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Associazione a delinquere: struttura o solo accordo?

La Corte di Cassazione annulla un’ordinanza di custodia cautelare, specificando che per configurare il reato di associazione a delinquere non è sufficiente la reiterazione di reati fiscali con competenze tecniche. È indispensabile provare l’esistenza di una struttura organizzativa stabile e autonoma, che vada oltre il semplice accordo per commettere i singoli illeciti. In assenza di tale prova, si rischia di confondere il reato associativo con il mero concorso di persone nel reato continuato.

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Pubblicato il 1 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione a delinquere: non basta la reiterazione dei reati

Quando un gruppo di persone commette ripetutamente lo stesso tipo di reato, si configura automaticamente un’associazione a delinquere? La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 26191/2024, ha fornito una risposta chiara: no. La semplice reiterazione di illeciti, anche se pianificata e basata su specifiche competenze, non è sufficiente a provare l’esistenza di un sodalizio criminale. È necessario un elemento in più: una struttura organizzativa stabile e autonoma.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un’indagine su un presunto gruppo criminale dedito alla commissione di reati tributari, in particolare l’indebita compensazione di crediti fiscali. Un imprenditore veniva sottoposto a misura cautelare per aver partecipato, insieme ad altri soggetti, a tale presunta associazione. Il Tribunale del riesame, pur escludendo altre accuse, confermava la gravità indiziaria per il delitto associativo. Secondo il Tribunale, la creazione di un “sistema” basato su know-how, competenze tecniche e fonti stabili di crediti inesistenti era sufficiente a costituire l’apparato organizzativo richiesto dalla legge.

La Decisione della Corte di Cassazione

L’imprenditore, tramite il suo difensore, ha impugnato l’ordinanza del Tribunale del riesame, lamentando la carenza di motivazione proprio sull’elemento cruciale della struttura organizzativa. La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, annullando l’ordinanza e rinviando il caso per un nuovo esame.

La Suprema Corte ha ribadito che il delitto di associazione a delinquere si fonda su tre pilastri fondamentali:
1. Un vincolo associativo stabile e tendenzialmente permanente.
2. Un programma criminoso indeterminato, che va oltre la commissione di singoli reati predefiniti.
3. L’esistenza di una struttura organizzativa, seppur minima, di uomini e mezzi, idonea a realizzare il programma.

Le motivazioni della Cassazione: quando non c’è associazione a delinquere

Il cuore della decisione risiede nella netta distinzione tra il reato associativo e il concorso di persone nel reato continuato. La Corte ha censurato la motivazione del Tribunale del riesame perché aveva di fatto appiattito l’elemento organizzativo sulla mera reiterazione dei reati.

La Struttura Organizzativa Stabile: Elemento Imprescindibile

Secondo gli Ermellini, ridurre l’organizzazione a un semplice “know-how” o a competenze professionali condivise rende “evanescente” il requisito strutturale richiesto dall’art. 416 del codice penale. Un’associazione criminale deve avere un’autonomia che trascende i singoli reati commessi. Deve esistere un “quid pluris” rispetto all’accordo che lega i concorrenti in un singolo illecito: un apparato (persone, mezzi, regole) che preesiste e sopravvive alla consumazione dei singoli delitti-scopo.

La Differenza con il Concorso di Persone

Nel concorso di persone, anche in forma continuata, l’accordo tra i correi è occasionale e finalizzato alla commissione di uno o più reati specifici. Una volta commessi, l’accordo si esaurisce. Nell’associazione a delinquere, invece, i singoli reati sono solo l’attuazione di un programma criminoso più ampio, portato avanti da una struttura permanente che i membri sanno di comporre.
Il Tribunale del riesame, nel caso di specie, non aveva individuato gli indicatori di questa autonomia strutturale, finendo per confondere la condotta di partecipazione al sodalizio con la mera commissione di reati in concorso.

Le conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa sentenza è di fondamentale importanza perché riafferma un principio cardine del diritto penale: la necessità di una prova rigorosa per ciascun elemento costitutivo del reato. Per contestare l’associazione a delinquere, l’accusa non può limitarsi a dimostrare che gli indagati hanno commesso più reati insieme, ma deve provare l’esistenza di un’entità organizzativa stabile e distinta dai singoli accordi criminosi. Questa decisione funge da monito contro le interpretazioni estensive della norma, garantendo che una delle accuse più gravi del nostro ordinamento sia riservata a fenomeni criminali dotati di una reale e comprovata struttura organizzativa.

Quali sono gli elementi essenziali per il reato di associazione a delinquere?
Secondo la Corte di Cassazione, gli elementi fondamentali sono tre: 1) un vincolo associativo stabile e permanente; 2) l’indeterminatezza del programma criminoso; 3) l’esistenza di una struttura organizzativa, anche minima, di uomini e mezzi, adeguata a realizzare gli obiettivi criminali.

La ripetizione di reati dello stesso tipo da parte di un gruppo è sufficiente a provare l’associazione a delinquere?
No. La sentenza chiarisce che la mera reiterazione di reati, anche se basata su specifiche competenze (expertise), non è di per sé sufficiente. È necessario dimostrare l’esistenza di un’organizzazione stabile e autonoma che vada oltre il semplice accordo per commettere i singoli illeciti.

Qual è la differenza fondamentale tra associazione a delinquere e concorso di persone nel reato continuato?
La differenza risiede nella natura dell’accordo e della struttura. Nel concorso di persone l’accordo è occasionale e limitato a specifici reati. Nell’associazione a delinquere, invece, esiste un vincolo stabile e una struttura organizzativa permanente, creata per attuare un programma criminoso indeterminato, che preesiste e sopravvive ai singoli reati commessi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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