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Associazione a delinquere: il ruolo del fornitore

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 13393/2024, ha chiarito la distinzione tra semplice complicità in reati di spaccio e partecipazione a un’associazione a delinquere. Nel caso esaminato, un fornitore abituale di stupefacenti è stato ritenuto parte integrante del sodalizio criminale, poiché il suo rapporto non era occasionale ma stabile, continuativo e basato sulla fiducia, elementi che dimostrano il vincolo associativo. L’appello dell’imputato, che mirava a una rilettura dei fatti, è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione a delinquere: il fornitore abituale è partecipe o complice?

La recente sentenza della Corte di Cassazione n. 13393/2024 offre un’importante analisi sulla differenza tra la partecipazione a un’associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti e il semplice concorso in singoli reati di spaccio. La Corte chiarisce quali elementi sono necessari per dimostrare che un fornitore non è un attore occasionale, ma un membro effettivo e stabile di un sodalizio criminale.

I Fatti del Caso: un fornitore stabile

Il caso riguarda un individuo condannato in primo e secondo grado per aver partecipato a un’associazione criminale dedita al traffico di droga. L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione, sostenendo che il suo ruolo fosse limitato a quello di fornitore occasionale. A suo dire, mancavano le prove di una sua piena integrazione nel gruppo: non partecipava agli utili o alle perdite, doveva ricevere il pagamento anticipato per la merce e i capi dell’organizzazione avevano persino dichiarato di non voler rispondere dei suoi debiti. Secondo la difesa, questi elementi delineavano un quadro di concorso in singoli reati, non di appartenenza a un’organizzazione strutturata.

La Decisione della Corte di Cassazione e la prova dell’associazione a delinquere

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso manifestamente infondato, confermando le decisioni dei giudici di merito. I giudici hanno ribadito che, per configurare un’associazione a delinquere, è necessario un vincolo stabile e permanente tra i membri, finalizzato a commettere una serie indeterminata di reati. La Corte ha sottolineato che la prova di questo vincolo può essere desunta da una serie di elementi fattuali e comportamentali.

Nel caso specifico, è emerso che il rapporto tra l’imputato e i vertici dell’organizzazione era tutt’altro che occasionale. Le prove, derivanti principalmente da intercettazioni, dimostravano un rapporto d’affari continuo e consolidato. L’imputato non solo interagiva con i capi, ma anche con altri membri, in luoghi di incontro abituali, segno di una frequentazione stabile e non sporadica.

Le Motivazioni: gli indizi della partecipazione stabile

La Corte ha valorizzato diversi elementi per ritenere provata la partecipazione dell’imputato all’associazione. In primo luogo, il modus operandi della fornitura: l’imputato anticipava il corrispettivo per l’acquisto della droga, che gli veniva poi rimborsato dai capi. Questa prassi, secondo i giudici, non è tipica di una compravendita occasionale, ma indica un rapporto fiduciario solido e continuativo, essenziale per il funzionamento dell’organizzazione.

Inoltre, la Corte ha specificato che il ricorso in Cassazione non può trasformarsi in un terzo grado di giudizio sul merito. Le argomentazioni della difesa, volte a offrire una diversa interpretazione delle prove (come le conversazioni intercettate), sono state ritenute inammissibili. Il compito della Cassazione è verificare la logicità e la coerenza della motivazione della sentenza impugnata, non sostituire la propria valutazione a quella dei giudici di merito, i quali avevano ricostruito i fatti in modo esauriente e privo di vizi logici.

Anche il motivo di ricorso relativo alla quantificazione della pena per i reati-fine è stato respinto, in quanto l’aumento era giustificato dalla contestazione della recidiva, un punto che la difesa non aveva specificamente contestato.

Conclusioni: cosa significa questa sentenza in pratica?

La sentenza ribadisce un principio fondamentale: per essere considerati membri di un’associazione a delinquere, non è necessario ricoprire un ruolo di vertice. Anche la funzione di fornitore stabile, se svolta con continuità, consapevolezza e all’interno di un rapporto fiduciario con il gruppo, integra pienamente la partecipazione al sodalizio. La distinzione cruciale risiede nella natura del rapporto: se è episodico e si esaurisce in singole transazioni, si parlerà di concorso di persone nel reato; se invece è sistematico e funzionale al programma criminale del gruppo, si configura la partecipazione all’associazione.

Quando un fornitore di droga è considerato partecipe di un’associazione a delinquere e non un semplice concorrente esterno?
Un fornitore è considerato partecipe quando il suo rapporto con l’organizzazione è stabile, continuativo e sistematico, dimostrando un inserimento consapevole nella struttura e nel programma criminale del gruppo. A differenza del concorrente occasionale, il partecipe agisce in un contesto di fiducia e contribuisce in modo duraturo agli scopi del sodalizio.

Quali elementi concreti possono dimostrare un vincolo associativo stabile?
Elementi come la sistematicità dei rapporti d’affari, l’uso di luoghi di incontro abituali, le interazioni con più membri dell’organizzazione e un modus operandi basato sulla fiducia reciproca (come l’anticipazione di denaro per l’acquisto di merce) sono considerati forti indizi di un vincolo stabile e di piena partecipazione all’associazione.

È possibile contestare l’interpretazione delle intercettazioni telefoniche in Corte di Cassazione?
No, l’interpretazione del contenuto delle intercettazioni, anche quando il linguaggio è criptico, è una questione di fatto riservata alla valutazione del giudice di merito. La Corte di Cassazione può intervenire solo se la motivazione del giudice è manifestamente illogica o contraddittoria, ma non può offrire una diversa lettura del materiale probatorio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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