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Associazione a delinquere: annullata aggravante

La Corte di Cassazione ha parzialmente annullato una condanna per associazione a delinquere finalizzata a favorire l’immigrazione clandestina. Pur confermando la responsabilità dell’imputato, la Corte ha eliminato un’aggravante specifica dichiarata incostituzionale, rinviando il caso alla Corte d’Appello per la rideterminazione della pena. La sentenza chiarisce i requisiti per la partecipazione all’associazione e per l’applicazione dell’aggravante della transnazionalità.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Associazione a Delinquere: Quando un’Aggravante Incostituzionale Porta all’Annullamento

Una recente sentenza della Corte di Cassazione (n. 32366/2025) offre importanti chiarimenti sul reato di associazione a delinquere, in particolare quando è finalizzata a favorire l’immigrazione clandestina. La Corte, pur confermando la colpevolezza di un imputato, ha annullato parzialmente la sentenza per la presenza di un’aggravante dichiarata incostituzionale, disponendo una nuova valutazione della pena.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda un soggetto condannato in primo e secondo grado per aver partecipato a un’associazione criminale. L’obiettivo del gruppo era quello di facilitare l’ingresso illegale di cittadini albanesi nel Regno Unito, fornendo loro documenti falsi. L’imputato, in particolare, aveva il compito di procurare tali documenti. La Corte d’Appello di Genova aveva confermato la condanna a tre anni di reclusione e 34.000 euro di multa.

I Motivi del Ricorso e l’Analisi della Cassazione

L’imputato ha presentato ricorso in Cassazione basandosi su tre motivi principali:

1. Insussistenza dell’Associazione a Delinquere

L’imputato sosteneva di non essere consapevole di far parte di una vera e propria associazione a delinquere, credendo di partecipare a un semplice “affare di famiglia” per aiutare la cugina. La Cassazione ha respinto questa tesi. Secondo i giudici, le prove (tra cui intercettazioni e le stesse dichiarazioni dell’imputato) dimostravano la sua piena consapevolezza di collaborare con una pluralità di soggetti (la cugina, il marito, il fratello di lei e altri) in modo strutturato e non episodico. La Corte ha ribadito che per la partecipazione al reato è sufficiente la cosiddetta affectio societatis, ovvero la coscienza di inserirsi stabilmente in un sodalizio criminale, anche per un periodo limitato.

2. Errata Applicazione delle Aggravanti dell’associazione a delinquere

Questo è il punto cruciale della sentenza. Il ricorrente lamentava l’applicazione di diverse aggravanti. La Cassazione ha ritenuto fondata la doglianza relativa all’aggravante prevista dall’art. 416, sesto comma, c.p., che si riferiva all’utilizzo di documenti contraffatti per i reati di immigrazione clandestina (art. 12, comma 3-bis, D.Lgs. 286/98).

La Corte ha evidenziato che la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 63/2022, aveva dichiarato illegittima tale aggravante. Di conseguenza, la sua applicazione era errata e doveva essere eliminata. Per contro, è stata confermata l’aggravante della transnazionalità, poiché le attività illecite si svolgevano tra più Stati (Italia, Francia, Regno Unito) e almeno un membro del gruppo operava all’estero.

3. Violazione del Diritto di Difesa

L’imputato lamentava che la Corte d’Appello avesse negato la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) basandosi su un precedente penale non presente nel fascicolo iniziale. La Cassazione ha respinto anche questo motivo, affermando che la pena prevista per il reato era comunque troppo alta per consentire l’applicazione di tale istituto e che l’imputato non può dolersi dell’uso di un certificato penale aggiornato, in quanto non può affermare di non conoscere la propria storia criminale.

Le Motivazioni

La decisione della Cassazione si fonda su un duplice binario. Da un lato, conferma la solidità dell’impianto accusatorio riguardo alla partecipazione cosciente dell’imputato all’associazione a delinquere. La scusa dell'”affare di famiglia” non regge di fronte a un’organizzazione strutturata finalizzata a commettere reati. Dall’altro lato, la Corte applica rigorosamente il principio di legalità, prendendo atto della declaratoria di incostituzionalità di una norma aggravatrice. Una norma dichiarata incostituzionale cessa di avere efficacia, e nessuna condanna può più basarsi su di essa. Questo ha imposto l’annullamento della parte di sentenza relativa a tale circostanza, con la necessità di un nuovo calcolo della pena.

Le Conclusioni

La Corte di Cassazione ha annullato senza rinvio la sentenza limitatamente all’aggravante incostituzionale e ha rinviato gli atti a un’altra sezione della Corte d’Appello di Genova per la rideterminazione del trattamento sanzionatorio. In pratica, l’imputato rimane colpevole del reato di associazione a delinquere, ma la sua pena dovrà essere ricalcolata e sarà verosimilmente ridotta, poiché una delle circostanze che ne determinava l’aumento è stata eliminata.

Quando la collaborazione in un ‘affare di famiglia’ diventa associazione a delinquere?
Secondo la sentenza, ciò avviene quando il soggetto è consapevole di inserirsi in modo stabile in una struttura con più persone, condividendone il programma criminale, anche se per un tempo limitato. La natura ‘familiare’ dei rapporti non esclude la configurabilità del reato associativo se sussiste una collaborazione strutturata per commettere delitti.

Quali sono le conseguenze se un’aggravante viene dichiarata incostituzionale dopo la condanna?
La sentenza impugnata deve essere annullata nella parte in cui applica tale aggravante. La norma dichiarata incostituzionale perde efficacia e non può più essere utilizzata per aumentare la pena. Il caso viene quindi rinviato al giudice di merito per ricalcolare la sanzione senza tener conto di quella circostanza.

L’aggravante della transnazionalità richiede che tutti i membri del gruppo siano all’estero?
No. La sentenza chiarisce che per l’applicazione dell’aggravante della transnazionalità è sufficiente che le attività illecite siano realizzate in diversi Stati e che anche un solo componente del gruppo si trovi all’estero per svolgere un’attività essenziale alla commissione dei reati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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