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Associazione a delinquere: prova della partecipazione

La Cassazione ha rigettato il ricorso di un imputato, confermando la misura cautelare per partecipazione ad un’associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico. I giudici hanno ritenuto sufficienti, come gravi indizi, le forniture stabili e periodiche di droga, la consapevolezza di agire per un’organizzazione strutturata e il rapporto fiduciario, anche in assenza di una piena sovrapposizione temporale.

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Pubblicato il 7 dicembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione a delinquere: la prova della partecipazione stabile

Quando un fornitore di sostanze stupefacenti può essere considerato parte integrante di un’organizzazione criminale? La Corte di Cassazione, con la recente sentenza n. 30564/2024, torna a definire i contorni della partecipazione all’associazione a delinquere finalizzata al narcotraffico, delineando i criteri per valutare la sussistenza dei gravi indizi di colpevolezza necessari per l’applicazione di una misura cautelare. La pronuncia offre importanti chiarimenti su come interpretare la stabilità del rapporto e la consapevolezza del ruolo ricoperto all’interno del sodalizio.

Il caso: forniture di droga e la contestazione di associazione a delinquere

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un soggetto indagato per aver partecipato a un’associazione criminale dedita al traffico di stupefacenti. A suo carico era stata disposta la misura della custodia cautelare in carcere, confermata dal Tribunale del riesame anche a seguito di un annullamento con rinvio da parte della stessa Cassazione.

Secondo l’accusa, l’indagato, insieme al fratello, agiva come fornitore stabile di cocaina e marijuana per un’organizzazione che operava in un’area specifica, detenendo di fatto il monopolio dello spaccio. Le forniture si erano protratte per diversi mesi, coincidendo quasi interamente con il periodo di operatività del gruppo criminale.

I motivi del ricorso e la questione della prova

La difesa dell’indagato ha presentato ricorso in Cassazione lamentando, tra le altre cose, un vizio di motivazione riguardo alla prova della sua partecipazione all’associazione. In particolare, si contestava l’assenza di un pieno allineamento temporale tra le condotte addebitate e la vita dell’associazione. Inoltre, si sottolineava che i collaboratori di giustizia non lo avevano mai indicato come partecipe del sodalizio e che i suoi contatti con il gruppo erano stati solo occasionali, tipici di un rapporto fornitore-cliente e non di un membro organico.

La decisione della Corte: i criteri per l’associazione a delinquere

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, ritenendolo infondato. I giudici hanno stabilito che il Tribunale del riesame aveva correttamente valutato gli elementi a disposizione, individuando una serie di fatti che, letti congiuntamente, costituivano gravi indizi di colpevolezza per il reato di associazione a delinquere.

La Corte ha ribadito che, in fase cautelare, non è richiesta la certezza della colpevolezza tipica del giudizio di merito, ma è sufficiente un quadro indiziario solido e coerente che renda altamente probabile l’attribuzione del reato all’indagato.

Le motivazioni della sentenza

Nel motivare la propria decisione, la Suprema Corte ha evidenziato come il giudice del rinvio avesse correttamente valorizzato una serie di elementi fattuali convergenti. Questi elementi, nel loro complesso, dimostravano una partecipazione consapevole e stabile dell’indagato al gruppo criminale.

Nello specifico, sono stati ritenuti decisivi:

* La stabilità e la periodicità delle forniture: Le cessioni di droga non erano sporadiche, ma avvenivano secondo uno schema ripetuto e collaudato, indice di un rapporto consolidato.
* La consapevolezza del ruolo: La vicinanza territoriale e la necessità di un previo assenso da parte del capo dell’associazione per ogni fornitura dimostravano che l’indagato era pienamente consapevole di contribuire a un’organizzazione strutturata e monopolistica.
* La quasi totale sovrapposizione temporale: Sebbene non perfetta, la coincidenza tra il periodo delle forniture e l’operatività del sodalizio è stata ritenuta sufficiente a dimostrare un inserimento organico.
* L’interfungibilità: Il fatto che l’indagato e suo fratello fossero considerati intercambiabili dagli acquirenti e agissero in modo sinergico rafforzava l’idea di un ruolo stabile all’interno del gruppo.

La Corte ha concluso che il numero delle transazioni, la loro regolarità, la rilevanza delle quantità e il reciproco affidamento tra fornitori e associazione sono “segni inequivoci” della partecipazione al sodalizio.

Conclusioni: le implicazioni pratiche

Questa sentenza conferma un principio fondamentale in materia di misure cautelari per reati associativi: la prova della partecipazione può derivare da un insieme di elementi fattuali logici e convergenti, anche in assenza di una confessione o di una chiamata in correità da parte di collaboratori di giustizia. Per ritenere sussistente un’associazione a delinquere, non è necessario che il fornitore operi in esclusiva o che la sua attività copra l’intera esistenza del gruppo. Ciò che conta è la dimostrazione di un contributo stabile, continuativo e, soprattutto, consapevole all’attività e agli scopi dell’organizzazione criminale.

È necessario che un fornitore di droga operi in esclusiva per un’organizzazione per essere considerato partecipe dell’associazione a delinquere?
No, la sentenza chiarisce che si può essere considerati fornitori stabili, e quindi partecipi, anche se non si opera in regime di esclusiva con l’associazione.

Per provare la partecipazione a un’associazione a delinquere, le attività del singolo devono coincidere perfettamente con l’intera vita dell’associazione?
No, la Corte ha specificato che una quasi totale sovrapposizione temporale tra l’attività dell’indagato e quella del sodalizio è sufficiente a integrare un grave indizio, non essendo richiesto un allineamento cronologico perfetto e totale.

Quali elementi sono considerati “gravi indizi” per la partecipazione a un’associazione per narcotraffico in fase cautelare?
La sentenza indica come gravi indizi un insieme di elementi convergenti: la stabilità e periodicità delle forniture, la rilevanza delle quantità di droga, il rapporto di reciproco affidamento, la consapevolezza di contribuire a un’organizzazione strutturata e l’interfungibilità con altri membri (come nel caso dei due fratelli che agivano come un unico fornitore).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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