LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Associazione a delinquere: quando si configura il reato

Un soggetto, accusato di essere l’organizzatore di un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti, ha impugnato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere. Sosteneva si trattasse di un semplice concorso di persone nel reato, data l’assenza di sequestri ingenti. La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che per l’associazione a delinquere contano la stabilità del patto criminoso, la struttura organizzativa e la capacità operativa, non necessariamente i singoli quantitativi sequestrati.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 25 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione a delinquere: i criteri distintivi secondo la Cassazione

La distinzione tra un semplice concorso di persone in un reato e una vera e propria associazione a delinquere è una delle questioni più delicate nel diritto penale, specialmente in materia di stupefacenti. Una recente sentenza della Corte di Cassazione (Sentenza n. 2109/2024) offre importanti chiarimenti su quali elementi probatori siano decisivi per configurare il più grave reato associativo, anche in assenza di sequestri di droga imponenti. Vediamo nel dettaglio il caso e i principi affermati dai giudici.

I Fatti del Caso: Un’organizzazione per lo spaccio

Il caso riguarda un individuo sottoposto a custodia cautelare in carcere con l’accusa di essere l’organizzatore di un sodalizio criminale dedito al traffico di hashish, cocaina e marijuana in un’area specifica. Secondo l’accusa, l’indagato era il “collettore stabile” delle sostanze, che venivano poi smerciate da altri membri del gruppo, tra cui un complice che gestiva la vendita al dettaglio dalla propria abitazione e un altro che fungeva da corriere.

L’indagine aveva messo in luce un’attività di spaccio quotidiana e ben organizzata, caratterizzata dall’uso di schede telefoniche “dedicate” per eludere i controlli e da un sistema di mutua assistenza tra i sodali, anche in caso di arresto.

Le Doglianze del Ricorrente: Concorso o associazione a delinquere?

La difesa ha presentato ricorso in Cassazione sostenendo che gli elementi raccolti non fossero sufficienti a provare l’esistenza di un’associazione a delinquere. Secondo il ricorrente, si trattava piuttosto di un concorso di persone nel reato di spaccio. Le principali argomentazioni difensive erano:

* Assenza di prove sulla struttura: Mancata individuazione dei canali di approvvigionamento della droga.
* Scarsità di riscontri oggettivi: Solo sei sequestri in sette mesi, per quantitativi modesti.
* Natura dei rapporti: I rapporti tra i presunti membri erano di semplice “dare e avere”, non indicativi di un patto associativo stabile.
* Irrilevanza degli strumenti: L’uso di schede telefoniche dedicate è una prassi comune anche nello spaccio non organizzato.

In sostanza, la difesa tentava di “parcellizzare” gli indizi, sostenendo che, presi singolarmente, non provassero l’esistenza di un’organizzazione criminale strutturata.

L’Analisi della Corte e la stabilità del patto criminoso

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, respingendo completamente la tesi difensiva. I giudici hanno sottolineato che la valutazione della gravità indiziaria per un reato associativo non può basarsi su una lettura frammentaria delle prove. Al contrario, è necessario un esame complessivo che valorizzi la connessione tra i vari elementi.

Il Tribunale del Riesame, secondo la Cassazione, aveva correttamente identificato i tratti distintivi dell’associazione nel:

1. Modus operandi collaudato: Un sistema ripetitivo e organizzato per lo smercio della droga.
2. Stabilità del gruppo: La capacità dell’organizzazione di proseguire l’attività nonostante arresti e sequestri subiti da alcuni membri.
3. Strumentazione: L’uso sistematico di schede telefoniche dedicate per garantire comunicazioni sicure.
4. Capacità operativa: L’abilità di rifornire continuativamente un’ampia platea di consumatori (erano stati registrati circa 1200 accessi presso l’abitazione di uno spacciatore in pochi mesi).

Questi elementi, visti nel loro insieme, dimostravano l’esistenza di un patto criminoso stabile e di una struttura organizzata, ben oltre la semplice cooperazione estemporanea tipica del concorso di persone.

La Valutazione dell’associazione a delinquere e i reati-fine

Un altro punto cruciale della sentenza riguarda la qualificazione dell’associazione come “minore” (art. 74, comma 6) e dei singoli reati come di “lieve entità” (art. 73, comma 5). La difesa insisteva su questo punto, facendo leva sui quantitativi non esorbitanti dei sequestri.

La Corte ha ribadito un principio fondamentale: la valutazione non deve limitarsi alla natura dei singoli episodi di cessione, ma deve considerare il “momento genetico” dell’associazione e le sue potenzialità operative. Se il gruppo è strutturato per movimentare flussi rilevanti di sostanze, come nel caso in esame, non si può parlare né di associazione “minore” né di fatti di “lieve entità”, poiché la capacità di smercio e la portata complessiva dell’attività criminale sono di tutt’altra dimensione.

Le motivazioni

La Corte di Cassazione ha ritenuto il ricorso inammissibile in quanto le censure sollevate miravano, in realtà, a ottenere una nuova valutazione del merito dei fatti, attività preclusa in sede di legittimità. Il ruolo della Cassazione, infatti, è quello di verificare la correttezza giuridica e la logicità della motivazione del provvedimento impugnato, non di riesaminare le prove. Nel caso di specie, il ragionamento del Tribunale del Riesame è stato considerato coerente, logico e giuridicamente corretto. I giudici di merito avevano costruito un quadro indiziario solido, basato sulla convergenza di molteplici elementi (intercettazioni, osservazioni, sequestri, modus operandi), che nel loro complesso delineavano chiaramente l’esistenza di una struttura associativa stabile e non di episodi di spaccio isolati e slegati.

Le conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale cruciale: per accertare un’associazione a delinquere, il giudice deve adottare una visione d’insieme. La stabilità del vincolo, la preordinazione dei ruoli e la capacità operativa del gruppo sono gli indicatori chiave. L’assenza di sequestri di quantità eccezionali non è di per sé sufficiente a escludere la sussistenza del reato associativo quando altri elementi dimostrano l’esistenza di un’organizzazione strutturata e capace di operare in modo continuo e sistematico sul mercato degli stupefacenti.

Quali elementi distinguono un’associazione a delinquere per spaccio di droga dal semplice concorso di persone nel reato?
Secondo la Corte, l’associazione a delinquere si caratterizza per una struttura organizzata e stabile, un modus operandi ripetitivo e collaudato, la capacità di resistere agli arresti dei membri continuando l’attività, e la capacità di rifornire un’ampia platea di consumatori. Il concorso riguarda invece una collaborazione occasionale per uno o più reati specifici.

Per configurare un’associazione a delinquere sono necessari sequestri di ingenti quantità di droga?
No. La sentenza chiarisce che l’assenza di sequestri significativi non esclude l’esistenza del reato associativo. Ciò che conta è la capacità operativa del gruppo e la sua potenzialità di movimentare flussi rilevanti di sostanze, dimostrata anche attraverso intercettazioni, osservazioni e la capacità di rifornire un mercato continuo.

Quando un’associazione per il traffico di droga può essere considerata “minore” (art. 74, comma 6)?
Un’associazione è “minore” solo se il programma criminoso è stato fin dall’inizio finalizzato esclusivamente a commettere fatti di lieve entità. Se l’organizzazione ha una capacità operativa e di approvvigionamento che le permette di gestire flussi rilevanti di sostanze, come nel caso di specie, non può essere qualificata come minore, anche se i singoli episodi accertati riguardano quantità non enormi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati