LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Associazione a delinquere: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili i ricorsi di diversi imputati condannati in primo e secondo grado per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, estorsione e altri reati. La Corte ha stabilito che i ricorsi non presentavano vizi di legittimità, ma si limitavano a riproporre una diversa lettura delle prove, in particolare delle intercettazioni, chiedendo di fatto un terzo grado di giudizio nel merito, non consentito. La sentenza ribadisce il principio della ‘doppia conforme’, secondo cui due sentenze di merito concordanti formano un corpo decisionale unitario difficilmente censurabile in sede di legittimità se privo di vizi logici o giuridici.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 16 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione a delinquere: Quando il Ricorso in Cassazione è Inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19925 del 2024, offre un’importante lezione sui limiti del ricorso in sede di legittimità, specialmente in complessi casi di associazione a delinquere. La pronuncia chiarisce perché non è possibile trasformare la Suprema Corte in un terzo grado di giudizio, ribadendo che le valutazioni sui fatti, se logicamente motivate dai giudici di merito, non sono sindacabili. Il caso esaminato riguardava un sodalizio criminale a base familiare, condannato per traffico di stupefacenti ed estorsione, i cui membri hanno tentato, senza successo, di scardinare le decisioni dei due precedenti gradi di giudizio.

I Fatti: Il Contesto del Processo

Diversi imputati, legati da vincoli familiari, venivano condannati dal Tribunale e successivamente dalla Corte di Appello per aver costituito e partecipato a un’associazione criminale finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti. Oltre a ciò, alcuni di loro erano stati riconosciuti colpevoli di estorsione e altri reati contro la persona e il patrimonio.

Le prove a loro carico si fondavano principalmente sul contenuto di numerose intercettazioni telefoniche e ambientali, dalle quali i giudici di merito avevano desunto l’esistenza di una struttura organizzata, con ruoli definiti, canali di approvvigionamento stabili e un programma criminale indeterminato, tutti elementi tipici dell’associazione a delinquere.

Le Doglianze dei Ricorrenti: Tra Mancanza di Prove e Vizi di Motivazione

Giunti dinanzi alla Corte di Cassazione, gli imputati hanno sollevato una serie di motivi di ricorso, cercando di smontare l’impianto accusatorio. Le principali critiche riguardavano:

* L’insussistenza dell’associazione: Secondo le difese, mancava la prova di una struttura stabile e organizzata. Le conversazioni intercettate, a loro dire, riguardavano questioni familiari e non la pianificazione di attività illecite.
* La valutazione delle prove: Si contestava la ritenuta idoneità delle sole intercettazioni a dimostrare i reati, in assenza di sequestri di droga o di altre prove materiali.
* Il reato di estorsione: Si negava la natura estorsiva di un’assunzione lavorativa ottenuta da uno degli imputati, sostenendo che non vi fosse stata una minaccia esplicita ma solo un generico ‘timore’ da parte della vittima.
* La determinazione della pena: Si lamentava un’eccessiva severità della pena e il mancato riconoscimento di circostanze attenuanti.

In sostanza, i ricorrenti proponevano una lettura alternativa delle risultanze processuali, chiedendo alla Cassazione una nuova e diversa valutazione del materiale probatorio.

La Decisione della Corte di Cassazione: Il Principio della “Doppia Conforme”

La Suprema Corte ha dichiarato tutti i ricorsi inammissibili. La decisione si fonda su principi procedurali e sostanziali consolidati, che meritano di essere analizzati.

Limiti del Giudizio di Legittimità

Il punto centrale della sentenza è la netta distinzione tra il giudizio di merito (primo grado e appello) e il giudizio di legittimità (Cassazione). La Corte ribadisce di non avere il potere di riesaminare i fatti e le prove. Il suo compito è verificare che la sentenza impugnata sia immune da errori di diritto e che la sua motivazione sia logica, coerente e non manifestamente illogica.

I ricorsi sono stati giudicati inammissibili proprio perché si limitavano a riproporre le stesse argomentazioni già respinte dalla Corte di Appello, senza confrontarsi specificamente con la motivazione di quest’ultima e chiedendo, di fatto, una non consentita rivalutazione del merito.

La Prova dell’Associazione a Delinquere

La Corte ha confermato la correttezza del ragionamento dei giudici di merito nel ritenere provata l’esistenza dell’associazione a delinquere. È stato chiarito che per la configurabilità di tale reato non è necessaria un’organizzazione complessa, ma è sufficiente una struttura rudimentale, purché stabile e funzionale a un programma criminale duraturo. Tale prova può legittimamente essere desunta, come nel caso di specie, dal tenore delle conversazioni intercettate, dalla ripetitività delle condotte illecite, dalla ripartizione dei compiti e dalla natura dei rapporti tra i sodali.

le motivazioni

La Corte di Cassazione ha fondato la sua decisione di inammissibilità su diverse ragioni giuridiche. In primo luogo, ha evidenziato come i ricorsi fossero meramente reiterativi delle doglianze già esaminate e respinte dalla Corte di Appello. In presenza di una ‘doppia conforme’, ovvero due sentenze di merito che giungono alle medesime conclusioni, le motivazioni si integrano a vicenda, creando un blocco argomentativo solido che può essere scalfito solo da critiche che ne evidenzino una manifesta illogicità o una violazione di legge, vizi non riscontrati nel caso di specie.

In secondo luogo, i giudici hanno sottolineato l’aspecificità dei motivi. I ricorrenti non hanno indicato precise violazioni di legge o vizi logici nella sentenza impugnata, ma si sono limitati a contrapporre la propria interpretazione delle prove a quella, logicamente argomentata, dei giudici di merito. Questo modo di procedere trasforma il ricorso in un tentativo di ottenere un terzo grado di giudizio sui fatti, funzione che non compete alla Corte di Cassazione. È stato ribadito che l’interpretazione del significato delle conversazioni intercettate è un apprezzamento di fatto riservato al giudice di merito e censurabile in sede di legittimità solo in caso di travisamento della prova o di manifesta illogicità, ipotesi escluse nella fattispecie.

Infine, la Corte ha ritenuto corrette e conformi ai principi di diritto le conclusioni dei giudici di appello sia sulla sussistenza dell’associazione criminale, i cui elementi costitutivi erano stati desunti da un’analisi complessiva e non atomistica delle prove, sia sulla configurabilità del reato di estorsione, per il quale è sufficiente una minaccia implicita o larvata, idonea a coartare la volontà della vittima, e un profitto ingiusto.

le conclusioni

La sentenza in commento rappresenta un’importante conferma dei paletti che delimitano il giudizio di legittimità. Per gli operatori del diritto, essa sottolinea la necessità di redigere ricorsi per cassazione che si concentrino su specifiche questioni di diritto o su palesi e decisive illogicità della motivazione, evitando di riproporre questioni di fatto. Per i cittadini, la decisione chiarisce che il sistema processuale prevede due gradi di giudizio per l’accertamento dei fatti; la Corte di Cassazione interviene come ‘custode della legge’, non come un ‘terzo giudice’ a cui chiedere una nuova valutazione delle prove a proprio favore. La pronuncia, dunque, rafforza la stabilità delle decisioni di merito e la certezza del diritto, confermando che per ribaltare una ‘doppia conforme’ sono necessari vizi di eccezionale gravità.

Quando un ricorso in Cassazione viene dichiarato inammissibile?
Un ricorso viene dichiarato inammissibile quando, invece di denunciare specifici errori di diritto o vizi logici della sentenza impugnata, si limita a riproporre le stesse argomentazioni già respinte nei gradi di merito, chiedendo di fatto una nuova valutazione delle prove, oppure quando è formulato in modo generico e non si confronta puntualmente con le ragioni della decisione che intende criticare.

Quali sono gli elementi che distinguono un’associazione a delinquere dal semplice concorso di persone in un reato?
L’associazione a delinquere si distingue per l’esistenza di un vincolo stabile e permanente tra gli associati e per la presenza di un programma criminale indeterminato, volto alla commissione di una serie non definita di delitti. Il concorso di persone, invece, riguarda un accordo occasionale finalizzato alla commissione di uno o più reati specifici, che si esaurisce con la loro esecuzione.

La prova di un’associazione a delinquere può basarsi esclusivamente su intercettazioni?
Sì, la prova può essere fondata anche solo sul contenuto delle conversazioni intercettate, a condizione che i giudici di merito, attraverso una motivazione logica e coerente, dimostrino che da esse emerge in modo chiaro e univoco l’esistenza di un accordo stabile, di una struttura organizzata (anche rudimentale) e di un programma criminoso comune, come richiesto dalla legge per configurare il reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati