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Associazione a delinquere: ruolo stabile e detenzione

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di un indagato contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. La difesa sosteneva un coinvolgimento solo occasionale, ma la Corte ha confermato la sussistenza di un grave quadro indiziario basato su un rapporto stabile e continuativo con il sodalizio criminale, evidenziato da debiti pregressi, forniture costanti e un ruolo attivo nella distribuzione. La sentenza chiarisce che anche un singolo episodio, se inserito in un contesto di relazioni consolidate, può dimostrare la partecipazione a un’associazione a delinquere e giustificare la misura cautelare più grave.

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Pubblicato il 25 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione a delinquere: quando un rapporto continuativo giustifica la custodia in carcere

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha affrontato il delicato tema della distinzione tra partecipazione a un’associazione a delinquere e concorso in un singolo reato di spaccio. La Corte ha confermato che la sussistenza di un rapporto stabile e continuativo, desumibile anche da debiti pregressi e trattative per future forniture, è sufficiente a configurare un grave quadro indiziario di appartenenza a un sodalizio criminale, giustificando l’applicazione della custodia cautelare in carcere.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine dal ricorso presentato da un individuo avverso un’ordinanza del Tribunale della Libertà che confermava la misura della custodia cautelare in carcere nei suoi confronti. Le accuse erano di partecipazione a un’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti (art. 74 d.P.R. 309/90) e di un singolo episodio di cessione di droga.

La difesa sosteneva che gli elementi raccolti fossero insufficienti a dimostrare un’adesione stabile e consapevole al sodalizio criminale. Secondo il ricorrente, le prove si limitavano a un unico episodio di acquisto di stupefacenti, configurando al più un’ipotesi concorsuale e non un’intraneità all’organizzazione. Inoltre, si contestava l’attualità delle esigenze cautelari, dato che l’episodio principale risaliva a quasi tre anni prima dell’emissione dell’ordinanza.

La Decisione della Corte sull’associazione a delinquere

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno stabilito che il Tribunale della Libertà aveva correttamente valutato gli elementi a disposizione, costruendo una motivazione logica e coerente che andava ben oltre la semplice analisi di un episodio isolato. La decisione ha confermato la sussistenza di un grave quadro indiziario per il reato di associazione a delinquere e la legittimità della misura cautelare applicata.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha basato la sua decisione su diversi punti chiave che delineano i contorni della partecipazione a un’organizzazione criminale.

Stabilità del Rapporto vs. Episodio Occasionale

Il cuore della motivazione risiede nella capacità del Tribunale di guardare oltre il singolo acquisto di droga. Le intercettazioni e le indagini avevano rivelato un rapporto consolidato e continuativo tra l’indagato e uno dei vertici del sodalizio. Elementi come:

* Debiti preesistenti: Le conversazioni facevano riferimento a debiti per precedenti forniture di cocaina, dimostrando che non si trattava del primo affare.
* Lamentele sulla qualità: L’indagato e la moglie si lamentavano della scarsa qualità di una partita precedente, un dettaglio che implica una consuetudine nel rapporto di fornitura.
* Trattative per future forniture: Durante gli incontri, si discuteva attivamente di saldare i debiti per poter ricevere nuove e più consistenti partite di droga.

Questi fattori, nel loro complesso, delineavano non un acquirente occasionale, ma un cliente abituale inserito in un meccanismo di approvvigionamento stabile.

Il Ruolo dell’Indagato nell’Organizzazione

La Corte ha avallato la ricostruzione del Tribunale, secondo cui l’indagato non era un semplice acquirente, ma un “gestore stabile del canale di smercio e spaccio”. Il suo ruolo era cruciale per l’associazione, che poteva contare su di lui per la distribuzione della droga sulle piazze locali. La sua piena consapevolezza della filiera criminale, inclusa la provenienza dello stupefacente, rafforzava l’idea di un’adesione consapevole al progetto illecito del gruppo.

Sussistenza delle Esigenze Cautelari

Infine, la Cassazione ha respinto la censura relativa alla mancanza di attualità delle esigenze cautelari. Per reati gravi come l’associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga, opera una presunzione legale (art. 275, comma 3, c.p.p.) che impone la custodia in carcere, salvo prova contraria. La difesa non ha fornito elementi idonei a superare tale presunzione. Anzi, la Corte ha sottolineato come la pericolosità sociale dell’indagato, il suo curriculum criminale e la capacità dell’associazione di continuare a operare indisturbata anche dopo alcuni arresti, rendessero concreto e attuale il rischio di reiterazione del reato. La personalità “recidivante” e l’inserimento in ambiti criminali radicati rendevano la detenzione in carcere l’unica misura idonea a recidere tali legami.

Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale: per provare la partecipazione a un’associazione a delinquere, non è sempre necessario dimostrare il coinvolgimento in innumerevoli episodi. Un singolo atto illecito, se corroborato da elementi che ne dimostrano l’inserimento in una relazione criminale stabile e strutturata (come debiti, pianificazione futura e un ruolo definito), è sufficiente a configurare un grave quadro indiziario. La valutazione del giudice di merito, se logicamente motivata, non può essere messa in discussione in sede di legittimità con una mera rilettura dei fatti. La pronuncia conferma inoltre la severità del sistema cautelare per i reati associativi, ponendo a carico della difesa l’onere di dimostrare l’insussistenza delle esigenze che giustificano la detenzione.

Un singolo episodio di spaccio può bastare per provare la partecipazione a un’associazione a delinquere?
Sì, secondo la sentenza, un singolo episodio può essere sufficiente se inserito in un contesto che dimostra un rapporto consolidato e continuativo con il sodalizio criminale. Elementi come debiti pregressi per altre forniture o discussioni su futuri acquisti possono provare la stabilità del legame e l’inserimento nell’associazione.

Come ha fatto la Corte a desumere la stabilità del rapporto criminale?
La Corte ha valorizzato le intercettazioni dalle quali emergevano dialoghi relativi a debiti preesistenti per forniture di droga, lamentele sulla qualità di partite precedenti e l’intenzione manifesta di continuare ad approvvigionarsi dalla stessa fonte. Questi elementi, nel loro insieme, dimostravano un rapporto commerciale illecito abituale e non occasionale.

Perché è stata confermata la custodia in carcere nonostante i fatti principali non fossero recenti?
La custodia è stata confermata perché per il reato di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti vige una presunzione di adeguatezza della custodia in carcere. Inoltre, il Tribunale ha ritenuto attuale il pericolo di reiterazione del reato, considerando la personalità dell’indagato, i suoi precedenti specifici e la prova che l’associazione criminale aveva continuato a operare fino a tempi recenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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