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Art. 435 cp: Dolo specifico e ordigno inesplorato

La Cassazione ha rigettato il ricorso di un PM, confermando che per il reato di cui all’art. 435 cp (attentato alla pubblica incolumità), la prova del dolo specifico richiede un accertamento sulla concreta potenzialità offensiva dell’ordigno. In assenza di tale indagine, il reato non è configurabile, anche se l’atto è avvenuto in un luogo sensibile. La mancanza di prova sulla pericolosità dell’esplosivo è un elemento insuperabile per dimostrare l’intento criminoso.

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Pubblicato il 25 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Art. 435 cp: L’Importanza della Prova sulla Pericolosità dell’Ordigno

Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale in materia di reati contro l’incolumità pubblica. Per configurare il delitto previsto dall’art. 435 cp, che punisce chiunque detenga materie esplodenti al fine di attentare alla pubblica incolumità, non basta compiere un gesto potenzialmente pericoloso in un luogo sensibile. È indispensabile che l’accusa fornisca la prova del cosiddetto ‘dolo specifico’, ovvero dell’intenzione mirata a mettere in pericolo la collettività. E tale prova, come chiarito dai giudici, dipende in modo imprescindibile da un accertamento tecnico sulla reale potenzialità offensiva dell’ordigno utilizzato.

Il caso: il lancio di una “bomba carta” e il diniego della misura cautelare

I fatti all’esame della Corte riguardano un giovane indagato per aver lanciato, in concorso con un’altra persona, un ordigno tipo ‘bomba carta’ vicino all’ingresso della Questura e della Prefettura di una città italiana. Grazie alle telecamere di sicurezza, gli investigatori erano riusciti a identificare uno dei responsabili.

La Procura aveva richiesto l’applicazione della misura cautelare degli arresti domiciliari, ipotizzando inizialmente il reato di tentata strage (art. 56 e 421 bis c.p.) e, in subordine, il delitto di cui all’art. 435 cp. Tuttavia, sia il Giudice per le indagini preliminari che il Tribunale del riesame avevano respinto la richiesta. Secondo i giudici di merito, non solo era incerta l’identificazione del complice, ma soprattutto mancavano gli elementi per configurare i reati contestati. In particolare, per l’art. 435 cp, si riteneva non provato il dolo specifico di attentare alla pubblica incolumità, data l’assenza di qualsiasi indagine sulla effettiva pericolosità e ‘micidialità’ dell’ordigno.

La questione giuridica sull’Art. 435 cp e il dolo specifico

Il Pubblico Ministero ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che i giudici di merito avessero errato nel ritenere non provato l’elemento soggettivo del reato. Secondo la tesi accusatoria, l’intenzione di attentare alla pubblica incolumità poteva essere desunta da altri elementi, come le circostanze di tempo e di luogo (il lancio notturno verso sedi istituzionali).

La questione giuridica centrale, quindi, era la seguente: per provare il dolo specifico richiesto dall’art. 435 cp, è sufficiente valutare il contesto dell’azione oppure è necessario un accertamento oggettivo sulla natura del mezzo utilizzato? La Corte di Cassazione è stata chiamata a definire il peso della prova tecnica sulla ‘micidialità’ di un esplosivo ai fini della configurabilità del reato.

La decisione della Cassazione: le motivazioni

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando le decisioni dei giudici di merito. Il Collegio ha chiarito che, sebbene il delitto previsto dall’art. 435 cp si configuri con la semplice detenzione di materie esplodenti qualificata dal fine di attentare alla pubblica incolumità, la prova di tale fine (il dolo specifico) non può prescindere da una valutazione del mezzo.

I giudici hanno affermato che la ‘micidialità’ e la potenzialità offensiva dell’ordigno sono elementi imprescindibili per valutare la sussistenza dell’intenzione criminosa. In altre parole, se non si sa quanto fosse realmente pericoloso l’oggetto lanciato, non si può logicamente dedurre che l’autore volesse attentare alla sicurezza pubblica. La natura del materiale è un ‘indice fattuale’ fondamentale.

Nel caso di specie, non essendo stato effettuato alcun accertamento tecnico sulla bomba carta, la Procura si trovava di fronte a una lacuna probatoria incolmabile. Il Tribunale, secondo la Cassazione, ha agito correttamente nel ritenere che altri elementi (come il luogo del lancio o l’ora) non potessero ‘sopperire’ a questa mancanza fondamentale. L’assenza di una prova oggettiva sulla pericolosità del mezzo rende impossibile qualsiasi sviluppo logico verso la dimostrazione del dolo specifico richiesto dalla norma.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

Questa sentenza ribadisce un principio di garanzia fondamentale: la responsabilità penale deve fondarsi su prove concrete e non su mere supposizioni. Per contestare reati gravi come quelli previsti dall’art. 435 cp, non è sufficiente indicare la natura ‘esplosiva’ di un gesto. L’accusa ha l’onere di dimostrare, attraverso accertamenti tecnici, che il mezzo utilizzato era oggettivamente idoneo a creare un pericolo per la pubblica incolumità.

Di conseguenza, le indagini relative a questi reati dovranno necessariamente includere perizie e analisi sugli ordigni sequestrati. Senza questi dati oggettivi, la prova del dolo specifico diventa estremamente difficile, se non impossibile, e l’azione criminosa rischia di essere derubricata a reati minori, come la contravvenzione per accensioni ed esplosioni pericolose (art. 703 c.p.), che non consentono l’applicazione di misure cautelari personali.

Per configurare il reato di cui all’art. 435 cod. pen. è sufficiente il lancio di un ordigno in un luogo pubblico?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha stabilito che è indispensabile provare il dolo specifico, ovvero l’intenzione di attentare alla pubblica incolumità. Questa prova dipende strettamente da un accertamento sulla reale potenzialità offensiva e sulla ‘micidialità’ dell’ordigno.

La mancata indagine sulla pericolosità di una ‘bomba carta’ può essere compensata da altri elementi, come il luogo del lancio (vicino a una Questura)?
No. Secondo la sentenza, l’accertamento sulla natura e sulla pericolosità dei mezzi usati è un elemento imprescindibile. In sua assenza, altri elementi come le circostanze di tempo e luogo sono irrilevanti e non possono sopperire a questa lacuna probatoria per dimostrare il dolo specifico richiesto dall’art. 435 cod. pen.

Il tentativo del reato di cui all’art. 421 bis cod. pen. (strage) è configurabile in un caso come questo?
La sentenza non si sofferma su questo punto perché il ricorrente non ha sviluppato censure specifiche. Tuttavia, le corti di merito avevano escluso la configurabilità del tentativo, ritenendo che, data la natura di reato di pericolo concreto, ammettere il tentativo arretrerebbe eccessivamente la soglia della punibilità.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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