LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Associazione a delinquere: prova e custodia cautelare

La Corte di Cassazione dichiara inammissibile il ricorso di un indagato contro l’ordinanza di custodia cautelare per associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. La Suprema Corte ribadisce che la reiterata commissione di reati-fine, insieme a elementi organizzativi come la divisione dei compiti e l’uso di basi logistiche, costituisce prova sufficiente della partecipazione al sodalizio criminale, rendendo i motivi del ricorso un inammissibile tentativo di rivalutazione dei fatti.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 17 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione a delinquere: La Cassazione chiarisce la prova e la custodia cautelare

La prova della partecipazione a un’associazione a delinquere rappresenta uno dei temi più complessi del diritto penale. Con la sentenza in commento, la Corte di Cassazione torna a pronunciarsi sui criteri per accertare il vincolo associativo e sulla legittimità della custodia cautelare, dichiarando inammissibile il ricorso di un indagato accusato di far parte di un sodalizio dedito al narcotraffico. La decisione offre spunti fondamentali su come i ‘facta concludentia’, ovvero i comportamenti concludenti, possano integrare la prova della partecipazione al reato associativo.

I Fatti del Caso: Ricorso contro la Custodia Cautelare

Il caso nasce dal ricorso presentato da un soggetto sottoposto alla misura della custodia cautelare in carcere per il reato di cui all’art. 74 d.P.R. 309/1990 (associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti) e per numerosi reati-fine. Il Tribunale del Riesame aveva confermato la misura, ritenendo sussistenti gravi indizi di colpevolezza.

La difesa ha impugnato tale decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando due motivi principali:
1. Vizi di motivazione sulla gravità indiziaria: Secondo il ricorrente, la partecipazione all’associazione era basata su mere congetture, poiché i suoi contatti erano limitati a rapporti di parentela o amicizia e circoscritti a un breve arco temporale. La commissione dei reati-fine, a suo dire, non provava l’inserimento stabile nel sodalizio.
2. Vizi di motivazione sulle esigenze cautelari: La difesa contestava la valutazione sull’attualità e concretezza del pericolo di recidiva, sottolineando il tempo trascorso dall’ultima condotta contestata e l’assenza di contatti successivi con l’associazione.

L’Analisi della Cassazione sull’Associazione a Delinquere

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, ritenendo i motivi generici e volti a una non consentita rivalutazione dei fatti nel merito. La decisione si fonda su principi consolidati in materia di prova del reato associativo e di limiti del sindacato di legittimità.

La Prova del Vincolo Associativo tramite i “Facta Concludentia”

La Corte ribadisce che il controllo di legittimità sulla motivazione del giudice del riesame non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito. Il compito della Cassazione è verificare la coerenza logica e la correttezza giuridica del ragionamento seguito dal Tribunale, non sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito.

Nel caso specifico, il Tribunale aveva correttamente desunto la partecipazione del ricorrente al sodalizio da una pluralità di elementi fattuali convergenti:
* Risultanze di intercettazioni ambientali e telefoniche.
* Immagini di telecamere e dati GPS installati su autovetture.
* Servizi di osservazione e atti di perquisizione e sequestro (tra cui un ingente quantitativo di cocaina).
* Una struttura organizzata con divisione dei compiti (custodi, corrieri), uso di veicoli con vani appositi e sistemi di comunicazione sicura.

Questi elementi, definiti ‘facta concludentia’, sono stati ritenuti sufficienti a dimostrare l’esistenza di un vincolo permanente e la consapevole partecipazione dell’indagato al programma criminale dell’associazione.

Il Ruolo dei Reati-Fine nella Prova dell’Associazione a Delinquere

Un punto cruciale della sentenza riguarda il valore probatorio dei reati-fine. La Corte conferma l’orientamento secondo cui la ripetuta commissione di delitti, in concorso con altri partecipi e secondo uno schema operativo costante, costituisce un grave indizio di partecipazione all’associazione a delinquere. Tale presunzione può essere superata solo con la prova contraria dell’assenza di un vincolo preesistente, prova che non può consistere nella mera durata limitata dei rapporti.

