LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Associazione a delinquere stupefacenti: Cassazione

La Corte di Cassazione conferma la custodia cautelare in carcere per un individuo accusato di far parte di un’associazione a delinquere stupefacenti. La Corte ha ritenuto corretta la valutazione del Tribunale sui gravi indizi di colpevolezza, basata sul ruolo stabile dell’imputato come spacciatore all’interno di un’organizzazione criminale strutturata. Il ricorso è stato respinto in quanto incentrato su questioni di fatto, non riesaminabili in sede di legittimità.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 9 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione a Delinquere Stupefacenti: Custodia Cautelare Confermata dalla Cassazione

La Corte di Cassazione, con una recente sentenza, ha affrontato un caso di associazione a delinquere stupefacenti, confermando la misura della custodia cautelare in carcere per un indagato. La decisione sottolinea l’importanza della solidità degli indizi e della struttura organizzativa del gruppo criminale per giustificare la misura restrittiva, anche a fronte di un’attività illecita interrotta da tempo.

I Fatti del Caso

Il Tribunale di Catania, in accoglimento di un appello del Pubblico Ministero, aveva disposto la custodia cautelare in carcere per un soggetto, ritenendo sussistenti gravi indizi di colpevolezza per la sua partecipazione a un’associazione criminale dedita al traffico di cocaina e marijuana. L’organizzazione, sebbene di modeste dimensioni e operante a livello di quartiere, era risultata ben strutturata, con una chiara ripartizione dei compiti tra i membri, un servizio di vedetta e una cassa comune.

L’indagato era stato identificato come uno degli spacciatori (pusher) addetti alla vendita diretta delle sostanze, operante secondo turni e criteri predeterminati. La difesa ha proposto ricorso in Cassazione, contestando la valutazione degli indizi sulla partecipazione all’associazione e l’adeguatezza della misura cautelare, dato che le condotte contestate si erano fermate ad aprile 2022.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, rigettandolo integralmente. I giudici hanno ritenuto che l’ordinanza del Tribunale fosse immune da vizi di legge e di motivazione. Secondo la Corte, il Tribunale ha correttamente ricostruito l’organigramma del sodalizio criminale e il ruolo specifico ricoperto dal ricorrente al suo interno.

Motivazioni: i Gravi Indizi nell’Associazione a Delinquere Stupefacenti

Le motivazioni della Corte si concentrano sulla correttezza dell’analisi svolta dal giudice di merito. Il Tribunale aveva evidenziato la resilienza del gruppo criminale che, nonostante arresti in flagranza di altri membri, aveva sempre tentato con successo di riavviare i traffici illeciti. Questo dimostra la tenuta del tessuto associativo e la pericolosità del sodalizio.

Il ruolo del ricorrente come pusher non era occasionale, ma stabile e inserito in un meccanismo organizzato, che prevedeva persino l’annotazione delle attività a ogni cambio di turno. La Corte ha inoltre qualificato le argomentazioni della difesa come mere contestazioni di fatto, che non possono trovare spazio nel giudizio di legittimità, il quale è limitato al controllo sulla corretta applicazione delle norme di diritto e sulla logicità della motivazione.

Infine, riguardo all’assenza di nuovi reati commessi dal ricorrente dopo la chiusura delle indagini, la Corte ha osservato che ciò era verosimilmente dovuto al fatto che l’indagato si trovava già detenuto per un’altra causa legata a reati della stessa specie. Questa circostanza, quindi, non poteva essere interpretata come un’attenuazione della sua pericolosità sociale.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

La sentenza ribadisce principi consolidati in materia di misure cautelari per i reati associativi. Per giustificare la custodia in carcere per una associazione a delinquere stupefacenti, è cruciale che l’ordinanza del giudice di merito fornisca una motivazione logica e coerente sulla base dei gravi indizi di colpevolezza. Questi indizi devono delineare non solo la commissione di singoli reati, ma la partecipazione stabile e consapevole a una struttura organizzata. La decisione chiarisce inoltre che la valutazione sulla pericolosità dell’indagato deve tenere conto di tutte le circostanze, inclusi eventuali periodi di detenzione per altre cause, che possono spiegare l’assenza di nuove condotte illecite senza per questo escludere il rischio di reiterazione del reato.

Cosa serve per disporre la custodia cautelare in carcere per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio?
È necessaria la sussistenza di gravi indizi di colpevolezza che dimostrino non solo la commissione di reati di spaccio, ma anche la partecipazione stabile e consapevole dell’indagato a una struttura criminale organizzata con una ripartizione di compiti.

È possibile contestare la ricostruzione dei fatti davanti alla Corte di Cassazione?
No, il ricorso per cassazione non permette un nuovo esame dei fatti. La Corte si limita a valutare se i giudici dei gradi precedenti abbiano applicato correttamente la legge e se la loro motivazione sia logica e priva di contraddizioni.

L’assenza di nuovi reati dopo le indagini preliminari può portare alla revoca della misura cautelare?
Non automaticamente. Come specificato in questa sentenza, se l’assenza di nuove condotte illecite è spiegabile con lo stato di detenzione dell’indagato per altra causa, ciò non diminuisce la valutazione sulla sua pericolosità sociale e non impone la revoca della misura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati