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Art. 131 bis: quando chiederlo per non punibilità

La Corte di Cassazione ha stabilito un importante principio sull’applicazione dell’art. 131 bis cod. pen., relativo alla non punibilità per particolare tenuità del fatto. Un imputato, condannato in primo grado a una pena pecuniaria per porto di oggetto atto a offendere, ha sollevato la questione per la prima volta nel ricorso in Cassazione. La Corte ha rigettato il ricorso, chiarendo che la richiesta di applicazione di tale istituto deve essere presentata nel corso del giudizio di merito. Non è possibile dedurla per la prima volta in sede di legittimità se la norma era già in vigore al momento del processo, poiché la sua valutazione richiede accertamenti di fatto propri del giudice di merito.

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Pubblicato il 4 novembre 2025 in Diritto Penale, Giurisprudenza Penale, Procedura Penale

Art. 131 bis: La Cassazione chiarisce quando chiedere la non punibilità

L’istituto della non punibilità per particolare tenuità del fatto, introdotto dall’art. 131 bis del codice penale, rappresenta uno strumento fondamentale per evitare una sanzione penale in casi di minima offensività. Tuttavia, la sua applicazione è subordinata a precise regole procedurali. Una recente sentenza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: la richiesta di applicazione di questa causa di non punibilità non può essere sollevata per la prima volta in sede di legittimità, ma deve essere formulata durante il giudizio di merito.

Il caso in esame: la condanna per porto di oggetto atto ad offendere

Il caso trae origine dalla condanna di un uomo da parte del Tribunale di Roma alla pena di 800 euro di ammenda per il reato previsto dall’art. 4, comma 2 della Legge 110/75. All’imputato veniva contestato il porto di un oggetto atto a offendere, nella specie un coltello “multifunzioni”. In primo grado, il giudice aveva riconosciuto le attenuanti generiche e la lieve entità del fatto, ma non aveva applicato la causa di non punibilità.

Il ricorso in Cassazione e la questione sull’Art. 131 bis

L’imputato, tramite il suo difensore, ha proposto appello, successivamente qualificato come ricorso per cassazione. L’unico motivo di doglianza era la mancata applicazione dell’art. 131 bis cod. pen. La difesa sosteneva che la minima lesività del fatto, già evidente dalla motivazione della sentenza di primo grado, avrebbe dovuto condurre al proscioglimento per particolare tenuità del fatto. Si evidenziava inoltre che l’oggetto era un coltello svizzero multifunzione, con lama ridotta, necessario all’imputato, soggetto incensurato e senza fissa dimora, per le sue esigenze quotidiane.

La questione giuridica fondamentale sottoposta alla Corte era quindi se la mancata applicazione di tale istituto potesse essere censurata per la prima volta nel giudizio di legittimità, pur non essendo stata oggetto di una specifica richiesta durante il processo di merito.

Le motivazioni della Corte di Cassazione sulla richiesta dell’Art. 131 bis

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso infondato, aderendo all’orientamento giurisprudenziale prevalente. I giudici hanno chiarito la distinzione fondamentale tra due scenari:

1. Norma entrata in vigore dopo la sentenza di merito: Le Sezioni Unite, nel 2016, hanno stabilito che se la sentenza di merito è stata pronunciata prima dell’entrata in vigore dell’art. 131 bis, la questione può essere sollevata e rilevata d’ufficio in Cassazione. In questo caso, infatti, la parte non ha avuto la possibilità di chiederne l’applicazione prima.

2. Norma già in vigore durante il giudizio di merito: Se, come nel caso di specie, l’art. 131 bis era già in vigore al momento della celebrazione del processo, la difesa ha l’onere di sollecitare il giudice di merito a pronunciarsi sulla sua applicabilità. Se non lo fa, non può sollevare la questione per la prima volta con il ricorso per cassazione.

La Corte ha sottolineato che la valutazione richiesta dall’art. 131 bis è intrinsecamente legata ad accertamenti di fatto (come la gravità del danno, il grado di colpevolezza, il comportamento dell’imputato) che sono di competenza esclusiva del giudice di merito. Il giudizio di Cassazione è un giudizio di legittimità, non di merito, e non può sostituirsi al tribunale o alla corte d’appello in queste valutazioni. Pertanto, la rilevabilità ex officio della causa di non punibilità è limitata alle sole fasi di merito.

Nel caso specifico, non risultava che la difesa avesse mai richiesto, neanche nelle conclusioni del processo di primo grado, l’applicazione dell’istituto. Di conseguenza, la doglianza è stata ritenuta inammissibile.

Conclusioni: un onere per la difesa

La sentenza consolida un principio di fondamentale importanza pratica per la difesa tecnica. Per poter beneficiare della causa di non punibilità per particolare tenuità del fatto, è indispensabile che la sua applicazione venga richiesta esplicitamente al giudice durante il processo di primo grado o, al più tardi, in appello. Attendere il giudizio di Cassazione significa precludersi questa possibilità. La decisione della Corte, rigettando il ricorso, serve da monito: la strategia processuale deve essere definita e attuata tempestivamente, poiché le omissioni nel giudizio di merito non possono, di regola, essere sanate in sede di legittimità.

È possibile chiedere l’applicazione dell’art. 131 bis per la prima volta in Cassazione?
No, secondo la sentenza in esame, se la norma era già in vigore durante il processo di merito (primo grado e appello), la questione non può essere sollevata per la prima volta in Cassazione. La richiesta deve essere formulata al giudice di merito.

Perché la Corte di Cassazione non può valutare nel merito la particolare tenuità del fatto?
Perché la valutazione della tenuità del fatto richiede accertamenti fattuali (come la gravità del danno o il pericolo, il grado di colpevolezza, ecc.) che sono di competenza esclusiva dei giudici di merito (Tribunale e Corte d’Appello). La Corte di Cassazione svolge un controllo di legittimità, ovvero sulla corretta applicazione della legge, non sui fatti.

Qual è la conseguenza per l’imputato se la difesa non richiede l’applicazione dell’art. 131 bis durante il processo di merito?
Se la difesa non sollecita il giudice di merito a pronunciarsi sull’applicazione dell’art. 131 bis, l’imputato perde la possibilità di far valere questa causa di non punibilità. Il mancato esame da parte del giudice di merito, in assenza di una specifica richiesta, non può essere censurato successivamente con un ricorso per cassazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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