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Associazione a delinquere: la prova della stabilità

La Corte di Cassazione annulla un’ordinanza di arresti domiciliari per il reato di associazione a delinquere, non ritenendo provata l’esistenza di una struttura organizzata stabile. La semplice commissione di reati-fine in concorso non basta a configurare il reato associativo, che richiede un vincolo permanente e un programma criminoso indeterminato. Il caso riguardava un presunto sodalizio finalizzato al rilascio illecito di permessi di soggiorno a cittadini stranieri.

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Pubblicato il 23 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione a delinquere: Non basta commettere reati insieme, serve una struttura stabile

Una recente sentenza della Corte di Cassazione sul reato di associazione a delinquere (art. 416 c.p.) offre un’importante lezione sulla distinzione tra un semplice concorso di persone in più reati e un vero e proprio sodalizio criminale. La Corte ha annullato una misura cautelare, sottolineando che per configurare l’associazione non è sufficiente provare la commissione di reati-fine, ma è indispensabile dimostrare l’esistenza di una struttura organizzata, stabile e sovraordinata ai singoli membri.

I Fatti del Caso

Il caso trae origine da un’indagine su un presunto gruppo criminale dedito a procurare permessi di soggiorno a cittadini egiziani in cambio di denaro. Secondo l’accusa, il gruppo era composto da un organizzatore principale, sua moglie, un ispettore di pubblica sicurezza in servizio presso l’Ufficio Immigrazione e un consulente di un centro servizi.

Il Tribunale del riesame, accogliendo l’appello del Pubblico Ministero, aveva applicato al consulente la misura degli arresti domiciliari con braccialetto elettronico. L’ipotesi accusatoria era che egli partecipasse a un’associazione a delinquere fornendo il suo contributo per falsificare la documentazione necessaria, in particolare quella attestante la conoscenza della lingua italiana, per ottenere i permessi.

Il Ricorso in Cassazione e i Motivi di Doglianza

L’indagato ha presentato ricorso in Cassazione, contestando la decisione del Tribunale del riesame su tre punti principali:

1. Violazione di legge (art. 416 c.p.): Mancanza di prove sull’esistenza di una vera e propria struttura associativa. La sua attività, a suo dire, si sarebbe limitata a singole condotte illecite, senza la consapevolezza di far parte di un’organizzazione stabile.
2. Carenza di esigenze cautelari (art. 274 c.p.p.): Il tempo trascorso e la cessazione del rapporto di servizio dell’ispettore avrebbero eliminato il pericolo di reiterazione del reato.
3. Inadeguatezza della misura (art. 275 c.p.p.): Il Tribunale non aveva motivato adeguatamente perché misure meno afflittive non fossero idonee.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo assorbente rispetto agli altri. Il cuore della decisione risiede nella netta distinzione tra il concorso di persone nel reato continuato e il più grave delitto di associazione a delinquere.

I giudici hanno chiarito che l’elemento essenziale dell’associazione è l’esistenza di una struttura organizzata e sovraordinata, destinata a perdurare nel tempo per la commissione di una serie indeterminata di reati. Questo pactum sceleris (patto criminale) stabile rappresenta il pericolo per l’ordine pubblico che la norma intende punire, distinguendolo da un accordo occasionale per commettere reati specifici, seppur ripetuti.

Nel caso di specie, la Corte ha definito la motivazione del Tribunale “generica e inadeguata”. Gli elementi presentati (alcune conversazioni intercettate, documentazione sequestrata ma non analizzata nel dettaglio) non erano sufficienti a dimostrare l’esistenza di tale struttura. La contestazione dei reati-fine (le false attestazioni) non può, da sola, provare il reato associativo. È necessario che le modalità con cui i reati vengono pianificati, eseguiti e i rapporti tra i concorrenti dimostrino in modo inequivocabile la sussistenza di un’organizzazione stabile e autonoma, che persiste “oltre” la consumazione dei singoli delitti.

Le Conclusioni: Annullamento con Rinvio

Sulla base di queste considerazioni, la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza impugnata e ha rinviato il caso al Tribunale di Roma per un nuovo giudizio. Il Tribunale dovrà riesaminare gli indizi a disposizione, attenendosi ai principi di diritto enunciati dalla Corte. In particolare, dovrà verificare se gli elementi raccolti siano effettivamente in grado di provare, al di là di ogni ragionevole dubbio, non solo la commissione dei singoli illeciti, ma l’esistenza di quel vincolo associativo stabile e permanente che costituisce il fondamento del reato di associazione a delinquere.

Qual è l’elemento essenziale che distingue l’associazione a delinquere dal semplice concorso di persone in più reati?
L’elemento essenziale è l’esistenza di una struttura organizzata stabile e sovraordinata, volta alla commissione di una serie indeterminata di reati. Un accordo occasionale, anche se volto a commettere più crimini, non è sufficiente.

La commissione di diversi reati da parte dello stesso gruppo di persone basta a provare l’esistenza di un’associazione a delinquere?
No. Secondo la sentenza, la semplice commissione dei cosiddetti “reati-fine” non è di per sé una prova sufficiente. È necessario dimostrare che le modalità con cui i reati sono stati progettati e consumati, insieme ai rapporti tra i concorrenti, rivelino l’esistenza di un’organizzazione stabile e duratura.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione in questo caso?
La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza che disponeva gli arresti domiciliari e ha rinviato il caso al Tribunale di Roma per un nuovo esame. Il Tribunale dovrà rivalutare gli indizi applicando i corretti principi di diritto per accertare se esista effettivamente la prova di una struttura associativa stabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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