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Art. 131-bis: quando la gravità esclude la tenuità

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso di un soggetto che chiedeva l’applicazione della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto (art. 131-bis c.p.) in relazione al reato di evasione. La Corte ha stabilito che la condotta non può considerarsi di lieve entità quando l’imputato, pur potendo, non ha richiesto l’autorizzazione al giudice per provvedere al proprio sostentamento, scegliendo invece di agire illecitamente. Tale comportamento, secondo i giudici, conferma la finalità di evasione e la significativa gravità del fatto.

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Pubblicato il 19 ottobre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Art. 131-bis e Reato di Evasione: La Gravità della Condotta Esclude la Non Punibilità

L’applicazione dell’art. 131-bis del codice penale, che introduce la causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, è spesso oggetto di dibattito giurisprudenziale. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti cruciali sul suo rapporto con il reato di evasione, stabilendo che la scelta deliberata di agire illecitamente, anziché seguire le vie legali, costituisce un indicatore della gravità della condotta, ostativo al riconoscimento del beneficio.

Il Caso: La Richiesta di Applicazione della Tenuità del Fatto

Il caso esaminato dalla Suprema Corte riguarda un ricorso presentato da un individuo condannato per il reato di evasione ai sensi dell’art. 385 c.p. La difesa del ricorrente sosteneva che la condotta dovesse essere considerata di particolare tenuità e, di conseguenza, non punibile in base all’art. 131-bis c.p. La tesi difensiva si basava sull’assunto che l’azione fosse stata commessa per provvedere al proprio sostentamento.

La Corte d’Appello, tuttavia, aveva già respinto questa argomentazione, sottolineando un aspetto fondamentale: l’imputato avrebbe potuto chiedere un’autorizzazione al giudice che aveva emesso la misura restrittiva. Non avendolo fatto, la sua condotta assumeva un carattere di gravità tale da escludere l’applicazione della norma sulla tenuità del fatto.

L’Analisi della Cassazione: la gravità della condotta e l’art. 131-bis

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile per aspecificità. I giudici hanno evidenziato che il ricorrente non si è confrontato criticamente con la motivazione della sentenza di secondo grado. Quest’ultima aveva correttamente individuato nel comportamento dell’imputato un carattere ostativo al riconoscimento della tenuità del fatto.

Il punto centrale della decisione risiede nella valutazione della condotta. La Corte ha ribadito che la possibilità di seguire una via lecita (richiedere l’autorizzazione) e la scelta consapevole di percorrere invece una via illecita sono elementi che pesano nella valutazione della gravità del reato. Questo comportamento non solo conferma la volontà di evadere, ma rende la condotta tutt’altro che lieve.

Le Motivazioni della Decisione

Le motivazioni della Corte si fondano su una logica stringente. L’applicazione dell’art. 131-bis c.p. richiede una valutazione complessiva del fatto, che include le modalità della condotta e l’intensità del dolo. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto che la scelta di non rivolgersi all’autorità giudiziaria per ottenere un permesso dimostrasse una chiara e deliberata volontà di sottrarsi al controllo e di operare illecitamente.

Secondo la Cassazione, il non aver richiesto l’autorizzazione induce a ritenere che l’agente stesse operando ‘ancora una volta, illecitamente’. Questo comportamento, oltre a confermare l’intento di evasione, qualifica la condotta come significativamente grave, impedendo di classificarla come un fatto di ‘particolare tenuità’. Di conseguenza, il ricorso è stato dichiarato inammissibile, con la condanna del ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una somma in favore della Cassa delle ammende.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza rafforza un principio importante: la valutazione della tenuità del fatto non è un mero esercizio aritmetico basato sulla pena edittale, ma un’analisi concreta della condotta. Per i reati come l’evasione, la presenza di alternative lecite a disposizione dell’agente diventa un fattore determinante. La scelta deliberata di infrangere la legge, quando si sarebbe potuto agire diversamente nel rispetto delle regole, è un chiaro indicatore di un’offesa non trascurabile. La decisione serve quindi da monito, sottolineando che l’accesso a benefici come l’art. 131-bis c.p. è precluso a chi dimostra, con le proprie azioni, una deliberata e non lieve opposizione ai precetti dell’ordinamento giuridico.

La causa di non punibilità per tenuità del fatto (art. 131-bis) è applicabile al reato di evasione?
Sì, in linea di principio, ma la sua applicazione dipende da una valutazione concreta della gravità della condotta. In questo caso specifico, è stata negata perché il comportamento dell’imputato è stato ritenuto tutt’altro che lieve.

Perché la condotta non è stata considerata di ‘particolare tenuità’?
Perché l’individuo aveva un’alternativa lecita: poteva chiedere l’autorizzazione al giudice per provvedere al proprio sostentamento. Scegliendo deliberatamente di non farlo e di agire illecitamente, ha dimostrato una significativa gravità nella sua condotta e una chiara finalità di evasione.

Cosa significa che il ricorso è stato dichiarato ‘inammissibile per aspecificità’?
Significa che il ricorrente non ha contestato in modo specifico e critico le ragioni su cui si basava la decisione della corte precedente. Di conseguenza, la Corte di Cassazione non ha esaminato il merito della questione e ha condannato il ricorrente al pagamento delle spese processuali e di una sanzione pecuniaria.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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