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Associazione a delinquere: ricorso inammissibile

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un indagato contro l’ordinanza di custodia cautelare in carcere per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. La Corte ha ribadito che il suo ruolo non è rivalutare i fatti, ma solo verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione del giudice di merito, ritenuta in questo caso coerente e priva di vizi. La decisione conferma che per configurare una associazione a delinquere non è necessaria una cassa comune, ma è sufficiente un interesse comune e durevole.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione a delinquere: quando il ricorso in Cassazione è inammissibile

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 17453 del 2025, ha affrontato un caso di associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, chiarendo i limiti del sindacato di legittimità sui provvedimenti di custodia cautelare. La decisione sottolinea come il ricorso in Cassazione non possa trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito dei fatti, ma debba limitarsi al controllo sulla corretta applicazione della legge e sulla coerenza logica della motivazione.

I Fatti del caso

Il Tribunale di Palermo aveva confermato la misura della custodia cautelare in carcere nei confronti di un individuo, accusato di far parte di un’organizzazione criminale dedita al traffico di droga e di aver ceduto un ingente quantitativo di hashish (8 kg). Le indagini, basate su intercettazioni, pedinamenti e sequestri, avevano svelato l’esistenza di un sodalizio criminale, composto da membri della stessa famiglia, con canali di approvvigionamento di cocaina, hashish e marijuana in Emilia Romagna. L’indagato, già ai domiciliari per un altro procedimento, era ritenuto uno degli esponenti di spicco, coinvolto sia nella struttura associativa sia in specifici episodi di spaccio.

I Motivi del Ricorso

La difesa dell’indagato ha presentato ricorso in Cassazione, basandosi su tre motivi principali:
1. Violazione di legge e vizio di motivazione riguardo ai gravi indizi di colpevolezza per il reato di associazione a delinquere. La tesi difensiva sosteneva che l’indagato non facesse parte del sodalizio, ma stesse piuttosto organizzando un traffico autonomo. A supporto, si evidenziava la sua assenza nelle conversazioni intercettate e la sua comparsa tardiva nelle indagini.
2. Mancanza di motivazione da parte del Tribunale del riesame in merito ai gravi indizi per il singolo episodio di spaccio.
3. Insussistenza delle esigenze cautelari, ritenuta una conseguenza diretta della presunta illegittimità della valutazione sui gravi indizi di colpevolezza.

L’Analisi della Corte sull’associazione a delinquere

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo tutti i motivi. Riguardo al primo e più corposo motivo, quello relativo all’associazione a delinquere, i giudici hanno ribadito un principio fondamentale: il loro compito non è quello di riesaminare gli elementi di fatto o di fornire una diversa interpretazione delle prove, attività che spetta esclusivamente ai giudici di merito. Il ricorso è ammissibile solo se denuncia una chiara violazione di norme di legge o una manifesta illogicità della motivazione.

Nel caso specifico, la motivazione del Tribunale è stata giudicata logica e coerente. Essa si basava sull’esistenza di una struttura organizzata, sull’uso di canali di approvvigionamento stabili e sul ruolo attivo dell’indagato, descritto come promotore della riattivazione dei contatti per finanziare l’assistenza ai sodali detenuti. La Corte ha inoltre precisato che, per la sussistenza di un’associazione criminale, non è necessaria l’esistenza di una ‘cassa comune’, essendo sufficiente la comunanza di scopi e un’organizzazione minima.

La Valutazione sugli altri motivi

Anche gli altri motivi sono stati ritenuti infondati. La presunta assenza di motivazione sul singolo episodio di spaccio è stata smentita, poiché il Tribunale aveva adeguatamente richiamato le risultanze dei servizi di osservazione e il sequestro della droga. Infine, il motivo sulle esigenze cautelari è stato giudicato inammissibile perché il Tribunale aveva correttamente applicato la ‘doppia presunzione’ prevista dall’art. 275, comma 3, c.p.p., per reati di grave allarme sociale come l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti. Tale presunzione era peraltro rafforzata dal fatto che l’indagato aveva commesso il reato mentre era già agli arresti domiciliari.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sulla netta distinzione tra giudizio di merito e giudizio di legittimità. La Cassazione non può sostituire la propria valutazione a quella del Tribunale del riesame se quest’ultima è sorretta da un percorso argomentativo logico e non contraddittorio. La difesa, nel tentativo di dimostrare l’estraneità dell’indagato all’associazione, ha di fatto richiesto alla Corte una nuova valutazione delle prove, un’operazione preclusa in sede di legittimità. La decisione riafferma che la configurabilità del delitto associativo si basa sulla presenza di un vincolo durevole e di uno scopo comune, elementi che il giudice di merito aveva ritenuto sussistenti sulla base di un’analisi coerente del compendio indiziario.

Le conclusioni

La sentenza consolida l’orientamento secondo cui il ricorso in Cassazione contro le misure cautelari ha un ambito di applicazione molto ristretto. L’inammissibilità del ricorso deriva dal tentativo di ottenere una revisione del merito dei fatti, mascherata da denuncia di violazione di legge. La decisione ha quindi confermato la custodia cautelare in carcere per l’indagato, condannandolo anche al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle Ammende, a causa della manifesta infondatezza del suo ricorso.

Qual è il ruolo della Corte di Cassazione nell’esaminare un ricorso contro una misura cautelare?
La Corte di Cassazione non può riesaminare i fatti o rivalutare il peso degli indizi. Il suo compito è limitato a verificare se vi sia stata una violazione di legge o se la motivazione del provvedimento impugnato sia manifestamente illogica o contraddittoria.

Per configurare un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga è necessaria una cassa comune?
No. Secondo la sentenza, l’assenza di una ‘cassa comune’ non impedisce il riconoscimento dell’associazione. È sufficiente che esista un interesse comune e durevole tra i partecipanti a immettere la droga sul mercato e la consapevolezza di agire nell’ambito di una struttura organizzata, anche minima.

Cosa significa ‘doppia presunzione’ relativa alle esigenze cautelari?
Per reati di particolare gravità, come l’associazione a delinquere (art. 74 d.P.R. 309/90), la legge presume sia l’esistenza delle esigenze cautelari (pericolo di reiterazione del reato) sia l’adeguatezza della sola misura della custodia in carcere. Tale presunzione può essere vinta solo fornendo elementi specifici che dimostrino il contrario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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