La Valutazione delle Esigenze Cautelari

Anche il secondo motivo di ricorso è stato giudicato infondato. La Corte ha ritenuto immune da vizi la motivazione del Tribunale, che aveva applicato la duplice presunzione di cui all’art. 275, comma 3, c.p.p. (presunzione di adeguatezza della sola custodia in carcere e di sussistenza delle esigenze cautelari per reati di particolare gravità come l’associazione per narcotraffico).

Gli indici rivelatori dell’attualità del pericolo di recidiva sono stati individuati nel numero di reati, nell’ingente quantitativo di droga trattato e nella vastità del traffico, elementi sintomatici di collegamenti solidi con organizzazioni criminali capaci di movimentare centinaia di chili di cocaina. Il cosiddetto ‘tempo silente’ non è stato ritenuto significativo a fronte di un quadro così allarmante.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte ha ritenuto il ricorso inammissibile perché i motivi presentati si risolvevano in una censura di merito, tendendo a proporre una diversa interpretazione del quadro indiziario basata su una differente valorizzazione degli elementi probatori. Questo tipo di valutazione è precluso in sede di legittimità, dove il controllo è limitato alla logicità e correttezza giuridica della motivazione. La sentenza impugnata è stata giudicata adeguata e immune da vizi, avendo dato conto delle ragioni che hanno indotto ad affermare la gravità del quadro indiziario a carico dell’indagato, in piena coerenza con i principi di diritto che governano l’apprezzamento delle risultanze probatorie nella fase cautelare.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa pronuncia consolida alcuni principi cardine in materia di reati associativi:
1. Prova Indiziaria: La partecipazione a un’associazione a delinquere può essere provata attraverso una serie di elementi indiziari gravi, precisi e concordanti (i ‘facta concludentia’), senza la necessità di una prova diretta dell’accordo criminoso.
2. Valore dei Reati-Fine: La commissione sistematica di reati conformi al programma del sodalizio è un potentissimo indicatore del vincolo associativo.
3. Limiti del Ricorso in Cassazione: Non è possibile utilizzare il ricorso per cassazione per ottenere una nuova valutazione delle prove. Il controllo della Suprema Corte si ferma alla coerenza logica e giuridica del provvedimento impugnato.
4. Presunzioni Cautelari: Per i reati di grave allarme sociale, come l’associazione finalizzata al traffico di stupefacenti, le presunzioni legali in materia di esigenze cautelari hanno un peso determinante, e possono essere superate solo fornendo elementi concreti che dimostrino l’attenuazione del pericolo di recidiva.

La commissione di più reati-fine è sufficiente a provare la partecipazione a un’associazione a delinquere?
Sì, secondo la sentenza, la ripetuta commissione di reati-fine, in concorso con altri partecipi e secondo uno schema operativo stabile, può integrare l’esistenza di indizi gravi, precisi e concordanti della partecipazione al reato associativo. Questa presunzione può essere superata solo con la prova contraria dell’assenza di un vincolo preesistente con gli altri correi.

Un ricorso in Cassazione può contestare la valutazione delle prove fatta dal giudice del riesame?
No. La Corte di Cassazione ha il compito di verificare se la decisione impugnata sia logicamente motivata e giuridicamente corretta, ma non può riesaminare i fatti o sostituire la propria valutazione delle prove a quella del giudice di merito. Un ricorso che tenta di farlo viene considerato inammissibile.

Come viene valutato il pericolo di recidiva in casi di associazione a delinquere finalizzata al traffico di droga?
Il pericolo di recidiva viene valutato sulla base di indici concreti, come il numero di reati-fine commessi, l’ingente quantitativo di droga trattato, la sistematicità e la vastità del traffico. Questi elementi sono considerati sintomatici di collegamenti stabili con organizzazioni criminali e giustificano l’applicazione della custodia cautelare in carcere, in base alla presunzione di pericolosità prevista dalla legge per questo tipo di reato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati