodalizio criminale. La Corte ha distinto nettamente il concorso di persone nel reato continuato di spaccio dalla più grave fattispecie dell’associazione criminale.

Le Motivazioni: La Differenza tra Atto Singolo e Vincolo Associativo

Il cuore della motivazione della Corte risiede nella distinzione tra la commissione di singoli atti illeciti, anche in concorso con altri, e l’adesione a un patto criminale duraturo. Per configurare un’associazione a delinquere stupefacenti, non è sufficiente compiere azioni che favoriscono l’attività di spaccio, ma è necessario che l’individuo sia inserito in una struttura organizzata, seppur rudimentale, con la consapevolezza di far parte di un progetto criminale comune e a tempo indeterminato.

Secondo la Cassazione, le condotte dell’indagato, sebbene penalmente rilevanti, non dimostrano univocamente questa stabile appartenenza. L’attività di intermediazione è stata descritta come specifica, di breve durata e divenuta presto inutile. Questi elementi, secondo la Corte, non indicano una “stabile messa a disposizione” a favore dell’associazione, ma piuttosto un contributo circoscritto a una fase iniziale della collaborazione tra due trafficanti. Manca la prova di un vincolo associativo permanente, che è l’elemento distintivo del reato contestato.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: per una condanna per associazione a delinquere, l’accusa deve fornire prove concrete che dimostrino non solo il coinvolgimento in attività illecite, ma anche la piena e stabile integrazione dell’individuo nel tessuto organizzativo del gruppo criminale. La decisione tutela da un’eccessiva estensione della nozione di partecipe, che rischierebbe di equiparare figure marginali o occasionali ai membri stabili di un’organizzazione. Sarà ora compito del Tribunale del Riesame, in sede di rinvio, valutare nuovamente gli elementi a disposizione alla luce di questi principi, verificando se esistano ulteriori indizi capaci di dimostrare l’appartenenza stabile dell’indagato all’associazione e, di conseguenza, la necessità di una misura cautelare.

Qual è la differenza fondamentale tra il concorso in spaccio di droga e la partecipazione a un’associazione a delinquere finalizzata allo spaccio?
La differenza risiede nella stabilità e permanenza dell’accordo criminale. Il concorso riguarda la partecipazione a specifici reati, mentre l’associazione a delinquere implica un vincolo stabile e un’organizzazione (anche minima) finalizzata a commettere una serie indeterminata di delitti.

Un singolo atto di intermediazione tra trafficanti è sufficiente per essere considerati parte di un’associazione criminale?
No. Secondo questa sentenza, atti specifici, occasionali e di breve durata, come un’intermediazione temporanea, non sono di per sé sufficienti a dimostrare l’inserimento stabile di un soggetto nell’organizzazione criminale.

Cosa deve dimostrare l’accusa per provare l’esistenza di un’associazione a delinquere per spaccio di stupefacenti?
L’accusa deve provare l’esistenza di un accordo duraturo, una struttura organizzata e, per il singolo partecipante, la consapevolezza di far parte del sodalizio con l’intenzione di fornire un contributo stabile alla realizzazione del programma criminale comune.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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